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Il covieditoriale: perché la gente è stanca?

CRONACA - 08 03 2021 - Ivan Bormolini

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(Di I. Bormolini) Torno a scrivere quelli che l'anno scorso, durante il lockdown, avevo battezzato i covieditoriali per un motivo che ritengo molto complesso, costituito da un insieme di sensazioni e di ascolto di quell'agorà fatta di incontri e discorsi ed anche legata al mondo dei social, mezzi di comunicazione questi ultimi che spesso sono una vera e propria cassa di risonanza dove postare le proprie idee, preoccupazioni e commenti.

 

Faccio una premessa che ritengo indispensabile: qualsiasi azione intrapresa a livello statale o regionale in questo preciso momento è mirata a limitare il più possibile i contagi che sono ancora in netto aumento, spalancando così le porte alla terza ondata che è altamente contagiosa.

I dati parlano chiaro e per questo non mi sento di contestare ciò che sono le soluzioni in atto nella speranza che non divengano ancor più drastiche con l'adozione per tempi da stabilire, della zona rossa anche da noi. Qualche appunto, ascoltando e leggendo le opinioni delle persone, andrebbe fatto sui modi e soprattutto sulle tempistiche decisionali.

In tutta questa situazione che perdura da circa un anno, i segni di disappunto, stanchezza e preoccupazione da parte di una moltitudine di persone si stanno sempre più evidenziando.

Pare che non si intraveda, almeno in tempi brevi, una soluzione definitiva alla pandemia legata oggi all'insorgere di nuove varianti e per questo capace di non metterci nelle condizioni di tornare a dei primi timidi segnali di quella normalità che abbiamo perduto con l'insorgere del Covid-19.

 

Perchè la gente è stanca? Tante sono le motivazioni che portano a dare delle risposte: in primo luogo il lungo arco temporale in cui la pandemia si è protratta e si va nuovamente intensificando. Se nel marzo e nell'aprile dell'anno scorso, sino al famoso quattro maggio, abbiamo accettato la situazione venutasi a generare con l'idea che il sacrificio e la privazione della varie libertà, fosse l'unica arma per tornare alla vita quotidiana, oggi e in particolare già durante la seconda ondata sino a questi giorni, si sono innescati diversi meccanismi di pensiero che si vanno identificare nella nuova paura del contagio, nella sfiducia, nella preoccupazione economica e nel non avere il minimo sentore di quello che ci attende. Si sta delineando una visione d'insieme carica di negatività e pessimismo che certo non giovano ma anzi amplificano quella stanchezza costellata da mille pensieri che non scordiamolo investono anche le nuove generazioni ed il mondo della scuola.

 

Paiono lontanissimi i tempi dell' “Andrà tutto bene”, un messaggio che era carico di quell'ottimismo che ci sentivamo di riprendere in mano alla fine della prima ondata, sembrano definitivamente riposti in un cassetto quei discorsi fatti tra i balconi con una certa positività nelle giornate di Pasqua e Pasquetta dell'anno scorso. Siamo quasi nell'imminenza delle nuove feste di Pasqua e nulla è mutato, anzi tanto è peggiorato.

 

In questo turbinio di pensieri e stanchezza ci siamo lentamente dimenticati anche di quelli che chiamavamo eroi, ovvero medici, infermieri ed altro personale sanitario che ha fatto l'impossibile al fine di salvare vite umane. Questo è un errore, quasi in sordina è passata la giornata a loro dedicata, ma loro pur con conoscenze maggiori e contando un numero di vittime non indifferente di professionisti, continuano a lottare instancabilmente con tutto il loro bagaglio di esperienze e con quello che la scienza ha messo loro a disposizione.

 

Tra sabato e domenica, prima che entrasse in vigore per la Lombardia la zona arancione, ho fatto qualche passo per la nostra città. Devo dire che pur mantenendo le distanze e indossando le mascherine le persone in vari luoghi di Tirano erano molte più del solito; fermandomi a parlare con qualche conoscente la sensazione emersa era chiara, ovvero ci si stava nuovamente incamminando verso un periodo difficile da decifrare per la sua complessità legata alla terza ondata. Forse però non ci aspettava una così rapida evoluzione con l'entrata in vigore della zona arancione scuro e delle ulteriori restrizioni scolastiche e non che da venerdì sono attive.

 

Sempre in quella domenica all'orario di chiusura dei bar, ho visto i titolari degli esercizi ed i dipendenti, mettere sopra i tavoli le sedie e radunare o meglio ammassare tavolini e sedie collocati negli spazi esterni complici le belle giornate.

Non erano quei gesti fatti per fare la normale pulizia, bastava leggere nei loro occhi per vedere una sorta di sconforto capibile e comprensibile pur aprendo il lunedì solo per asporto, è innegabile che questo continuo tira e molla, apri e chiudi, nonostante gli investimenti fatti per garantire il distanziamento, preoccupi molto gli esercenti e i dipendenti che sono nuovamente entrati in cassa integrazione.

 

Quei movimenti ampiamente rappresentativi di una situazione che difficilmente potrà essere retta ancora per molto, mi hanno fatto riflettere e dare un'ulteriore risposta alla domanda che è titolo di questo covieditoriale. La loro preoccupazione è molto simile a quella di molti altri imprenditori, commercianti, artigiani, piccola, media e grande impresa ed anche della moltitudine di maestranze che purtroppo vivono in un'incertezza che non consente certo di fare programmi di qualsiasi genere nell'immediato e nel futuro a breve termine.

Questo continuare a vivere alla giornata è stancante e logorante, se a questo sommiamo la non continuità a scadenze regolari del versamento della cassa integrazione, dei ristori e quant'altro, ecco che ci troviamo al cospetto non solo di un grave problema economico ma anche sociale.

 

Mi si consenta di dire che tante promesse non sono state mantenute ed anche per questo la gente è stanca. In questi giorni si parla di ipotesi di rinnovo della cassa integrazione con casuale Covid-19, nuovo blocco dei licenziamenti e maggiori aiuti alle imprese.

Sono del tutto convinto che dalle ipotesi si debba passare ai fatti concreti, è la terza ondata a imporlo, è il ritardo nella somministrazione dei vaccini a dirlo a chiare lettere, è il non saper ancora ben decifrare la potenzialità di tutte quelle varianti del virus che stanno irrompendo sulla scena a sentenziare che dovremmo ancora portare pazienza.

 

La pazienza però deve essere supportata dal rinnovo senza troppe discussioni degli ammortizzatori sociali legati alla straordinarietà e continuità della pandemia, nello stesso tempo si deve prorogare il blocco dei licenziamenti perché tante certezze ormai già piccole e timide, non devono venir meno considerando che il posto di lavoro è una dignità importantissima se non fondamentale, al quale si conta di tornare al più presto e con una ritrovata stabilità.

 

Non è colpa degli imprenditori piccoli o grandi che siano e dei loro dipendenti se ci troviamo in questa situazione, ma non va mai scordato che questa moltitudine di persone in vario modo e titolo ha mantenuto sempre il vita il sistema Italia e contribuito a fare grande il marchio “Made in Italy” nel mondo.

Durante la lunga crisi economica iniziata alla fine del 2008 e protrattasi per anni, parte delle nostre eccellenze sono andate perdute in moltissimi settori, tante serrande sono state abbassate definitivamente, tanti cancelli di siti produttivi non hanno più riaperto.

Chi è rimasto, ha continuato a crederci ed investire nonostante svariate difficoltà e mille negatività congiunturali arrivando sino ad oggi, è da considerare un vanto perchè ha dimostrato volontà e coraggio nel continuare a fare impresa e dar lavoro a milioni di italiani. Ecco perchè nell'immediato dalle ipotesi occorre passare alle concretezze, non c'è tempo per tergiversare, i tanti aiuti vanno erogati, a dircelo sono gli indici sui cali di fatturato, sull'assenza di ordini, sull'impossibilità da parte di tutti di potersi reggere in piedi con le proprie gambe. In un anno troppi hanno già chiuso, in tantissimi hanno già perso il posto di lavoro, non si lasci che a questi sfortunati se ne aggiungano altri, si freni con qualunque soluzione possibile quel triste e drammatico dato che indica un aumento delle nuove povertà.

 

La gente è stanca in alcuni casi disperata per la situazione venutasi a creare. La gente è stanca anche per i ritardi e gli intoppi inerenti la campagna vaccinale e così anche questa, che era vista come l'unica luce in fondo al tunnel, tarda per svariati motivi a trovare compimento sulla base di quei calendari che all'inizio sembravano essere messi nero su bianco, attuabili in tempi prestabiliti e piuttosto rapidi. 

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