La pietra di confine spostata
CULTURA E SPETTACOLO - 10 05 2021 - Ezio (Méngu)
“‘l tèrman “ è la pietra di confine tra una proprietà e l’altra tra boschi, prati, campi, ecc . Generalmente è una pietra facilmente distinguibile dalle comuni pietre poiché doveva essere facilmente trovata. Poteva essere piatta, rettangolare, quadrata, a punta e in vari casi segnata con un colore. Erano pietre posate dai nostri avi e per questo intoccabili. Ma i furbetti ( balénghi ) ci sono sempre stati e i “ terman “ potevano viaggiare secondo gli interessi dei “ balòs “ e a sfavore dei “ marénda “ che non se ne avvedevano e perdevano pezzi di terreno. Nei diverbi per queste questioni, nella parlata comune dialettale , ho assistito ad un interscambio di parole vivaci ma neutrali nelle azioni, poiché il montanaro è buono d’animo e non bellicoso. Sotto riporto un repertorio di vocaboli al solo scopo di capire il loro significato se mai vi capitasse di sentirle. “Baléngu” Pü baléngu de chèl ilò ‘l gh’è ne mìga, l’a vendüü la pìscia de mül per bìra ( più strambo di quello non c’è nessuno, ha venduto la pipì di mulo per birra. ) “Balòs” Chèl balòs ‘l g’à vendüü ‘n tòr che l’usmàva pü li vàchi ( quel birbante gli ha venduto un toro che non annusava più le mucche. ) “Marenda “ Làsal pérd, ta vedèt mìga che l’è ‘n marenda . ( lascialo perdere non vedi che è una persona sciocca ) “Balabiùt “ L’è un grant balabiùt, ‘l g’à petàa dùu corèn ala so fèmna cun la so pü cara amìsa ( è un grande mascalzone, ha fatto due corna alla moglie con la sua più cara amica. ) “Carògn “ ‘L par ‘n um par bèe ma sut, sut, l’è ‘n carògn ( sembra un uomo per bene ma sotto sotto è una carogna.) “Ciavàdu” Te sèe ‘n ciavàdu, de ti me fìdi pü ( sei uno che frega gli altri, di te non mi fido più. ) “Rügamèrdi” Chèl ilò làsal bùi, L’è ‘n rügamèrdi che ‘l va ‘n cerca sempre de rùgni. ( Quello lascialo perdere . E’ un piantagrane che va sempre in cerca di rogne. ) “Margnàch “ Parla mìga cun chèl margnàch parchè l’è témp pers ( non parlare con quel tardo di mente perché è tempo perso. ) “Pìciu” L’è piciu parchè ‘l laura de matina a sìra sénsa guadagnà gnàa l’àqua chèl bèv ( E’ incavolato perché lavora da mattina a sera senza guadagnare nulla. ) Pietro era fuori dai gangheri. Doveva arare il suo campo quando gli parve che il suo confinante nell’arare il suo campo avesse spostato il confine a proprio vantaggio. Ricordò d’essersi seduto su una pietra, proprio posta in un ruscello dove l’acqua scorreva lenta e fresca di sorgiva e di aver messo i suoi piedi doloranti in acqua. Ricordò di avere disteso le gambe verso il campo adiacente il cui confine cadeva proprio sotto i suoi talloni . Si sedette di nuovo sul sasso del ruscello e allungò le gambe e esclamò :” “ porcu bòia, u ‘l ma sàa scürtàa li gàmbi u i màa ciavàa “. Amilcare, quel “ tambérlu “ , mio confinante “ ‘l ma rubàa méz metru de cunfin”. E’ un tipo che non mi piace . Due anni fa, per sbaglio, ho arato oltre la linea del mio confine per la larghezza di una scarpa e per miracolo nell’alterco non ci siamo uccisi.” Amilcare giurò che il giorno prima aveva arato il suo campo rispettando la distanza di confine, ma Pietro replicò che le pietre non si spostano da sole e tanto meno le acque di un ruscello. Era un ruscelletto limpido e tranquillo, senza rumori. Passarono alcuni giorni e i due confinanti tennero il muso lungo. Pietro e il suo cavallo erano presso il ruscello pensosi quando arrivò Battista con il trattore. Li vide immobili e disse : “Pietro, è dura la vita ? Io se nasco un’altra volta faccio il prete. Oggi fa un caldo boia e voglia di lavorare saltami addosso !Ti vedo pensoso e inquieto più del tuo cavallo. Cos’hai ?” Pietro rispose: “ Lasciami sbollire ! Sono qui che mi rosicchio il cervello. Forse tu puoi aiutarmi perché è una vita che bazzichi tra questi campi. Ti ricordi i confini del mio campo ? “ Rispose subito “ Come no ! Le pietre di confine di questi campi le ho in testa come chiodi di cantiere” . Cosa vuoi sapere? “ Pietro rispose : “ secondo te, questa pietra che delimita il confine con il mio vicino Amilcare è al suo posto giusto ?. “ Controllo subito “ rispose Battista. Un giro avanti e indietro del campo, poi quando giunse al ruscello esclamò “ Pietro, t’hanno preso per un “màrenda” ! T’hanno spostato il confine di un metro a vantaggio del campo di quel “ balabiùt “ di Amilcare . Cerca subito quel “ margnàch “ e fatti dare spiegazioni. Quello ha già arato il suo campo e se non intervieni la cosa sarà così per sempre.” Pietro corse da Amilcare e gli riferì la testimonianza di Battista. Battista era una persona credibile per tutti e una persona onesta. Amilcare sulle prime nicchiò poi disse bofonchiando a Pietro : “ Hai ragione ! Deve essere stato quel “ Carògn “ del mio cavallo Drago che con l’aratro l’ha rampinato e ha arato un pezzo del tuo campo. Non prendertela : in fondo ti ho arato, per tutta la lunghezza del tuo, mezzo metro di campo gratis.” Pietro non disse nulla ma pensò: ” Quel “ ciavàdu “ di Amilcare voleva fregarmi ancora parte della mia terra.” Amicare borbottò tra sé: “ Battista sarà anche una buona memoria storica ma è un gran “rügamerdi “ , è uno che si interessa delle cosa degli altri e fa scaturire discussioni. Cosa gli poteva interessare il confine di Pietro? Tanto lui non ci perdeva niente e io avrei guadagnato in terra. Alla prima occasione a quel “ piciu “ ricambierò il favore !” Ezio (Méngu)Vicende di gente di Montagna - La pietra di confine spostata.
(Ogni cuntadìn ‘l cunùs bée i söö cunfin)
La pietra di confine spostata
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