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Romanzetto tiranese - La processione di San Gaetano e l'amara sorpresa

CULTURA E SPETTACOLO - 07 08 2020 - Ivan Bormolini

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/TRIVIGNO LA CHIESA DI SAN GAETANO
TRIVIGNO LA CHIESA DI SAN GAETANO

(Nona parte di I. Bormolini) Alle tre del mattino del sette agosto, Giuseppe, Adele e Ninin si incamminavano verso l'antico percorso processionale che conduceva alla chiesa di San Gaetano in Trivigno.

Nello zaino portato da Ninin, c'era ciò che necessitava per una merenda al sacco. Quella processione per i tre non veniva veramente vissuta come tutti gli altri anni. Nei loro pensieri risuonavano le dure parole di Anna e l'angoscia che la stessa, presto si sarebbe trasferita a Milano, un mondo a lei sconosciuto ma dipinto come la terra promessa dal fidanzato.

Negli sguardi dei genitori si leggeva preoccupazione e mentre camminavano con fatica verso l'alpe nelle loro menti, vista la stanchezza sempre più evidente, c'era la consapevolezza che per loro quella sarebbe stata l'ultima festa di San Gaetano.

Ninin osservava attentamente ogni passo di Adele e Giuseppe, durante il tragitto consigliava loro di fermarsi per bere e riprendere fiato. In lui non si annidavano sentimenti o timori per le scelte della sorella, ma covava verso di lei una rabbia che non aveva mai provato.

Non si capacitava per l'aridità dei sentimenti della gemella, la quale per l'ennesima volta nell' ultima discussione, aveva mostrato una cattiveria e un'insensibilità disarmanti.

Tra canti e litanie, dopo la Santa Messa, tutta la gente si sedeva alla buona nel sagrato davanti alla chiesa e nei vicini prati appena falciati per consumare la merenda al sacco.

In quel momento di convivialità, i tre parevano volersi distaccare da tutti; dopo aver mangiato qualcosa, Adele e Giuseppe entravano nella chiesetta rimanendovi raccolti in preghiera sino al momento del ritorno a valle.

Durante la discesa, Ninin si preoccupava che i genitori non cadessero ed una volta giunti alla santella del Dosso tutti si ricomponevano. Ad attenderli c'era come sempre il prevosto che guidava tutti verso la parrocchiale, dove il “Campanun” e le altre campane con il loro concerto, salutavano l'arrivo dei fedeli.

In quell'ormai tardo pomeriggio, dopo la benedizione che concludeva quel rito, soprattutto i due genitori avevano fretta di rincasare, dovevano preparare la cena per la figlia che credevano stanca dopo una giornata di lavoro. Poverini, nonostante tutto, l'amore per quella ragazza era capace di colmare ogni delusione, discussione o diatriba.

L'amara sorpresa era li, in quella casa sul tavolo della cucina c'erano due lettere, la prima per i genitori e la seconda per il fratello.

Anna quel giorno non si era recata al lavoro, si era già licenziata poco prima, ma aveva approfittato, com'era nel suo stile, per fare le valige e prendere il treno verso Milano, senza salutare e senza dare spiegazioni ulteriori.

Ecco cosa c'era scritto nella prima:

 

Tirano 7 agosto

 

Cari papà e mamma, so che la mia decisione di partire senza salutarvi vi arrecherà dolore e preoccupazione.

Non potevo più aspettare oltre e soprattutto non volevo più discutere con voi ed ascoltare vostri vani tentativi atti a dissuadermi da questa mia decisione che era irrevocabile già da tempo.

Non abbiate preoccupazioni per me, vado a vivere con Giovanni Gioacchino e con lui inizierò una nuova vita. Milano mi offrirà molto e i progetti del mio amato mi coinvolgeranno e gratificheranno dal punto di vista professionale.

Sono partita con il primo treno e in serata sarò già nella mia nuova dimora sui Navigli, forse quando leggerete queste parole starò già varcando quella porta e domani sarò già al lavoro per organizzare l'apertura del nuovo supermercato che Giovanni intende affidarmi.

Spero che vi godiate in pace la vostra vecchiaia, in tutta tranquillità e serenità. Siate consapevoli che io mi realizzerò e che l'amore di Giovanni Gioacchino non verrà mai meno.

Vi abbraccio, e non preoccupatevi sarò io a farmi sentire.

 

Anna

 

La lettera al fratello era molto più sintetica.

 

Ciao Ninin, abbi cura dei nostri genitori, se hai bisogno o dovesse succedere qualcosa, questo è il mio indirizzo...

 

Anna

 

Adele e Giuseppe ancora increduli piombavano nella camera di Anna e vedendo gli armadi aperti e vuoti prendevano amaramente coscienza della realtà dei fatti.

A sua volta Ninin, basito dall'ennesima decisione della sorella, aumentava un sentimento di rancore che veramente non gli apparteneva e cercando di consolare i genitori diceva lo che ormai nulla si poteva fare per convincere Anna a prendere diverse decisioni. Bisognava lasciargli fare la sua strada, non chiuderle le ali, anche se qual volo spiccato verso Milano era motivo di dolore.

 

(Fine nona parte la prossima mercoledì)

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