Che bello essere tutti uguali
CULTURA E SPETTACOLO - 01 11 2021 - Ezio (Méngu)
Il cimitero è un luogo dove il senso comune delle persone presuppone che si riposi in pace. Nel cimitero cattolico, accanto la chiesa del monastero di Müstair (Val Müstair -Svizzera ), ricordo una tomba. Era molto semplice, quasi identica alle altre. Sul cippo in pietra grezza, sotto il nome, c’era scritto “‘l pòsa ‘n pas “ ( riposa in pace ). Quella scritta, a mio avviso, riassume in una espressione semplice e corretta l’augurio, dopo le fatiche dei vivere e le tribolazioni di questo mondo, di riposare in pace. In quel cimitero con le tombe semplici e quasi uguali, la morte appare una semplificazione. Appare una riduzione ai minimi termini di tutte le disuguaglianze sociali, culturali, economiche, religiose del mondo. La morte mette a riposo tutti in un uguale stato sociale e fa riposare in pace. Nessuno escluso. Provare non costa nulla. In una notte senza luna, recatevi in un cimitero e provate ad ascoltare. Non udirete il minimo rumore, gli occupanti sono in silenzio, distesi nei loro loculi. Il “bailamme” che ognuno ha fatto nella vita è dimenticato. Non si sente parlare il politico, l’acculturato, il religioso, l’uomo della strada, insomma nessuno favella. Tutti riposano in pace e sono assenti ad ogni chiamata. Se ne sono andati. I poveri hanno tolto il disturbo senza troppa nostalgia per questo mondo, i potenti non hanno potuto comprare la vita. Dove sono andati non è dato di sapere, nessuno è mai tornato indietro per riferire: solo il nostro buon senso ci dice che riposano in pace nelle loro tombe. E’ proprio questa pace che ci unisce nel ricordo dei nostri defunti. La sentiamo nei cuori come una pace universale e priva di differenze sociali. Ma le tombe dei nostri cimiteri ci parlano diversamente. Accanto a umili tombe con umili croci in legno recanti il nome del defunto troviamo tombe con marmi sfavillanti, bronzi, vasi dorati. Quelle tombe monumentali rammentano, in molti casi, lo stato sociale ed economico di chi la occupa quasi a voler indicare una differenza anche dopo la morte in un luogo dove tutto tace. E’ consuetudine, in questo mondo, essere classificato per quello che si vale in relazione al posto che si occupa nella società e anche dalla ricchezza personale: così appare anche nei cimiteri. Mi confortano e mi danno pace i cimiteri dove le tombe sono simili e povere e solo il cippo in pietra le differenzia, e di poco. Il ricordo del defunto lo si vede solo dai fiori freschi sulla tomba. Nei cimiteri dove le tombe monumentali sono accanto a miseri loculi il volere terreno sembra portare nell’oltretomba il risultato di una gara terrena. Un paio di metri quadrati dovrebbe essere sufficiente per il prestigio di ognuno. Non credo che il riposo in queste grandi tombe sia più “accogliente e presentabile” alla pietà di un Dio che ama tutti allo stesso modo. Credo che la differenza tombale sia uno sfoggio di opulenza e di stato sociale del mondo che poco ha a che fare con la “quiete eterna “. Una cosa buona sono i fiori, i lumini. Sono espressione della pietà per il defunto e non dovrebbero mai mancare, non dovrebbero mai sfiorire, mai appassire. A volte questo non è possibile e, quando vediamo tombe abbandonate, possiamo forse pensare che quel defunto “ ‘l pòsa ‘n pàs “ come quello dalla tomba sfarzosa e ricca di fiori nella pace di un Dio per tutti. Che bello essere tutti uguali al Cimitero. Ezio (Méngu)
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