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Scene di altri tempi in “case di ringhiera“

CULTURA E SPETTACOLO - 18 01 2024 - Ezio  (Méngu)

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/“case di ringhiera

“T’accoppo! ”gridò Antonio con voce strozzata dall’ira. Luisa, la sua bella e giovane mogliettina, aveva trovato riparo nel bagno. Aveva serrato la porta a chiave, mentre il marito a pedate cercava di sfondare la porta.

 

Abitavano al terzo piano d’una casa popolare. Il misfatto era evidente, lampante. Le prove giacevano sul balcone della loro stanza matrimoniale. I reperti sospetti erano un paio di scarpe da uomo misura 44.  Più in là giacevano delle mutande colorate.  Antonio era infuriato con la moglie, al punto tale da strapparle il cuore se l’avesse avuta sotto le mani. Lui portava scarpe di misura 42. Le mutande colorate le aveva sempre odiate. Fin da ragazzo portava mutande bianche. Quelle sul loro balcone erano colorate e di cotone. Elementare Watson !Pensò: non sono mie. Pensava che sua moglie lo avesse tradito con qualcuno. Ecco il motivo della sua ira funesta e del perché ora cercava una mazza per sfondare la porta del bagno.

 

Ormai tutti gli inquilini del condominio avevano udito le urla. Alcuni curiosi erano sull’uscio del loro appartamento, altri nel cortile, altri sui terrazzi. Orsolina portinaia che faceva un poco da “ comare “ fece la mossa di chiamare i carabinieri, ma suo marito Osvaldo le cavò la cornetta del telefono dalle mani. Disse rabbioso:” ogni casa ha il suo baccano e in ogni casa c’è la sua rogna! Fatti i fatti tuoi, e lascia sbollire Antonio”.

 

Nulla da fare, la porta del bagno resisteva ai colpi furiosi di Antonio che dopo un poco si quietò. Andò nel terrazzo e raccolse le scarpe e le mutande usando delicatamente i ferri per la legna del caminetto. Poi con l’intento di svergognare la moglie innanzi a tutti mostrò i reperti ai curiosi e disse “ Avete visto per caso entrare qualcuno, questa mattina, in casa mia, nella mia stanza matrimoniale ?  Ho trovato sul balcone queste scarpe e queste mutande, sapete forse di chi sono? “ Muti, tutti muti furono. Parlò solo Giacomino, suo amico “fraterno”, ma che da tempo faceva l’occhiolino alla moglie di Antonio e lei ricambiava con sorrisi e ammiccamenti. Giacomino abitava nell’appartamento sopra, al quarto piano, con la sua anziana moglie  Carla, sciancata da una brutta artrosi non curata. Quando Giacomino vide i reperti incriminati disse: “ecco dove sono finite le mie scarpe e le mie mutande . Tutta colpa del violento nubifragio di ieri sera. Con quel vento sono volate via tutte le cose dai balconi”. Lo sentì sua moglie Carla, che con le altre amiche, stava seguendo la vicenda con curiosità interessata, e diventò livida in volto.

 

Apriti cielo! Disse: “Giacomino, sali un momentino con me in casa che ti devo dire due paroline! “. Dopo un poco al quarto piano si udì un pandemonio. Forse più forte di quello che era successo nella casa di Antonio. Quella sera nei due appartamenti vi fu grande scompiglio: rumore di piatti infranti e di sedie rotte. L’Orsolina, la portinaia, tentò a notte tarda di chiamare i carabinieri, ma suo marito ancora una volta le disse. “ Lascia perdere ! Fatti i fatti tuoi. In ogni casa c’è la sua rogna”. Al mattino Orsolina chiese a Luisa cosa avesse per camminare zoppa. Lei rispose: “ Artrosi, è cambiamento di stagione “. Nel pomeriggio vide Giacomino con un cerotto in testa e gli chiese cosa fosse successo. Lui rispose: “ mi è caduta una tegola male sistemata sul tetto!”  Per alcuni giorni non si parlò d’altro, ma puoi tutto si quietò.

 

Ezio  (Méngu)

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