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Rughe del viso e dell’anima

CULTURA E SPETTACOLO - 16 03 2018 - Méngu

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Ciao Carlo, ciao Ezio. Ecco le prime parole che ci siamo scambiati dopo quasi quarant’anni che non ci vedevamo. Dopo un lungo abbraccio ci siamo guardati in faccia. Come me, l’amico Carlo si è abbandonato per alcuni secondi in un silenzio affettuoso e malinconico. Complice i nostri occhi .

 

La nostra mente ha ricordato i nostri visi da giovani dove le “fossette “ sulle guance apparivano solo nei nostri larghi sorrisi, negli ammiccamenti per le nostre amiche e nello sghignazzare dopo larghe bevute di vino . Il nostro viso allora era pulito e liscio come il viso della Madonna della statua della pietà di Michelangelo. Come stai chiesi a Carlo. Lui mi rispose con un sorriso delicato e illuminato dai suoi capelli bianchi: “Ma si, la va e tu?. “ E’ così anche pe me: “La va, sono nonno quattro volte di quattro femmine e tu? . Lui mi rispose con un sussurro che non lasciava dubbio alla sua solitudine: “ Vivo solo“.

 

Non parlammo per alcuni secondi. Lui abbassò lo sguardo e io ebbi modo di scrutagli di nuovo il suo volto. Quante rughe aveva il suo viso, così delicato e sereno da giovane. Probabilmente gli affanni della vita lo avevano devastato. Il suo stato di salute, i suoi dolori avevano segnato il suo stato psicofisico. Ricordo che alcuni anni fa ebbi modo di partecipare ad un convegno in cui si parlava di salute del corpo e dell’anima. Il relatore aveva citato alcune culture orientali e aveva collegato la sofferenza interiore. Le rughe, secondo la sua filosofia orientale, affiorano sulla pelle del nostro corpo con l’invecchiamento dei nostri organi, ma sono anche uno sfogo della sofferenza interiore dell’uomo.

 

L’amico mio aveva il viso pieno di rughe lunghe, profonde che nemmeno il suo sorriso malinconico attenuava. Dopo questo scrutarci vicendevolmente abbiamo iniziato a parlare dei nostri tempi giovanili. Ci siamo immersi in un mondo pieno di felicità interiore quando abbiamo ricordato che da studenti squattrinati ci rifugiavamo per ore e ore in un bar del centro di Bergamo per sentire le canzoni che i clienti sceglievano, buttando le monetine nel Juke-box. Avevamo cinquanta lire in tasca in due, e per entrare in quel bar occorreva almeno “ consumare “ un caffe. Cosi lo ordinavamo e lo consumavamo metà ciascuno. Pochi soldi, ma tanta felicità e spensieratezza nelle piccole cose e nella musica di Caterina Caselli e di Rita Pavone.

 

Abbiamo parlato per ore e, stranamente al nostro distacco per salutarci, guardandoci in viso, tante rughe erano scomparse, il nostro viso era disteso come dopo un potente trattamento di bellezza. Ho pensato: “Ecco la felicità toglie le rughe del viso e dell’anima“. Una lacrima è scaturita nei nostri occhi quando ci siamo lasciati. Quella lacrima ha brillato più di una stella in cielo e ha pulito le nostre sofferenze ricordando il grande valore dell’Amicizia che da gioventù è pura come un diamante da tenere prezioso in ogni tempo e in ogni luogo, specie nei cuori di un vecchio.

 

Méngu

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