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“Pizzicata” la sgarbatezza nel gestire un’attività commerciale a Tirano

ECONOMIA E POLITICA - 10 04 2024 - Ivan Falcinella

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Sono abituato a utilizzare il giornale per riportare fatti di cronaca locale e non le mie vicissitudini personali. In questo caso però, essendo stato trattato in maniera assolutamente deplorevole da colui che - per tipo di attività svolta - dovrebbe essere proverbialmente accomodante, mi permetto di farlo. Non ho voluto scadere nella provocazione verbale che questo gestore di attività ristorativa voleva mettere probabilmente in atto, preferisco scrivere quattro righe e a far conoscere a tutti i miei concittadini tiranesi del tipo di persona con cui ho avuto a che fare. Non faccio nomi, ma sono sicuro che grazie anche al titolo non sarà difficile capirlo.

 

Già da tempo evitavo di mettere piede in questo locale, visto che per anni (e sottolineo anni, non mesi) ho ordinato e ritirato il loro cibo e sono sempre stato accolto freddamente, con circospezione, quasi con fastidio, senza dare alcun adito a questo comportamento; trattandoli sempre molto educatamente e ovviamente pagando sempre, ancor prima di ritirare l’ordine. Ogni volta che entravo però, per la coppia dietro il bancone, era difficile quasi salutare, non parliamo poi del dare del “tu”, che dopo le tante e tante ordinazioni avrebbe potuto scattare in automatico, senza clamori, ma non in questo caso. Un trattamento che ci si aspetterebbe da noi “orsi” valtellinesi, non certo da dei cultori della “simpatia” dei quali i prodotti tipici sono l’emblema di questo esercizio commerciale. 

 

Niente da recriminare su questo comunque, ognuno è libero di gestire il proprio lavoro e ottimizzare la propria rete di vendita come vuole. Questo però a patto che si sia almeno corretti nello svolgimento del proprio mestiere. Ed è proprio da questo motivo che era nata la mia decisione di smettere definitivamente anche solo di entrare in questa attività tiranese di nicchia. Avendo più e più volte, per comodità, ordinato telefonicamente per arrivare all’orario stabilito a ritirare il cibo, mi sono ritrovato spesso a dover aspettare che lo facessero al momento, visto che finché non mi vedevano, non lo preparavano (quindi che senso avrebbe ordinarlo?). Per alcune volte ho pazientato, li ho persino giustificati pensando che fossero accadute delle ordinazioni inevase e si cautelassero, ma sapevano chi ero quando chiamavo e non ho mai mancato di pagare o ritirare un’ordine. 

 

Finché una sera, con la solita telefonata ordino la mia pizza, mi presento all’orario stabilito e come al solito non è pronta, anzi, osservando vedo che non è stata nemmeno infornata o solo iniziata a fare. Spazientito dopo l’ennesimo caso ripetuto, avverto che ho fretta, se non è pronta mi spiace ma devo andare e dopo la vana rassicurazione che è “quasi pronta” me ne vado. Certo un comportamento sopra le righe, ma dettato da più e più episodi simili occorsi. Da quel giorno della scorsa primavera non ho più messo piede nel locale e non avevo alcuna intenzione di farlo ancora. 

 

Neanche a farlo di proposito però, lo scorso 9 aprile, mi sono trovato di passaggio davanti al locale incriminato e ho deciso “stupidamente” di rientrarci e di dare un’altra possibilità a queste due persone, pensando che, tra l’altro, senza ordinare telefonicamente, magari mi avrebbero visto e mi avrebbero servito subito. 

Con mia grande sorpresa il proprietario, che sta dietro il bancone, dopo la mia richiesta di ordinazione, mi ha rivolto per la prima volta, in anni, più di due monosillabi e si è ricordato dell’episodio di ormai 12 mesi fa (ma pensa che memoria, e dire che quando entravo due volte a settimana non mi riconoscevano quasi). Se lo ricorda come vuole lui però, parlando di una pizza che stava per essermi consegnata e che io ho rifiutato scappando e dicendo che avevo fretta (che senso avrebbe un comportamento del genere, lo sa solo lui). Al che, molto pacatamente, gli ho spiegato come erano realmente andati i fatti, senza troppo rancore, concludendo – ora mi pento di averlo fatto – con la richiesta se aveva intenzione di servirmi o meno. Lui con un bel sorrisetto pieno di stima per se stesso stampato sul viso ha risposto che non aveva alcuna intenzione di farlo. Forse si aspettava un alterco, forse alcune persone ci godono proprio ad auto boicottarsi, forse mi ha preso per uno da prendere “sotto gamba”, sinceramente non lo so, ma non è nelle mie corde fare sceneggiate o mettermi a litigare con personaggi del genere, ho preso e sono andato per la mia strada. 

 

Ed ora eccomi qui, preferisco scrivere e lasciare agli altri il giudizio su questo personaggio, esponendo i fatti reali, anziché alzare la voce e arrivare agli insulti. Forse, se lui leggerà mai queste parole, quel comportamento e quel sorrisetto si renderà conto che si addicono più ad un “bulletto di periferia” che a un esercente che vive anche di passaparola. Purtroppo più verosimilmente anche leggendo non si renderà conto e non ammetterà di essersi comportato male. Io indipendentemente da questo, grazie al fatto di averlo raccontato, mi sento meglio e credo di essermi comportato nel modo corretto. Di certo in questo esercizio non ci rimetterò più piede, neanche per caso. 

 

Ivan Falcinella

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1 COMMENTI

11 04 2024 20:04

Andrea Damiani

credo che sentirsi trattati in maniera deplorevole da un esercente non giustifichi la pubblicazione di un testo, fatto di accuse o valutazioni personali nei confronti di quest'ultimo, sul giornale locale, nella sezione economia e politica. Trovo la reazione molto discutibile. Dopo la lettura, mi chiedo cosa può avermi lasciato questo "articolo" se non una manciata di giudizi personali sui presunti difetti di un'altra persona.