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Lo sapevate che? La fonte ferruginosa di Santa Caterina

CULTURA E SPETTACOLO - 23 09 2023 - Guido Monti

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/fonte ferruginosa di Santa Caterina
foto d'epoca diffusa dal Centro studi storici Alta Valtellina

Alla fine del seicento fu il parroco del paese, don Baldassarre Bellotti, a scoprire in una zona allora paludosa le sue proprietà e a descriverle in un trattato, ma ci vollero un paio di secoli prima che venisse effettivamente sfruttata e nel frattempo medici e scienziati si recarono sul posto per accertarsi delle sue qualità terapeutiche. La fonte ferruginosa di Santa Caterina Valfurva tra l'ottocento e il novecento divenne così un prototipo turistico del tutto particolare e unico nell'intero arco alpino.

 

Le immagini d'epoca sono sufficienti per dimostrare il prestigio di cui godeva il villaggio situato in fondo alla valle, in una zona per lo più destinata al pascolo per lavoro o all’alpinismo per diletto. La presenza della cosiddetta 'aqua forta' condusse a una serie di investimenti e di attività imprenditoriali che per diversi decenni fecero dell’antica 'Magnavacha' (nome originario di S. Caterina) il ritrovo del bel mondo. Si passò dall'iniziale semplice casupola ottagonale in legno di larice, realizzata nel 1742, da cui zampillava l’acqua ferruginosa, alla realizzazione di un complesso alberghiero per le cure termali  con padiglioni di ispirazione orientale in stile liberty che caratterizzarono la località sino al secondo dopoguerra. Contemporaneamente venne messo in funzione un impianto per l'imbottigliamento e la distribuzione dell'acqua terapeutica. Seguì il fallimento della ditta costruttrice e l’acquisto della fonte da parte del comune di Valfurva nel 1952.

 

A fare da corollario ci furono controversie legali, periodici collassi della strada d'accesso che richiedeva una costante e costosa manutenzione, tre alluvioni del torrente Frodolfo e due guerre mondiali che sicuramente non hanno aiutato gli operatori turistici, malgrado il costante arrivo di forestieri. L'epilogo è stato mortificante, col totale abbattimento dei padiglioni nel primo dopoguerra, la loro sostituzione con una nuova struttura termale e la scomparsa della fonte per lasciare spazio alla nascente, più moderna e redditizia industria dello sci, con la quale l'Alta Valtellina entrò nel novero delle più rinomate stazioni turistiche invernali delle Alpi. Ma, perduta la fonte originaria in epoca moderna, spetta alle attuali generazioni il compito di conservarne perlomeno la memoria storica e cercare di recuperare il reticolo idrico tuttora esistente, anche se celato sotto terra.

 

Intanto è in fase di progettazione quella che viene definita 'Acquateca', ovvero un piccolo spazio museale che negli intenti dovrà narrare la storia della fonte ferruginosa, ancora oggi sconosciuta a tanti.

 

Guido Monti

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