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Bitcoin, una rivoluzione tecnologica e culturale

ECONOMIA E POLITICA - 06 12 2017 - Alessandro De Lorenzo

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Affrontiamo un tema molto di moda in queste ultime settimane: Bitcoin. Mi rendo conto che nulla c’entra con la vita tiranese, ma ho letto molti articoli in questi giorni che non sempre rendevano giustizia a quella che secondo me è una nuova rivoluzione. Ultimamente chi ha fatto informazione sul bitcoin ha sempre riportato dati riguardanti variazione di prezzo stellari, ha fatto paragoni con la bolla dei Tulipani del ‘600, ma nessuno ha provato a spiegare cosa sia il Bitcoin realmente.

 

Il protocollo Bitcoin vede la luce nel novembre del 2008 in piena crisi finanziaria quando, firmato con lo pseudonimo di Satoshi Nakamato, venne pubblicato il paper “Bitcoin: A peer to Peer Electronic Cash System”. All’inizio è parsa una cosa riservata ai “nerd” ma una volta capita la tecnologia sottostante bitcoin, la blockchain, il movimento ha preso piede e ha iniziato a correre. Pensate che la prima transazione di bitcoin contro un bene reale avvene il 22 maggio del 2010 quando 2 pizze vennero pagate con 10000 bitcoin. Ai prezzi attuali quelle pizze sono costate ben 117 milioni di dollari.

 

Il Bitcoin può essere visto come un concentrato di diversi concetti come crittografia, sistema distribuito di trasmissione dei dati, teoria dei giochi e teoria monetaria. Tutto questo porta il bitcoin ad essere visto come una valuta digitale decentralizzata che consente pagamenti peer-to-peer istantanei. Decentralizzata perché non necessita di essere garantita da nessuna terza parte come banche centrali o Stati. La garanzia del protocollo Bitcoin risiede negli agenti coinvolti nel protocollo stesso. I possessori di bitcoin e i miners, chi in effetti producono le monete, hanno tutti lo stesso interesse che il protocollo funzioni correttamente. Questo, se ci pensate, è un passo avanti consistente rispetto alle valute tradizionali come l’Euro o il Dollaro dove tutta la fiducia sul corretto funzionamento è riposta presso la Banca Centrale e presso le banche. Il bitcoin non richiede nessun intermediario, nessuna banca, per poter essere speso o trasferito fra controparti, i costi di transazione sono quindi irrilevanti. Il bitcoin è anche open-access quindi non ha limiti di controvalore di trasferimento e i pagamenti possono essere effettuati 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno. Non ha limiti geografici, un trasferimento di bitcoin fra un cittadino italiano e un cittadino giapponese avviene esattamente allo stesso modo che fra due cittadini italiani in termini di costi e velocità di esecuzione.

 

Il Bitcoin, inoltre, consente all’individuo di tornare ad essere possessore dei propri soldi. Al contrario di quello a cui siamo abituati con i conti bancari dove noi, intestatari, siamo titolari di un credito nei confronti della banca; un portafoglio di bitcoin è di proprietà diretta di chi possieda la chiave di accesso senza che ci sia una terza parte nel mezzo.

 

Considerando quanto scritto fino ad ora risulta chiaro il perché dal mondo istituzionale arrivino un sacco di critiche al Bitcoin. Questa può essere realmente una tecnologia rivoluzionaria nei sistemi di pagamento.

 

Vediamo ora come viene generato il bitcoin. Noi siamo soliti pensare alla moneta emessa dalla Banche Centrali che ne decidono la quantità in circolazione. Per affrontare l’ultima crisi finanziaria le Banche Centrali, di concerto, hanno iniziato a inondare il sistema di liquidità decidendo in modo unilaterale la quantità di moneta. Nel mondo Bitcoin la “creazione di moneta”, detta mining, è affidata a un algoritmo che ne determina la quantità in modo matematico e quindi non influenzabile dal contesto economico.

 

Il prezzo del bitcoin ha fatto registrare delle oscillazioni da inizio anno che sono effettivamente clamorose, ma difficile dire se sia realmente una bolla. Tutti quelli che chiamano l’imminente scoppio sono gli stessi che nel 2007 lodavano il sistema finanziario in tutta la sua “bellezza”. Forse avranno ragione o forse hanno più paura che questo non accada.

 

Un dato molto rilevante, forse più del prezzo, per capire l’entità del fenomeno Bitcoin è il numero di transazioni che avvengono in un giorno. Siamo passati da circa 100 transazioni/giorno nel Gennaio del 2009 alle attuali 350.000 transazioni/giorno. Questo spiega come stia prendendo sempre più piede questa nuova tecnologia.

 

Quando, anni fa, per curiosità ho letto del protocollo Bitcoin e della sua valuta, il bitcoin, sono rimasto entusiasta per la tecnologia sottostante ma pensandoci bene forse questa non sarà solo una rivoluzione tecnologica ma una rivoluzione culturale. Siamo nel 2017, solo 9 anni dopo la pubblicazione del paper di Satoshi, e forse è troppo presto per dire che il Bitcoin non sia arrivato fino a qui per rimanere.

 

Alessandro De Lorenzo

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