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La chiesa del Sacro Cuore: 1920-1933 tredici anni per vederla del tutto ultimata

CULTURA E SPETTACOLO - 06 05 2021 - Ivan Bormolini

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/COPERTINA SEZIONE TRASVERSALE CHIESA SACRO CUORE
COPERTINA SEZIONE TRASVERSALE CHIESA SACRO CUORE

(Di I. Bormolini) Come appurato ieri, il rustico della chiesa del Sacro Cuore era in mano ai militari, nel 1920 la struttura veniva restituita evidentemente non priva di danni.

Emerge infatti che proprio per i danni causati, lo Stato a titolo di risarcimento aveva sborsato agli amministratori locali la somma di L.7.965,25.

Erano però trascorsi altri due anni prima della ripresa dei lavori; nel 1922, grazie all'impulso del nuovo prevosto don Giuseppe Ambrosini, il quale aveva retto la parrocchia di San Martino dal 1921 al 1929, questi erano ripresi.

Le opere venivano nuovamente affidate all'impresa Corvi con un contratto stipulato il 22 agosto 1922, questo prevedeva lavori all'interno e la posa di porte e finestre.

Si stabilivano inoltre le tariffe orarie pattuite: operai e muratori L. 2, operai manovali L. 1,60 e garzoni L.1.

A proposito del Corvi, mi piace qui sottolineare un aspetto che certifica come quest'impresario e le sue maestranze erano celeri nell'eseguire le costruzioni, questo avveniva in tempi brevi e con mezzi ben lontani da quelle che sono le moderne tecnologie in campo edile.

Nell'arco di circa un anno ( 1914-1915 ), considerando pure la pausa invernale, la ditta Corvi Domenico aveva portato a termine il rustico della chiesa del Sacro Cuore; due anni prima, lo stesso Corvi aveva dato un altro esempio di rapidità costruttiva. Non sto parlando di case o restauri di abitazioni, ma bensì di un palazzo, esattamente quello che ancor oggi è sede delle scuole di Madonna di Tirano e che nel 2006 con giusta cognizione di causa, era stato dedicato a Giovanni Battista Marinoni.

Domenico Corvi, si era aggiudicato i lavori con un ribasso del 7,10% e mercoledì 24 aprile 1912 dava il via agli scavi in quel “brolo” comunale.

Esattamente venerdì 15 novembre 1912, quindi sei mesi e ventuno giorni dopo, la costruzione era finita e consegnata al Comune.

Ma torniamo alla nostra chiesa: in quel frangente la decisione da prendere era inerente all'altare, andava stabilito se realizzarlo in materiale pregiato, oppure con materiali meno costosi e più moderni.

Già prima della guerra erano stati forniti due preventivi che però erano per così dire rimasti lettera morta. Il primo era stato compilato dal marmista e scultore tiranese Giuseppe Galli che proponeva ben tre soluzioni.

Galli faceva riferimento all'utilizzo della pietra di Viggiù, oppure alla posa in opera di marmo rosso di Azzo, ed infine ad un impiego misto di pietra e marmo.

In premessa al preventivo, Galli scriveva di essersi personalmente recato nelle cave alla ricerca dei materiali necessari. Lo stesso dimostrava così un' ottima serietà professionale, la stessa che aveva lasciato nelle case, nella chiesa e nel cimitero di Tirano con pregevoli opere a sua firma.

Egidio Guanella di Sondrio, prospettava due soluzioni: anch'egli faceva riferimento alla pietra di Viggiù ed al marmo di Carrara con tre differenti combinazioni a seconda del gusto e delle possibilità economiche dei committenti.

Alla fine, l'altare veniva realizzato in pietra grigia e in parte con lastra grafite di cemento, in buona sostanza ci si era rifatti al primitivo progetto dello studio di Architettura dello Zanchetta e del Lovati.

Nel 1924 la chiesa era definitivamente conclusa in molte delle sue parti, risultava dotata degli arredi indispensabili per l'imminente apertura al culto.

Il 26 ottobre dello stesso anno, Monsignor Luigi Talamoni, fondatore dell'Ordine delle Suore Misericordine, tanto care ai tiranesi sino a qualche decennio fa, consacrava solennemente la nuova chiesa intitolata al Sacro Cuore di Gesù.

Il Pontefice Pio XI ( Ambrogio Damiano Achille Ratti, nativo di Desio ) benediva dal Vaticano la pregevole statua del Sacro Cuore di Gesù che veniva accolta con grande onore e posta sull'altare maggiore dove ancor oggi ne ammiriamo la bellezza. Sopra questa, collocata al centro delle tre arcate che compongono l'altare nella parte alta, si legge la scritta latina “SINITE PARVULOS VENIRE AD ME”.

Quel “Lasciate che i pargoli vengano a me”, frase di Gesù riportata nel Vangelo di Marco, certo ieri come oggi, reincarna la vera essenza dell'oratorio.

Nello stesso tempo, per tornare alla nostra chiesa finalmente consacrata, generosi tiranesi, offrivano le statue della Vergine di Luordes e di San Gonzaga, entrambe poste nelle nicchie laterali di destra e di sinistra dell'altare maggiore.

Guardando il disegno progettuale che propongo in copertina e riportante la sezione trasversale della chiesa, è facile evincere un particolare non di poco conto e inerente anche all'attuale dimora delle due statue citate, vi dovevano essere due altari laterali che però non erano mai stati realizzati.

Ma a questo punto la chiesa era davvero ultimata?

Evidentemente no, e per vederla conclusa era ancora trascorso circa un decennio. Don Pietro Angelini, prevosto di San Martino dal 1929 al 1952 e successore di don Ambrosini, nel 1933 decideva di dare un dignitoso aspetto agli esterni dell'edificio sacro.

Pare chiaro analizzando le fonti, che le risorse economiche erano scarse, per tale motivo il buon prevosto Angelini, così come avevano fatto altri suoi predecessori per altre importanti opere, era ricorso alla bontà dei tiranesi. Aveva chiesto loro la solidarietà, diremmo oggi morale ed economica, al fine di dare una definitiva e conclusiva svolta all'ultimazione del tempio.

I concittadini di quella prima metà del secolo passato, certo non si erano tirati indietro, rispondendo generosamente.

Don Angelini, aveva bussato anche all'uscio di una banca locale, non si sa se dopo il suo intervento la direzione di quell'istituto bancario avesse aperto non tanto le porte ma le elargizioni, ma di fatto è appurato che si era proceduto nei lavori.

La “Cooperativa Tiranese di Produzione e Lavoro fra Muratori” , ( bello oggi sarebbe indagare su questa realtà ), otteneva l'appalto dei lavori per un importo di L. 8085.

Si era trattato di un intervento di grande economia, si pensi infatti che da un preventivo dell'ing. Piccoli il tutto era preventivato in L. 12.000.

Nel frattempo il prevosto Angelini, contattava la Fonderia Bianchi di Varese per la commissione di una campana che doveva essere “assai squillante e dal suono lieto”.

A tal scopo, mandava alla ditta varesina una campana di 16 chilogrammi affinché nel bronzo della nuova si rifondesse quello della vecchia, nello stesso frangente il parroco si raccomandava che la nuova campana giungesse a Tirano per l'inizio dell'autunno.

La nuova campana, arrivava nel nostro allora paese mediante spedizione ferroviaria a “piccola velocità” nel mese di ottobre, misurava 64 cm, di diametro, pesava circa un quintale ed il costo era di 927,95 Lire.

La campana recita la dicitura “ CORDI JESU TIRANENSE ANNO 1933”, un tributo al cuore di Gesù da parte dei tiranesi nell'anno giubilare della Redenzione.

Siamo ormai alla conclusione di queste lunghe e tribolate vicende inerenti alla chiesa del Sacro Cuore di Tirano.

Nella ricorrenza della festa patronale di San Martino dell'11 novembre 1933, il vescovo di Como Alessandro Macchi ( vescovo diocesano dal 1930 al 1947 ), nel corso di un solenne pontificato consacrava la campana così come attestato nell'atto ufficiale “AD PERPETUAM REI MEMORIAM” del 17 novembre 1933.

Lo stesso atto, suggellava il “Pleno iure” ( pieni diritti ), della nuova chiesa tiranese. Nella stessa giornata, il vescovo Macchi, benediceva la lapide con il busto del fondatore dell'oratorio e della chiesa del Sacro Cuore L' Arcivescovo Giacomo Merizzi, oggi ben visibile nella chiesa all'ingresso sulla destra.

La scritta impressa nel candido marmo bianco, in questa nostra epoca, moderna, forse piena di contraddizioni, di problemi, ci testimonia una figura nobile tiranese, senza il suo contributo forse mai avremmo avuto quest'oratorio e questa chiesa.

 

 

FONTE: LE CAMPANE DI SAN MARTINO. N°4 quarto trimestre dicembre 1992. Dall'articolo "LA CHIESA DEL SACRO CUORE”.Autore Gianluigi Garbellini. Fotocomposizione e stampa: Tipografia Petruzio Tirano.

Per l'immagine di copertina: tratta dalla stessa fonte a pag. 42.

Per le foto di fine articolo: Lettera del 1993 del vescovo di Como Alessandro Macchi. Tratta dalla citata fonte a pag. 45.

Le altre fotografie sono di Ivan Bormolini.  

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