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Romanzetto tiranese - Ma Milano era un gran Milano per Anna?

CULTURA E SPETTACOLO - 20 08 2020 - Ivan Bormolini

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/IL DUOMO DI MILANO
IL DUOMO DI MILANO

(Tredicesima parte di I. Bormolini) Come promesso dal nobile Alfonso, alcuni suoi amici molto influenti nella vita di Milano di quegli anni, sentendo della storia si erano messi a investigare sul Brembilla e su Anna.

 

Quello che avevano appurato non era davvero positivo, così uno di loro alla fine di quell'indagine, scriveva ad Alfonso:

Caro amico, in nome dell'amicizia che ci unisce da anni, ti dico che abbiamo notato alcune cose che certo non piaceranno a te e al fratello di Anna.

Brembilla, sino a poco tempo fa apparteneva alla Milano bene. Dopo la morte dei genitori aveva preso in mano l'azienda di famiglia, questa era una realtà solidissima e mirata ad espandersi oltre al resto anche nel campo dei generi alimentari. Era già stato inaugurato un primo supermercato e si erano avviati i preparativi per inaugurarne uno nuovo, questa volta in zona più centrale.

La vita del Brembilla, nonostante il patrimonio ereditato è sempre stata sopra le righe, in poco tempo ha saputo dilapidare, quasi tutte le ricchezze e gli è rimasto per il momento solo il supermercato, di quello nuovo pare si faccia molta fatica ad avviarlo.

Ha molti creditori che lo pressano e sono addirittura arrivati a minacciarlo, ormai sembra che gli unici guadagni derivino da quel punto vendita, ma non sono certo sufficienti a pagare i debiti che questo ha fatto. Gran parte dei milanesi che contano si domandano come quel rampollo non sia stato in grado di amministrare una così grande fortuna.

Di quella grande azienda e delle sue molteplici attività, non è rimasto più nulla. Di quella donna tiranese che tu ci hai nominato non c'è traccia, l'appartamento ai navigli gli è stato confiscato dagli istituti di credito così come altre proprietà.

Ti devo dare anche un'altra brutta notizia, Brembilla è un uomo sposato ed ha un figlio. Ora vive con la sua famiglia in una zona periferica, ti allego l'indirizzo. Posso anche confermarti che nonostante tutto, il Brembilla conserva ancora il suo carattere, mentre ci fanno pena sua moglie e suo figlio, la donna lavora al supermercato e con lei c'è quasi sempre anche il suo piccolo.

Cercheremo ancora di capire dove sia Anna, ma vista la delicatezza della situazione ti consiglio di venire direttamente a Milano con suo fratello. Un'ultima cosa l'avvocato di cui mi hai parlato, non brilla certo per essere un principe del foro, ma da voci è un poco di buono amico del Brembilla, un mezzo fallito come lui, che cerca di trarre vantaggi da questa situazione”.

Caro Anselmo ti saluto anche a nome dei nostri amici comuni, facci sapere quando scendi che verremo a prenderti o a prendervi, dandovi le necessarie indicazioni”.

 

Leggendo quelle parole Alfonso e la moglie rimanevano scioccati, subito i due inviavano la loro governante ad avvisare Ninin sul cantiere, facendogli sapere che per quella sera alle 19.30, era caldamente invitato a cena nella loro dimora.

Udite le parole della governate, l'impresario edile aveva immediatamente compreso che da Milano non erano giunte buone notizie.

Così con ben dieci minuti di anticipo, bussava alla porta del palazzo di Alfonso e Lisa; questi lo avevano accolto nella sala da pranzo, Ninin non voleva essere maleducato e non aveva rifiutato quella cena, nonostante i pensieri avevano la priorità. Alfonso era stato infatti perentorio, prima si cenava e poi si parlava.

Così ritiratisi nel salone, Ninin veniva messo al corrente del contenuto della missiva, leggendo lui stesso quelle parole, il disprezzo che covava per Anna, si tramutava in preoccupazione e come voleva il suo defunto padre doveva occuparsi della faccenda. Era prioritario partire con Alfonso che si era dato disponibilissimo. Non aveva tergiversato, il giorno dopo aveva passato le consegne ai suoi dipendenti e aveva affidato la direzione del cantiere al suo amico geometra dicendo che non sapeva quando sarebbe tornato. Nessuno sapeva o si spiegava i perché di quella decisione, solo Anselmo era stato messo al corrente della situazione. Nel frattempo Alfonso spediva agli amici di Milano un telegramma dove avvisava che i due sarebbero giunti nel capoluogo nel tardo pomeriggio del giorno successivo e chiedeva di prenotare per due un alloggio.

 

Giunti a Milano i due trovavano alla stazione Centrale gli amici di Alfonso, dopo quattro parole veloci i due venivano accompagnati in una casa di uno di questi, si era infatti deciso che i tiranesi erano ospiti di quest'ultimo.

Quella sera durante la cena e nella lunga serata il gruppo metteva assieme una strategia, era ovvio che per scoprire dov'era Anna andava seguito il Brembilla, nella speranza che li conducesse all'indirizzo dove risiedeva la donna.

Ma come fare senza essere scoperti? Lo scrivente della lettera ad Alfonso, si era dato disponibile ad accompagnare Ninin tra quelle vie ed il giorno dopo, mentre Alfonso approfittava per concludere alcuni affari, i due erano poco distanti dalla casa del Brembilla.

Il suo accompagnatore, si era premurato con Ninin di non prendere decisioni affrettate raccomandandosi di non intervenire in nessun modo al cospetto di Giovanni Gioacchino Brembilla.

 

Ma questo appena lo aveva figurato, gli si era scagliato contro con un fare provocatorio e minaccioso:

Ascolta poco di buono, adesso mi dici dov'è mia sorella, altrimenti non rispondo più delle mie azioni”.

In quell'istante era giunta Maria Teresa, la moglie di Brembilla e il suo figlioletto Giacomo; la donna che aveva udito quelle parole, aveva chiesto spiegazioni al marito chiedendogli chi fosse quell'uomo.

Quest'ultimo, solo leggermente impallidito in volto, le aveva risposto di non sapere nulla sulla sua entità e ne sapeva ancor meno della presunta sorella. Tentando di rassicurare la moglie che come Anna era molto più giovane di lui, aveva asserito che Ninin era probabilmente un qualche sbandato, ma questa tentando di proteggere in qualche modo il figlio dall'ennesima discussione in famiglia era sbottata contro il marito.

 

Basta Giovanni Gioacchino, troppi creditori bussano alla nostra porta ed ora spunta anche una donna sorella di quest'uomo, cerca di spiegarmi e non mentirmi ancora”.

D'improvviso il Brembilla compiva un gesto violento contro la moglie, sferrandole uno schiaffo in volto e allontanandosi immediatamente e in tutta fretta.

A quel punto Ninin ed il suo accompagnatore intervenivano in soccorso della donna, tentando di proteggere anche il figlio che impaurito era scoppiato a piangere.

Era palese che la signora Maria Teresa era sottomessa e umiliata dal marito e così anche il figlio, ma nello stesso tempo poteva raccontare molto. Accompagnato il bambino a scuola i due l'avevano convinta a vuotare il sacco e invitata alla dimora dove Ninin e Alfonso soggiornavano.

 

Udite le motivazioni per cui Antonio Ninin era a Milano, alla signora appariva d'improvviso tutto chiaro:

Ecco perché, sino a qualche mese fa spariva una fine settimana si e uno no. Mi diceva che era per questioni di affari e che in Valtellina aveva trovato un fantomatico socio capace di risollevare le sorti delle aziende che i suoi gli avevano lasciato.

E io stupida a credergli ancora, quell'uomo me ne ha fatte troppe, prima mi ha abbindolata con mille promesse e mille e poi il declino, accompagnato da una violenza nei miei confronti ogni qualvolta gli chiedevo spiegazioni. Io devo tutelare mio figlio per la sua giovanissima età ha già visto troppo, ma non so come fare e soprattutto dove andare. Mio marito non mi non mi lascia una lira, io e Giacomo abbiamo sempre gli stessi vestiti da tempo e le nostre scarpe sono ormai logore. Lui non si accorge di questo, appena si chiude il supermercato svuota le casse e spende tutto in bagordi. Ormai anche i fornitori tardano a farci avere i prodotti e lamentano non pochi insoluti, io non so più come affrontarli”.

 

Il discorso della donna lasciava spazio a molte altre preoccupazioni; in teoria stando alle parole di Anna, doveva essere quest'ultima a dirigere un nuovo supermercato, ma ovviamente il progetto non era andato in porto. E poi quella casa sui navigli a lei promessa come nido d'amore non era più di proprietà di Brembilla.

Per prima cosa Alfonso propose in accordo con l'amico che ospitava lui e Ninin, di accogliere quella donna e suo figlio al fine di dar loro ristoro e soprattutto protezione. Maria Teresa vedeva in quegli uomini sino alla mattina sconosciuti, una sorta di via d'uscita e così accettava con mille ringraziamenti.

Decisa a non voler più rivedere suo marito e a non ritornare in quella casa, scriveva lui una lettera di addio che lasciava sul tavolo della cucina della dimora del Brembilla; con grande fretta arrabattava le cose che servivano a lei e a Giacomo e via di corsa, non voleva più vedere quell'uomo reo più volte di aver alzato le mani e intimidito anche il figlio.

 

Erano passati pochi giorni, ma di Anna non si aveva notizia, Brembilla era sparito nel nulla e in quel frangente anche al supermercato venivano messi i sigilli da parte delle autorità preposte. Svaniva così nel nulla l'ultimo pezzo della grande azienda della famiglia Brembilla e tutti parlavano di quell'ultimo fallimento.

In quelle sere dense di preoccupazioni, Ninin e Maria Teresa, conversavano spesso tra di loro, il buon muratore d'un tratto iniziava a sentire qualcosa per quella donna e un certo affetto per Giacomo che vagava per casa forse con una ritrovata serenità. Tra quelle mura si sentiva protetto da quel padre che nei suoi confronti, non aveva mai mostrato alcun sentimento di affetto e che spesso nelle liti con la moglie, lo definiva come un errore di percorso.

 

Ma era giunto il momento di concentrare tutte le attenzioni su Anna, sparito Brembilla non si poteva trovare alcun appiglio, in quella grande città nessuno sapeva nulla e quella donna sembrava essere un fantasma. Venivano avvisati persino i Carabinieri per aver man forte nelle ricerche, ma i giorni scorrevano senza notizie positive ed il mistero sembrava infittirsi.

Ninin pareva sempre più affranto, si incolpava persino di aver provato troppo rancore nei confronti di Anna e pensava in continuazione alle parole del defunto padre, che come ultimo desiderio gli aveva chiesto di aver cura della sorella nel momento in cui questa ne avesse avuto bisogno.

 

(Fine tredicesima parte la prossima domani)

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