Lo slalom sul Viale Italia
CRONACA - 18 05 2020 - Ezio (Méngu)
La mia passeggiata giornaliera di solito la faccio con la testa bassa, non certo per cercar portafogli persi per strada, ma perché ho la vista debole e guardo bene dove metto i piedi quando cammino. Ecco perché quando posso, cammino lento e in linea retta. Questa mattina, 16 maggio alle ore 9,30 sul viale destro orografico di Madonna di Tirano , la mia passeggiata è stata a dir poco inconsueta. Chi mi incontrava, e in quell’ora erano persone perlopiù anziane, facevano ampie volute destrorse o sinistrorse come se fossero impegnati in uno speciale slalom. Il paletto ambulante da schivare ero io o forse loro lo erano per me. Avevo la mascherina del tipo chirurgico a filo d’occhi che mi copriva , naso, gola e il pomo di Adamo. Ho notato però che tutti quelli che incontravo, e ripeto erano persone perlopiù su d’età e con borsoni della spesa, avevano un sacro timore, io credo, d’essere contagiati. Ho avuto l’impressione d’essere un untore e in verità qualcosa di reciproco l’ho pensato anch’io. Il tremendo sospetto ormai veleggia nell’aria, solo i giovani ne sono esenti. Loro sono spensierati, con la mascherina di traverso sul viso per poter dire che loro sono a norma. Alcuni hanno la sigaretta in bocca, altri la bottiglia della birra in mano, probabilmente pensano che il virus li schiva e attacca solo i vecchi e i malmessi di salute. “ Meglio vivere un giorno da leoni che cento da pecora “ ha detto un signore dei miei tempi. Ma ora i vecchi non la pensano così e si schivano l’un l’altro, magari con sospetto reciproco. Chi ha dimenticato le benedette giornate in cui gli incontri donavano un sorriso e una stretta di mano e non un colpo di gomito? Ora il “fato” ci ha anche negato, a noi maschietti, il viso d’una bella donna. Noi tiranesi non siamo arabi e la mascherina ci dà fastidio e un senso di distacco che più non si può “. Che tristezza è stata la mia prima passeggiata tra la gente del Viale Italia dopo due mesi e più di clausura! Confesso da vecchio alpino che avrei passeggiato più volentieri in un campo minato che su quel viale a noi sempre stato così caro. Ma ciò che mi ha atterrito è stato incontrare una anziana e brava professoressa conosciuta da me e da molti tiranesi. Avanzava lenta , pensosa, con una mascherina sul viso che le dava una aria truce. Sembrava andasse al patibolo. Il mio passo era in senso contrario e lento. come lei ero sopra pensiero e confabulavo tra me : “ Coronavirus di m…. ellata ! Tutto sembra cambiato, tutti se ne vanno in giro frettolosi con borse cariche di cibo e sembra che ognuno pensi per sé. Chi ti conosce più con quello straccio sul viso e con una fretta di tornare sano e salvo nel tuo buco ? “ Incrocio l’anziana professoressa pensosa. Lei senza alzare il viso intravede la mia sagoma poi, traendo una impensata energia dal suo corpo, affretta due balzi a sghimbescio e a lato e tira dritto. La vedo, la riconosco e dopo alcuni metri di distanza le grido : “ buongiorno signora “ . Lei prosegue lenta. Sento un borbottio. Probabilmente mi ha scambiato la cortesia del saluto, ma la maschera ha attenuato e confuso i suoni. Proseguo e aspetto il mio turno fuori dell’ingresso d’una bottega. Faccio la spesa poi vado a casa non troppo felice. Pensandoci bene, ai miei tempi, quando qualcosa andava di traverso si diceva “ Piove, governo ladro “ , ora non più perché il governo sembra non aver colpa. La colpa la diamo tutta al coronavirus o no? Ezio (Méngu) Riporto una bella poesia dialettale di Andreina Bellesini che descrive un viale Italia allora da sogno e dove si poteva “ brasciàs sü e das ‘n basìn d’amùr”. Tùrni ‘ndrée süi pass che u facc ‘n dèl Viàl Italia tancc agn fa, quàndu ‘ndàvi ‘n Basìlica a pregà. Regòrdi che per la ricürénza de l’appariziùn de Maria S.ma al Beàtu Mariu sa diséva ‘na mèsa de uraziùn par preparàs àla fèsta. Al vintinöf de setémbri àli cinch dèla matìna, sa sentìva la meludìa dèli campàni che li sunàva a fèsta prìma e dòpu la mèsa. Fo rée al Viàl Italia custegiàa da maestùsi piànti de piòp, la gént de Tiràn e d’intùrni, tucc festùs sùta ‘n bèl ciél upàl, i curéva sül viàl par rüa ‘n témp a ciapà post int ‘n Basìlica davànti a l’altàr e cun féde a pregà la Madòna. Setant’agn fa ‘l Viàl Italia l’éra poch muvimentàa nèli afùsi sìri estìvi, rinfrescàdi da l’ària ventùsa dèli maestùsi piànti, i tiranés par sentì ‘n pòo de frèsch i pasegiàva sü ‘n dèl viàl. Par la gént l’éra ‘n sìtu de trüàs a cüntàla sentàa giù ‘n dèli banchi u sü ‘n di mür de cìnta di pràa e di camp. I giuinòt rumàntich de quìi témp quàndu nèi so cör ‘l fiurìva l’amùr, sùta brasch i rüàva ànca lur sül Viàl Italia par gudés la lüna argentàda che silenziùsa e rümàntica la ga ufrìva l’umbrìa dèli piànti par brasciàs sü e das ‘n basìn d’amùr Andreina 1999Il Viale Italia a Tirano
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