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La profezia secondo Giuanìn: "E il gallo cantò la terza volta… ”

CULTURA E SPETTACOLO - 20 05 2021 - Ezio (Méngu)

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/L ‘ombra di Gianìn “ Pruféta dei calesìn “ in quel di Ronco
L ‘ombra di Gianìn “Pruféta dei calesìn“ in quel di Ronco

Il profeta è un uomo scelto tra il popolo ed è in grado di prevedere ciò che succederà in futuro. Ben sappiamo che “in vino veritas “ emergono prepotenti le cose più inconsce e così fu per Giuanìn che profetizzò come leggerete. E il Gallo… cantò la terza volta.

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La profezia secondo Giuanìn: "E il gallo cantò la terza volta… ”

Profetizzare è una virtù che pochi possiedono. Ben lo sapeva Giuanìn , detto anche “ ‘l pruféta dei calesìn “ e a ragione poiché normalmente i “calesìn” non li allontanava mai da sé ma li avvicinava con ogni scusa possibile con l’intento di tracannarli. I calici li beveva non con avidità d’arsura , ma con sacralità e eleganza l’un dietro l’altro, augurando ogni bene ai compagni e come ringraziamento a quelli della bettola profetizzava gli eventi futuri tiranesi. Il suo “ profetizzare “ cominciava quando aveva l’occhio languido, la bocca flaccida e la parola a strascico e generalmente questo accadeva quando i calici tracannati raggiungevano il numero dovuto che erano normalmente di tredici. Giuanìn profetizzava che era un piacere sentirlo. Racconto una sua profezia che una parte si è già avverata e l'altra si avvererà. Era il giorno di ferragosto del 1956. Tutto andava bene e in quel di Ronco non mancava il vino fresco di” cantinin” . Giuanìn si era fatto preparare da mia nonna sul bancone nel piazzale dell’osteria, all’ombra dei grandi tigli, le 13 coppe di vino, quelle di rito per profetizzare. Erano allineate e distanziate sul pianale del tavolo in modo perfetto come soldati della Wehrmacht . Gli uditori erano molti intorno al tavolo e “l’ava” per farli star seduti ad ascoltare le profezie di Giuanìn aveva preparato un gran numero di ceppi di larice per farli sedere e ascoltare “ ìl pruféta dei calesìn“.

 

Giuanin bevve come da rito alcolico profetico le prime dodici coppe di vino, alla tredicesime chiamò di nuovo mia nonna e fieramente le disse “ Vérgina, me sénti amò a sèch , per piasè pòrtum ‘n pestùn de dùu litri “. Dopo aver bevuto i due litri di vino i sui occhi si fecero languidi, la bocca flaccida, la parola a strascico. Saltò come un grillo a piè pari sul pianale del tavolo, poi si eresse dritto come una marmotta allarmata e disse: “ Gente di montagna udite e non fiatate. Ho conosciuto tre Sindaci della mia città. Il primo è stato Bernardino Mazza (1946-1949 ) . Il secondo è Balilla Pinchetti (1949- 1951) letterato, poeta e antifascista, lo ricordo per i suoi discorsi presso il monumento dei caduti  in Tirano e per le sue raccolte poetiche. La città di Tirano fu riconoscente intitolando a suo nome un Istituto Tecnico. Il terzo Ermenegildo Cattaneo (1951- 1956) , severo, alto e magro lo ricordo con affetto. Fuori della sua bottega di tessuti in Tirano, mentre noi ragazzi andavamo a scuola, a campione ci fermava chiedendo se avevamo studiato. Sono stati tutti bravi sindaci anche se la gente di Tirano, giustamente da montanari è un poco “ sufistéga” e ha sempre da ridire anche per una fetta di brodo. Uno di voi mi ha chiesto quali altri sindaci hanno da venire in Tirano prima del 2026”. Giaunin diede ancora tre poderosi sorsi di vino dal grosso boccale, poi emise un gran rutto da far tremare le foglie dei tigli.

 

Era la sua tredicesima coppa che versava nello stomaco. Si stese sul tavolo a pancia in su guardando il cielo e così profetizzò :” D’ora in poi vi sarà un tempo in cui, per la metà di quel tempo, reggeranno la “ cadréga ” cinque sindaci uomini, ma nessuna donna. I nomi sono Benedetto, Andrea , Aldo, Lorenzo detto il Grande e Flavio. Questo tempo sarà detto “ della grande quiete” dove il sindaco regnerà sui suoi cittadini con grande amabilità. L’altra metà del tempo, e per la sua metà, sarà di grande tribolazione e vi saranno tre sindaci. Il primo ha il nome di un fiume che bagna Israele, il secondo ha lo “scutüm” del pennuto che le Chiese Riformate hanno sul colmo dei loro campanili. Il terzo porta il nome dell’arma da taglio con cui Pietro tagliò l’orecchio destro al servo del Sommo sacerdote nell’orto dei Getsemani. Sotto il primo, quello del nome del fiume che bagna Israele, nascerà una grande diatriba tra il popolo. Un Drago dalle tredici corna innalzerà numerosi campanili d’acciaio e la bella Tirano sarà circondata da una corona di spine iniqua per un tempo molto lungo. Sotto il secondo, quello del segno del Gallo , nascerà la “ Causa Santa della Tangenziale di Tirano. ” La causa sarà portata “ cùma ‘na bandéra “ in ogni luogo facendola conoscere fin nella Città Eterna, ma dopo un poco sarà dimenticata per opera del Drago delle tredici corna e le carte giaceranno in un cassetto. Sotto il terzo, quello del segno del Gladio, potente arma da taglio, trarrà le carte ingiallite dal cassetto vincendo il Drago dopo un pianto scrosciante e un lungo peregrinare di carte e di bolli nella Città Eterna e finalmente vedrà la luce il suo progetto e sarà osannato a furore di popolo per una metà di un tempo e quel tempo finirà. Ed ecco che arriva l’altra metà del tempo.

 

E’ un tempo gioioso e di grande esultazione e esaltazione. Sui cieli di Tirano appare il segno issato sulla cima dei campanili delle chiese protestanti. Ha una zampa sul monte Masuccio e l’altra sul Monte Padrio. Il portatore di quel segno sarà invocato a gran voce dai tiranesi perché già conosciuto. Esso “nicchierà e sbufferà,” ma alla fine accetterà la sfida d’essere “Primo cittadino “ però senza le galline portatrici di “ gulazzamént e grant strèss “ . Ecco, è lui ! E’ il gallo ! E’ stato richiamato e il popolo l’ha consacrato come si consacra un oracolo. In questo ultimo tempo la Tangenziale di Tirano sarà completata sotto il segno del Gallo. Il pennuto con un colpo di becco taglierà il nastro inaugurale della Tangenziale. Ecco, meraviglie delle meraviglie ! Vedo un uomo ormai vecchio, dalla schiena curva e dal passo incerto che porterà il Sindaco in spalla per 7 metri di stradone nuovo per rendergli “ unùr al mérit “ . Poi il vecchio stramazzerà al suolo dicendo. “ Lascia o sciur Sindàch pennuto che io me ne vada , poiché i miei occhi hanno visto quello che hanno sognato per 45 anni i Tiranesi “ . Ed ecco che ci saranno miriadi di miriadi di politici che grideranno nei megafoni “ il merito è mio, Tiranesi siate solo a me riconoscenti”. Ma il Pennuto furioso con un colpo d’ala li zittirà dicendo: “ E’ fatta, la tangenziale è fatta, ora la città sarà un giardino e un fiume di latte e miele scorrerà sul maestoso Viale di Madonna di Tirano, Di Tirano farò una città splendente, dove Trivigno sarà da tutti chiamata conca di Paradiso e le sue stelle saranno Roncaiola, Baruffini, Cologna che diverranno suo firmamento” . Lo dico con il braccio teso, l’ho detto e lo farò!“.

 

A questo punto Giuanìn, di scatto si alzò in piedi sul pianale del tavolo tutto tremante e sudato, si guardò intorno come se tornasse dagli inferi. Ebbe sete e chiese ancora del vino, ma mia nonna non gliene portò poiché aveva già profetizzato abbastanza e la sua parcella profetica era già stata pagata con il vino del “ mazzacavàl frésch de cantinin de Runch “ .

 

Ezio (Méngu)

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