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8^ parte - Le calamità del 1987 in Valtellina

CULTURA E SPETTACOLO - 28 04 2017 - Mèngu

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/porta poschiavina Tirano, alluvione 1987

Questo scritto, diviso in diverse puntate, è dedicato alle 53 vittime delle calamità che si abbatterono nell’estate dell’87 in Valtellina e ai giovani, perché non dimentichino il “male antico” della valle.

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Parte 1Parte 2Parte 3Parte 4Parte 5Parte 6, Parte 7

 

Da Ciappanico era venuta la conferma. Avevano telefonato a Torre S. Maria di scappare perché lassù avevano visto alcuni smottamenti; infatti se la piena del Torreggio non fosse stata prevista in tempo, nelle case spazzate via dalla furia dell’acqua presso la confluenza con il Mallero, vi sarebbero state certamente delle vittime.  

 

Il Mallero a Sondrio aveva trascinato enormi quantità di detriti che avevano fatto innalzare il livello dell’acqua nell’alveo lambendo gli argini. Intanto gli escavatori lavoravano in continuazione nell’alveo del Mallero per rimuovere la ghiaia. L’acqua era tracimata persino in piazza Garibaldi e aveva minacciato di abbattere gli argini e di inondare la parte vecchia della città. La gente della città vecchia e di Gombaro fu fatta evacuare e in piazza Garibaldi si era dovuto erigere una barriera di terra e sassi per evitare lo straripamento del fiume .

 

La furia del Mallero poi aveva fatto a pezzi la strada di accesso alla Valmalenco.

La piana di Sondrio era anch’essa allagata.

Sul versante Orobico il torrente Madrasco aveva portato enormi quantità di detriti e di legname franato dalla Valmadre e aveva invaso l’abitato di Fusine causando danni a molte case che, lesionate irrimediabilmente, dovettero poi essere abbattute. Persino il cimitero non fu risparmiato; il materiale ghiaioso aveva coperto con uno strato di vari metri strade e abitati.

La furia devastatrice era arrivata fino a Colorina.

 

Danni ingenti si erano avuti anche nel comune di Piateda  e di Faedo. Il torrente Venina aveva devastato la piana di Faedo e di Busteggia rendendo i verdi prati una desolata pietraia.

Il torrente Serio e il Paiosa, torrenti docili, insignificanti in tempi di normalità,  si erano ingrossati a dismisura e avevano trascinato a valle grandi quantità di legname a causa di smottamenti in quota recando gravi danni ad alcune case.

 

Anche sotto il bacino idroelettrico del Gaggio , a 1050 metri di altitudine, l’acqua aveva causato danni a zone boschive, a prati e aveva diroccato alcune case di vecchie frazioni.

La zona di Piateda era stato allagata e l’acqua aveva danneggiato gli abitati e la centrale idroelettrica della Sondel e quella di Boffetto dell’Enel .

Vi furono due morti in Val di Togno e uno a Caiolo.

 

Più su,  il torrente Val Fontana aveva in parte allagato l’abitato di Chiuro distruggendo il ponte sulla valle, invadendo la piana e la strada statale 38, interrompendo la ferrovia.

 

A Tirano l’Adda che aveva avuto una portata di 550 metri cubi al secondo aveva causato danni, ma  fortunatamente inferiori a quelli che si temevano. Per evitare lo straripamento dell’Adda in città si erano accumulati grandi quantità di pietrisco a lato del ponte principale e a quello del Foro Boario che era stato quasi semisommerso dall’acqua. I detriti trascinati nell’alveo del fiume avevano innalzato il livello dell’acqua che era defluita nella piana di Ganda e nella zona industriale della città allagandola .

In Tirano gli argini eretti ai tempi della dominazione austriaca avevano retto a dovere, solo a monte della città di Tirano vi erano stati degli smottamenti.

 

Preghiera e imprecazioni

Dai ponti, la gente sgomenta

e rassegnata

guarda lo scorrere tumultuoso

delle acque fangose.

Quei flutti schiumosi sono densi

di pena infinita,

quei tonfi di sassi

sono crepe nel cuore.

Più in là

i giovani imprecano

all’acqua assassina

e al cielo

che porta rovina.

Quei tonfi dei sassi

sono rabbia che scoppia.

 

La furia delle acque dell’Adda aveva eroso il ripido fianco sinistro della antica frana di Valchiosa. Su quel dosso morenico poggia l’antico abitato di Valchiosa e v’era grave pericolo di smottamento per alcuni fabbricati.

 

In val Poschiavo, il torrente Poschiavino, iniziando la sua corsa dal placido lago Bianco sul passo del Bernina, aveva distrutto alcune case del centro storico di Poschiavo. Era successo che una grossa frana si era staccata a monte dell’abitato di Poschiavo; l’enorme quantità di materiale morenico trascinato dall’acqua nel torrente aveva intasato il ponte sulla statale proprio all’imbocco del tranquillo paese. Il torrente aveva poi proseguito la sua corsa distruttrice tra le antiche e belle case della via da Spultri, la via da la Pesa, la via da Mèz . Dalla piazza comunale disastrata le acque si erano divise in altri impetuosi torrenti che si erano riversati  lungo la via dal Cunvent , la via da Poz , la via da Mèz , la via dal Pedriöl e la via Olimpia, fino ai Cortini. Un disastro per il bellissimo e antico borgo di Poschiavo. Poi, l’acqua del torrente Poschiavino aveva proseguito la sua corsa a valle allagando prati e campi gettandosi scura e piena d’arbusti nel lago di Poschiavo, rendendo le sue acque fangose e dense d’una poltiglia galleggiante. Per giorni e giorni si videro grandi quantità di tronchi galleggiare sul lago.

 

Che desolazione era vedere quel maleodorante invaso! Prima del disastro, nelle giornate senza vento, era uno stupendo lago che rifletteva l’immagine delle montagne.

Ma la corsa del torrente Poschiavino non era ancora finita.

 

Con il lago gonfio, il torrente iniziava di nuovo la sua corsa da Miralago passando tumultuoso a Brusio, Campascio, Zalende, Campocologno distruggendo argini e prati, trascinando enormi massi. La valanga d’acqua piena d’arbusti aveva poi incontrato, sommerso e distrutto le paratoie di regolazione dell’acqua sul Poschiavino a valle della dogana svizzera. L’acqua , bloccata nel suo corso dalle paratoie, era tracimata e aveva imboccato la statale distruggendo la dogana italiana e facendo a pezzi la strada. Poi, dopo un centinaio di metri, l’acqua si era gettata di nuovo nel suo naturale alveo , giungendo così a Madonna di Tirano.

 

Qui doveva però fare i conti con la Vergine della Folla di Madonna di Tirano , patrona della Valtellina. L’acqua girò al largo dalla Basilica  quel tanto da non arrecarle il minimo danno . Alcune decine di metri più a valle del piazzale della Basilica l’acqua però ebbe la sua rivincita. L’enorme massa di sassi trasportati dall’acqua aveva fatto, anche in questo caso, innalzare l’alveo del fiume. L’acqua era tracimata dagli argini e aveva recato danni alla “ Casa del Fanciullo”, poi aveva invaso la statale 38 per alcune centinaia di metri trasportando pietrame e allagando la zona del Rodun.

 

In quel giorno la gente stupita si era riunita sul piazzale della chiesa. Guardava e commentava il prodigio; la furia dell’acqua del torrente Poschiavino ancora una volta, come nei secoli passati, aveva rispettato il magnifico tempio della Madonna di Tirano.

Alcune centinaia di metri più a valle parecchi uomini  e soldati dell’esercito erano al lavoro con le ruspe.

 

Il ponte sulla statale 38 presso la località Ragno costituiva una grande minaccia per la piana di Villa di Tirano; era intasato di legname, di ghiaia e sassi e l’acqua del torrente Poschiavino già scorreva sulla statale.

 

Prontamente quegli uomini avevano scongiurato il disastro rimuovendo con degli escavatori e con grande pericolo la ghiaia che si era accumulata nell’alveo sotto il ponte.

L’acqua poté defluire e ricongiungersi con le acque dell’Adda in località Ganda. .

La piana di Villa fu così risparmiata e il Poschiavino non ebbe modo di riscoprire il suo vecchio alveo. L’antico ponte di Villa di Tirano non vide miracolosamente l’amica di un tempo.

 

A Lovero vi furono altri disastri.

L’Adda aveva distrutto il ponte di recente costruzione.

Più su, a Sondalo, v’ erano stati degli smottamenti e le acque avevano  invaso la parte bassa del paese causando gravi danni.

 

A Le Prese la strada statale 38 era interrotta fino alla località Ponte del Diavolo. Si era calcolato che la portata dell’Adda era stata di circa 450 metri cubi al secondo.

Non bastava!

 

(Continua... )

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