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MOSTRA CONTEMPORANEA A TIRANO, GARBELLINI: "EVENTO ESTRANEO ALLA NOSTRA SENSIBILITA"

CRONACA - 28 07 2016 -

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/ Il cubo davanti al Santuario
Il cubo davanti al Santuario
Garbellini GianluigiIeri abbiamo pubblicato l'intervista ad Anna Radaelli, curatrice della discussa mostra d’arte contemporanea denominata Pa[ES]saggi, presente in queste settimane per le vie di Tirano. Oggi proponiamo l'intervista a Gianluigi Garbellini; nato a Tirano nel 1942, è laureato in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università Cattolica di Milano. Garbellini ha dedicato gran parte della vita alla Scuola, prima come insegnante e poi come preside. Grazie all'interesse e agli studi relativi al mondo dell'arte e della storia è stato nominato ispettore onorario del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, cavaliere al merito della Repubblica, consigliere della Società Storica Valtellinese e presidente del Centro Tellino di Cultura. Diverse sono le sue pubblicazioni in articoli per riviste specializzate, collaborazioni editoriali e testi sulla storia e l'arte della Valtellina e della Svizzera orientale e, in particolare, sul santuario della Madonna di Tirano. Professor Garbellini, come giudica questo tipo di iniziativa? L'iniziativa, già dal titolo così ricercato (una moda di oggi?), mi ha lasciato molto perplesso e mi ha fatto intuire che si sarebbe trattato di una mostra del tutto eccezionale nel nome dell'arte contemporanea. Ho pensato: si vuole proporre dall'alto il "verbo dell'arte di avanguardia o di post-avanguardia" come straordinario intervento - veramente dirompente - per l'addormentata e provinciale Tirano, lontana dai centri egemoni della cultura e dei canoni d'arte di oggi. Ora, alla luce della esposizione delle opere, ritengo questo evento per nulla calibrato sulla realtà e sui "bisogni" della nostra città, troppo estraneo alla nostra sensibilità e al modo di concepire l'arte. Penso, pur prediligendo per mia formazione l'arte della tradizione italiana ed europea, alle espressioni d'arte contemporanea di vero significato e ispirate dalla bellezza di forme e di colori e non a cerebrali opere di chi vuole solo stupire. Trovo nei promotori di questa mostra (vero monstrum di stranezze) una chiara punta di presunzione e di sicumera che nasce dalla mancata conoscenza dell'animo tiranese che non è quello di chi è legato unicamente al passato e alla tradizione, ma di chi è pronto anche al nuovo e sa discernere con l'innato buon senso. Per questo tutto spesso si risolve nell'ironia, più che nella feroce critica! Le sono piaciute le opere in mostra? Credo di aver già risposto a questa domanda. La mostra mi ha incuriosito, ma non mi piace per niente. Sarà per mia impreparazione, per i miei limiti, il mio gusto, la mia sensibilità e per il rispetto (e l'amore) che ho per l'identità stessa della mia città natale e di residenza, ricca di storia, di un suo vissuto dignitoso, di monumenti e di arte. Ho l'impressione che predomini, nella manifestazione in oggetto, una forma di evidente barocchismo per meravigliare l'astante e per farlo sentire provinciale, non à la page con gli indirizzi artistici emergenti: in altre parole uno sprovveduto di paese. Come può piacermi il cubo posto davanti al santuario della Madonna, un'opera che nulla ha di bello ed è priva di ogni significanza per l'ignaro passante e che pare perfino una offesa alla bellezza dell'architettura e delle parti scultoree e alla sacralità di quel tempio mariano rinascimentale, orgoglio di Tirano? Che dire poi del vecchio ponte sull'Adda davanti alla storica Porta Poschiavina sconciato di verde pisello? Che bisogno c'era di un simile intervento? Si dice che l'obiettivo sia quello di evidenziare la struttura del manufatto e di richiamare l'attenzione dei cittadini sul ponte, come se essi lo ignorassero. Ho visto, per ora solo sul giornale, la fotografia dell'opera esposta nel cortile di palazzo Merizzi. Non ne ho capito il significato e ho colto unicamente l'imbarazzante impatto dello "strano oggetto" in quella suggestiva location. Pensa che il posizionamento, all'interno della nostra città, di questa mostra sia stata una scelta azzeccata? Il posizionamento delle opere in mostra mi pare ricercato e provocatorio. Forse serve per evidenziare il contrasto tra il materiale esposto e il luogo che l'accoglie a netto favore di quest'ultimo. Credo però che torni difficile una vera interazione tra soggetti tanto diversi. Avrei preferito vedere queste opere dentro il grande e inutile "gabbione" di Piazza Unità d'Italia in un contenitore in sintonia con quanto esposto. Si salva dal mio giudizio negativo la "coperta arlecchino" sull'insignificante fontanone senza acqua a lato del Viale Italia, dove i colori fanno la loro parte. La sua posizione è chiara... c'è altro da aggiungere? Le riflessioni mie sono già abbondantemente emerse. Si è puntato su nomi ai più sconosciuti (ahimé l'ignoranza!), tra cui artisti d'avanguardia stranieri. Una scelta ad hoc per la "provinciale Tirano" con la presunzione di educare alle novità dell'arte e di svegliare gli assopiti spiriti tradizionalisti. Non so se l'impegno profuso abbia il previsto successo. Ritengo che, in questi tempi non privi di aspetti angoscianti e di brutture, siano necessari nell'arte un ritorno alla bellezza, che da sola ristora e induce alla speranza, e non ricercate opere incomprensibili, incapaci di un coinvolgimento emotivo rasserenante, ma solo atte a generare disinteresse nei più o reazioni di rigetto, di forte critica e di chiara ironia, come mi pare stia avvenendo.
A cura di Marco Travaglia
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5 COMMENTI

28 07 2016 20:07

ggaribaldi

vita lunga e allegra pure a Lei sig. Ezio, farei conto di vederne ancora di "storie" colorate nella ns. vita, il fatto è che il tempo passa talmente veloce che comincio a nutrire un pò di dubbi............ oramai siamo a fine luglio, fra una quindicina di giorni è finita l'estate, Natale arriva senza accorgercene, inizio nuovo anno e così via......beati 18 anni quando non si vedeva l'ora di crescere.....va bè godiamoci il tempo che ci resta cercando di vivere in salute e allegria.

28 07 2016 19:07

Ezio

Eh, eh, eh, ( risata spasmodica ! ). Non verso Lei certamente. Quella colorazione delle chiodature del ponte Vecchio in Tirano mi ricorda un fatto divertente. Un mio amico militare, durante il campo invernale , sciando si ruppe un ginocchio. Per l’intera notte rimase immobilizzato, poi al mattino venne portato con la camionetta all’ospedale militare. Vidi il suo ginocchio infortunato tutto colorato di rosso e chiesi al commilitone perché l’avesse dipinto. Rispose: per far capire ai medici dell’ospedale quale fosse il ginocchio rotto. Poveretto, temeva che i medici non vedessero o sbagliassero ginocchio. Con la pitturazione il danno nella gamba infortunata era lapalissiano, evidente. Quindi, potenza dell’arte e dei colori che suggeriscono, e nel nostro caso, fanno indagare, scoprire la ruggine delle travature al fine di rimettere in sicurezza e a nuovo il ponte Vecchio. Signor Garibaldi, allegria e vita lunga, in modo speciale a noi, che siamo anziani. Facciamoci una bella risata poiché di “ storie” colorate ne abbiamo viste tante nella nostra vita tiranese . Una più, una meno: ormai ci fanno sorridere: Però se abbiamo in bocca un dente color oro sarà meglio mettere una mano innanzi alla bocca sennò indagano e ci dicono di rifarci tutta la dentatura.

28 07 2016 16:07

ggaribaldi

egr. sig. Ezio anche io come Lei da maturo cittadino tiranese amo le cose antiche e storiche, vero è comunque che pur passando spesso sul ponte vecchio tanta gente non si sofferma ad osservare le strutture in ferro oramai marce e fatiscenti, con ben evidenti bozzi di ruggine affiorante, coperte solo da uno strato di vernice che nasconde il loro reale stato, paragonabili ai personaggi televisivi che si presentano coperti da spesso strato di cerone che appiana e nasconde tutte le rughe.........l'aver colorato di verdolino fosforescente i chiodi ci obbliga ad osservare anche involontariamente la struttura e vedere così quello che normalmente non osserviamo. Auspico comunque che a breve venga ritinteggiato tutto a nuovo dopo aver fatto una bella opera di manutenzione alla struttura tutta.

28 07 2016 10:07

Stefano

Come non condividere le parole del prof. Garbellini! Riporto un solo, piccolo ma significativo, aneddoto legato alla mostra. Negli ultimi giorni di allestimento, appena prima dell'inaugurazione, poco distante dal cubo citato nell'articolo, giacevano accatastati un paio di pallet di legno e altrettanti sacchi di plastica da imballaggio. Bene...in tanti, me compreso, si sono chiesti se facessero essi stessi parte dell'esposizione o fossero semplicemente "spazzatura" (o, provocatoriamente, entrambe le cose...). Qualcuno, evidentemente meno "provinciale" del sottoscritto, ha edotto gli astanti sul tema delle installazione d'arte moderna, riconducendo a tale fattispecie, senza alcun dubbio, i rifiuti accatastati sul sagrato. Che, in qualità di rifiuti poco artistici, sono stati fortunatamente raccolti e portati presso luogo più idoneo. Mi sfugge ancora il sottile confine fra (alcuna) arte e immondizia...

28 07 2016 09:07

Ezio Maifrè

…Che dire poi del vecchio ponte sull’Adda davanti alla storica Porta Poschiavina sconciato di verde pisello? Che bisogno c’era di un simile intervento? Si dice che l’obiettivo sia quello di evidenziare la struttura del manufatto e di richiamare l’attenzione dei cittadini sul ponte, come se essi lo ignorassero. Non ho la competenza eccellente del professor Gianluigi Garbellini nel giudicare le opere d’arte , ma io credo di avere quel “ senso buono “ di anziano cittadino tiranese che ama le cose antiche, storiche e le sente come “ sue “ . Il fatto che mi sconcerta per il ponte vecchio sull’Adda, cantato da tanti poeti dialettali tiranesi e amato da tanti, è che prima di avere “ sconciato “ ( così definisce il fatto Garbellini ) di verde pisello tutte le chiodature della struttura, l’autorizzazione a fare lo sconcio sarebbe dovuta passare tramite il benestare della cittadinanza. Chi ha dato l’autorizzazione ne spieghi il motivo e si impegni al ripristino del colore delle chiodature del ponte come era prima. Non credo proprio che alcun cittadino tiranese trascurasse la visione della vecchia struttura del ponte e quel “ verdolino sui chiodi “ mi sembra un rattoppo . MI auguro proprio che quel colore sulle chiodature scompaia e tutto sia ripristinato nel più breve tempo possibile.