MENU

Ivan Bormolini: vent'anni di redazione

CRONACA - 07 01 2021 - Marco Travaglia

CONDIVIDI

/Ivan Bormolini

(Di Marco Travaglia) Ci sono traguardi importanti che ognuno di noi raggiunge, mete che all'inizio possono sembrare impensabili: esperienze, conoscenze, studio, momenti di vita ed anche tanta passione.

Qualche tempo fa, in un pranzo di redazione, l'amico e collaboratore Ivan Bormolini mi aveva detto che vent'anni fa come oggi usciva sul mensile “Tirano & Dintorni” il suo primo pezzo. E così mi è sembrato bello dedicargli un'intervista in questa sorta di compleanno in cui desidero che Ivan si racconti e narri una grande parentesi non solo di giornalismo, ma di tanti aspetti di vita locale che nel tempo ha scritto nel suo spaziare in tanti argomenti.

 

Semplicemente, Ivan, partiamo dagli inizi...

Sin da ragazzo ho sempre seguito la stampa locale, i Tiranesi di Giancarlo Berandi per primi, Il Corriere della Valtellina e Centro Valle, apprezzando in quest'ultimo caso le grandi firme di Alberto Frizziero e del compianto Arnaldo Bortolotti.

Da quelle letture era nata la voglia di scrivere, ma il tutto lo vedevo come un piccolo sogno destinato a rimanere chiuso nel cassetto.

Poi casualmente in una sera estiva di ormai ventuno anni fa, ero seduto in un bar tiranese con mia moglie ed un'amica questo desiderio è uscito nei discorsi. Era stata l'amica Monica a spronarmi e a mettermi in contatto con l'allora editore e direttore di “Tirano & Dintorni” Fulvio Schiano che aveva preso in mano le redini o meglio la grande continuità del giornalismo tiranese che affonda le sue origini nel tardo Ottocento.

Sin dalla prima uscita di quel mensile, che aveva inizialmente il classico formato degli storici giornali “Tiranesi”, avevo apprezzato il lavoro di quella redazione composta oltre che da Fulvio anche da firme importanti quali quelle di Saveria Masa, Rino Ceft, Ezio Maifrè e Andrea Gusmeroli. Certamente non scordo nemmeno la figura di Pietro Maletti che aveva un ruolo chiave in quella che definisco una bella pagina di storia editoriale tiranese.

 

Vai avanti...

Era stata sufficiente una telefonata di Fulvio e qualche incontro iniziare a collaborare con la redazione proprio con l'inizio del 2001. Quel periodo costituiva un momento di innovazione per il giornale e per l'Associazione Culturale l'Agorà. Proprio con il primo numero del gennaio 2001, Tirano & Dintorni usciva in un nuovo formato, una novità accattivante, a colori e quindi anche più ricca di contenuti che spaziavano in vari ambiti.

Io da pivellino, ero entrato a far parte di quel mondo con una prima intervista a monsignor Tullio Viviani sul modo di vivere la fede da parte delle famiglie tiranesi.

Da quel momento era necessario che con la guida di Fulvio, che definisco ancor oggi il mio maestro di giornalismo, era importante che io assumessi un ruolo ben delineato nella redazione che si doveva tradurre in articoli dedicati ad una particolare tematica.

 

Qual'era stata?

Rino Ceft aveva abbandonato la redazione dopo aver scritto alcuni e dettagliati articoli sull'economia ed il commercio tiranese. Avendoli letti mi ero reso conto che su quel mensile la sua firma mancava, ma soprattutto veniva meno un percorso da lui egregiamente iniziato e così in accordo con Fulvio che mi seguiva costantemente insegnandomi tanti piccoli e grandi trucchi del mestiere mi ero imbarcato nel fare interviste al mondo dell'imprenditoria tiranese.

Era stato quello un lungo cammino, un bel viaggio tra le realtà produttive ed artigianali tiranesi, insomma avevo rotto il ghiaccio e si era deciso di aprire un'altra rubrica dedicata alle nuove aperture commerciali della zona del tiranese. Devo dire la verità senza alcun vanto, già in quegli anni avevo scritto molto grazie anche alla disponibilità di proprietari o dirigenti del mondo produttivo che mi avevano concesso parte del loro prezioso tempo per rispondere alle mie domande.

 

Leggevo quel giornale ben prima della mia iniziativa di fondare Intorno Tirano: nel tempo hai spaziato anche in nuove rubriche, parlaci anche di questo...

Sì è vero, la bella sintonia venutasi a creare in redazione, aveva fatto nascere la rubrica “Andar per vie”. Si trattava di ricercare il perchè nella toponomastica tiranese le nostre vie erano state dedicate a questo o a quel personaggio. Ne era uscita una bella collana che poi nella mia prima collaborazione con te era proseguita con il titolo “Le nostre vie”. Ad oggi ho un rammarico, quello di non aver portato completamente a termine quel gran lavoro.

 

E poi la chiusura di Tirano & Dintorni: come hai vissuto quel momento?

Ma vedi Marco, inizialmente ho visto personalmente il tutto, come una parentesi che si chiudeva senza la possibilità di poterne aprire un'altra.

Devo però essere sincero, nell'ultimo periodo di direzione del giornale affidato alla giornalista Cristina Culanti, ho tratto da lei e dalla sua esperienza ulteriori insegnamenti. Prova ne era stata che nel giugno e luglio del 2007, dopo tante discussioni, confronti e ricerca di materiale, io e Cristina, con altri amici, avevamo deciso una sorta di azzardo editoriale.

Dare alle stampe, due numeri praticamente monotematici e dedicati al ventennale dell'alluvione del 1987.

Ne era uscito un lavoro unico, ricco e carico di ricordi. Era stata per me una soddisfazione vedere nelle vetrine delle edicole quei due mensili messi in mostra come se gli stessi non fossero un giornale, ma un libro intriso di testimonianze di una grave pagina di storia valtellinese recente.

 

E poi?

Il dopo è presto raccontato: nei mesi successivi ero stato contattato con altri redattori da Antonio Platz, direttore de “Il Grigione Italiano” e dai titolari della Tipografia Menghini di Poschiavo.

L'idea era quella di dar vita ad un nuovo mensile tiranese.

L'iniziativa mi era da subito piaciuta e nel giro di poco tempo grazie anche alla collaborazione di Arnaldo Bortolotti, era nata una nuova redazione, costituita da vari collaboratori e guidata da Antonio Platz. Nasceva così “Il Tiranese senza Confini”, un giornale mensile che mi ha visto ampliare i miei orizzonti. Spronato dall'amico e direttore Antonio, il mio secondo maestro di giornalismo al quale devo molto, ho iniziato a scrivere e ricercare dando così vita ad articoli inerenti alla storia e all'arte tiranese. In quella lunga parentesi, prima della sofferta decisione di chiudere anche quel giornale, non posso non ricordare anche la stretta collaborazione con la giornalista Michela Nava. Sotto la sua guida avevo scritto i miei primi editoriali e di seguito con alcune interviste, mi ero occupato di alcuni fatti riguardanti la politica tiranese e provinciale. E poi....? Dopo la chiusura de “Il Tiranese senza Confini”, grazie alla tua disponibilità sono rientrato nella tua redazione, dopo averla lasciata qualche anno prima per motivi di tempo a disposizione.

 

Oggi, oltre agli editoriali che spaziano in vari temi della vita tiranese e non solo, dedichi molti articoli settimanali alla storia e all'arte, senza dimenticare la pubblicazione dei due volumetti: “Il piccolo romanzetto tiranese” nel 2018 e “Il nuovo piccolo romanzetto tiranese” durante l'anno appena passato. Oltre a questi hai ideato altre iniziative editoriali. Qualcuno ti definisce storico, altri l'ultima memoria storica tiranese: tu come ti vedi?

Sono convinto che gli storici siano stati e sono ben altri, illustri personaggi che hanno scritto e ricercato fornendoci preziose pubblicazioni dalle quali prendo semplicemente grandi spunti per scrivere le rubriche. Direi che essere definito come l'ultima memoria storica tiranese sia davvero un onore che non mi appartiene: sono un semplice appassionato, mi piace scavare nel passato e condividere con i lettori queste mie piccole ricerche.

 

Vent'anni sono davvero tanti: tra le varie interviste che hai fatto quali ricordi in particolar modo?

Partiamo dalla più negativa: negli ultimi tempi di collaborazione con “Tirano & Dintorni”, avevo seguito la situazione in cui versava la nostra Cartiera. Con l'ultimo direttore dello stabilimento, Marcello Saligari, si erano approfondi tutti i motivi che in quell'epoca avevano generato la crisi dell'azienda. L'ultima intervista a Saligari, uscita sul numero zero del nuovo mensile “Il Tiranese senza Confini”, è stata davvero difficile, ormai le fasi che avrebbero portato alla definitiva chiusura erano in atto ed alla fine di maggio del 2008, si scriveva una triste pagina di storia economica tiranese. In tema economico negli anni successivi, quando la crisi era nel suo pieno avevo dato voce ad alcuni imprenditori locali, ti posso assicurare che mettere nero su bianco le loro preoccupazioni non era stato facile.

Di belle e piacevoli ce ne sono state tante, due in particolare le ricordo non tanto per il successo che hanno avuto ma per il messaggio che hanno trasmesso. Era quello il periodo in cui le campagne di sensibilizzazione per la prevenzione contro i tumori era nel vivo. Ho sempre pensato che il dovere di un giornale è anche quello di parlare delle tante iniziative mirate in questi importantissimi ambiti. E così, proprio per informare e contribuire alla campagna di sensibilizzazione, avevo intervistato due donne tiranesi, entrambe avevano vissuto il calvario del tumore al seno e con coraggio si erano raccontate a 360° nel preciso intento di testimoniare il loro difficile percorso verso la guarigione, ma anche per evidenziare quanto tutte le iniziative atte a prevenire, erano e sono fondamentali.

Concludo poi con altre due interviste fatte proprio in quest'anno così difficile, quella al dottor Francesco Inzirillo e quella allo dottoressa Chiara Rebucci, due medici impegnati sin dall'inizio nella lotta al Covid-19. Sono convinto che la loro testimonianza, i loro consigli e le raccomandazioni siano ancora più che mai attuali.

 

Hai rimpianti, sogni nel cassetto, rifaresti tutto?

Ma i rimpianti sono tanti, spesso non sono riuscito a seguire alcuni temi importanti come avrei voluto, vivere la chiusura di due giornali non è stato facile e il non accettare in particolare una lusinghiera proposta sempre in campo giornalistico anche.

Ho un sogno nel cassetto, raccogliere, approfondendoli ulteriormente, tutti i miei scritti storici ed artistici in un libro, magari intitolandolo “Piccolo diario di storia e di arte tiranese”. Forse con il tempo riuscirò a realizzare anche questo.

A distanza di vent'anni, ti posso dire che rifarei tutto.

 

Alla fine a chi devi dire grazie?

Ad un'infinità di persone, molti li ho già citati in questa intervista e sono per me amici importantissimi che mi hanno insegnato e aiutato moltissimo in questi anni. Grazie ai lettori e a coloro che mi hanno apprezzato e che ancor oggi mi seguono. Grazie a te, che mi dai la possibilità di poter continuare a dar vita a questa mia passione.

Ma un grande ringraziamento lo dedico alla mia famiglia che mi ha sempre supportato anche se molto spesso ho sottratto loro del tempo prezioso.  

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

1 COMMENTI

07 01 2021 15:01

Méngu

Complimenti, caro Ivan, per il tuo ventennale di ricerca, di informazione, di proposte, di dialetto, di tradizioni, di incentivazione, di giuste critiche per un buon e onesto vivere Cittadino. Hai scritto in continuità su tre giornali tiranesi e continuerai, conoscendoti bene, a farlo. A mio parere meriti la Pietra con inciso il tuo nome e “ .....La città riconoscente “ che la buona tradizione Tiranese dava al giungere della Festa di S. Martino. Conoscendo bene la riconoscenza di tanti cittadini, caro Ivan tieni duro, perché la pietra la meriti e prima o dopo arriverà. Ogni bene per i tuoi interessanti articoli. Grazie.