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Bar e ristoranti, luogo di aggregazione e di cultura?

CULTURA E SPETTACOLO - 29 01 2018 - Méngu

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E’ indispensabile una premessa : l’aggregazione della materia è quel particolare fenomeno fisico universale che associa diverse molecole. E’ una legge fondamentale della natura che si presenta in tre diversi stati: solido come le rocce, liquido come l’acqua e gassoso come l’aria.

 

L’aggregazione può però valere anche per le cose immateriali quali il nostro spirito che si aggrega con quello delle altre persone? Forse sì. Lo si deduce osservando alcuni bar affollati, mentre altri, pur essendo eleganti e accoglienti, sono desolatamente vuoti. Cosa succede? Succede che la gente richiama gente, cioè vale anche per questo caso il principio di aggregazione. Una persona entra in un bar o in un ristorante, a quella se ne unisce un’ altra, una terza, e un’altra ancora sino a formare un gruppo e quel gruppo di persone danno vita al locale con la loro presenza, la loro voce, le loro espressioni, i loro atteggiamenti, il loro “essere energia”.

Quando una persona passa dall’esterno, vedendo quell’animazione di gente, ne è attratta. L’energia attrae energia, è un po’ come, per la legge di gravità, che un corpo influenza l’altro. O se volete, è un poco come una lampara che attrae le falene.

 

Allora mi chiedo se i bar oltre a rendere il servizio per cui sono nati possono diventare punti di aggregazione anche culturale. Penso di sì. Direi proprio di sì e c’è da augurarselo. Sono i cosi detti “caffè letterari“ tanto amati e frequentati nel passato da poeti, scrittori, letterati, scienziati, artisti, politici, sognatori e via dicendo. Insomma quei luoghi di ritrovo facevano vivere una vita di aggregazione con intensi scambi culturali bevendo un buon tè o magari assistendo a una mostra di scultura, pittura, o sentendo buona musica. Non è una novità se anche in questi tempi i proprietari di bar e di alcuni ristoranti instaurano un rapporto previlegiato con l’arte, la musica, la pittura, ecc., traendo per loro stessi un vantaggio economico e culturale per i propri clienti.

 

Però non è sempre così. Capita di vedere bar affollati di ragazzi e ragazze che siedono in gruppo intorno ad un tavolo silenti ma impegnati con il loro telefonino. Sembrano automi, assenti con il loro vicino e, in modo continuo, con la mano accarezzano il video dello smartphone facendo scorrere fotografie, messaggini e chi sa quale notizia . Ogni tanto ridono, ma il loro ridere non è per il ragazzo o la ragazza accanto, ma per un'immagine, una voce, o un messaggio che viene da lontano. Provo sgomento innanzi a questo teatrino del muto, dell’assenza del colloquio personale con il vicino. Questo sistema di comunicazione e di vita forse si ripete anche in famiglia, quando le uniche parole scambiate tra genitori e il figlio/a con il telefonino tra le mani e l’auricolare nelle orecchie sono: “Ciao, è pronto da mangiare?” o “Stasera torno tardi, sono al solito bar, buona notte!”.

 

Méngu

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