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/trenino rosso

Il cielo e i monti entrano in carrozza

CULTURA E SPETTACOLO - 18 04 2017 - Méngu

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/trenino rosso

L’altro ieri, parlando del trenino rosso del Bernina con un mio amico tiranese, ormai anzianotto, gli ho fatto questa domanda: “E se a Tirano non ci fosse il trenino rosso, come sarebbe Tirano?".

A questa domanda mi rispose di botto: “E se mia nonna avesse avuto le ruote, sarebbe...”, mi rispose stizzito perché nella sua logica di pensiero non riusciva a concepire una Tirano senza il trenino rosso, anzi senza il “ tram “ del Bernina, così lo chiamava lui. E aveva tutte le ragioni di questo mondo, anche quella di chiamarlo “tram”. Ricordo mia nonna Virginia classe 1882 che lo chiamava “tram”.

 

Anche tanti anziani tiranesi di oggi lo chiamano ancora cosi . I nostri nonni, nel lontano 1910 quando lo vedevano transitare per il viale di Madonna di Tirano, con il locomotore nero come un grillo, con le corna elettrificate e trainante una carrozza nera e dei carri colmi di legname, lo chiamano affettuosamente “tram”. Insomma, quel tram nero, poi è diventato giallo e infine ha cambiato veste ed è diventato un grazioso trenino rosso.

 

Un vero trenino con la “ T “maiuscola ! La mia domanda all’amico era intrisa di meraviglia ed esigeva una risposta seria. Era stato posto all’amico in modo passionale e tendeva ad evidenziare la ricchezza e la fortuna che abbiamo avuto. Ne sanno qualcosa gli albergatori, i ristoranti, i bar e i vari ambienti commerciali e non da ultimi i lavoratori occupati nella ferrovia Retica. I tiranesi sono orgogliosi di quel trenino anche se non loro, per la sua bellezza, per il suo ordine, la pulizia e soprattutto ( si perdoni la venialità ) anche per il turismo che ci porta ricchezza e notorietà nel mondo intero.

 

E’ vero! Quel trenino non propone un qualsiasi viaggio ferroviario, ma uno “spettacolo della natura “. Io, abitando in via S. Giuseppe, per recarmi al centro di Tirano, devo superare il passaggio a livello del trenino rosso. Quando trovo il passaggio a livello chiuso, anziché irritarmi e spazientirmi, attendo volentieri il trenino per vedere transitare quelle belle carrozze panoramiche con vetrate che accarezzano il cielo. Al di là dei vetri, molte volte, vedo gente sorridente e festosa. Vedo bambini allegri che hanno visto o che vedranno uno spettacolo meraviglioso della natura.

 

Poi, quando in coda vedo le vetture panoramiche con appollaiate gente festosa, abbigliate con giacche a vento e cariche di macchine fotografiche e smartfhone, mi rendo conto che si sentono seduti in un palco di teatro e aspettano l’apertura dello scenario di Madonna di Tirano, dell’intera Val Poschiavo, del Bernina. Lassù sul Bernina il cielo e i monti entrano in carrozza, sino ad aprire l’ultimo sipario paesaggistico di S. Moritzen. Quelli che ritornano li vedo sorridenti e contenti. La mia domanda passionale esigeva una risposta. L’amico me l’ha data dicendo “senza il trenino rosso Tirano sarebbe una città ancora bella, ma più muta, più povera, meno accogliente e meno fiorita poiché il turismo porta benessere, maturità della gente “.

 

La risposta è quella che attendevo poiché il trenino rosso è una evidente e sicura ricchezza anche per Tirano. E’ stato un dono lungimirante di brillanti tecnici e di forze lavoratrici svizzere e italiane poiché nell’ardita costruzione hanno dovuto superare notevolissime difficoltà tecniche per quei tempi. Dai tempi ormai lontani della mia gioventù, il trenino rosso era un mezzo di trasporto di materiali, di pochi facoltosi turisti, poiché costoso. Ora tutto è cambiato in meglio. Nel 2016 ben 380.000 italiani si sono goduti lo spettacolo da sogno partendo per due terzi dall’Italia e un terzo dalla Svizzera.

 

Dunque quest’anno è stato “l’ anno d’oro “ per il trenino, e l’affluenza è in continua crescita superando quella dell’anno del 2010 ,memorabile anno del centenario della costruzione. Pongo un altro interrogativo: Se il trenino Rosso del Bernina, è una grande ricchezza e opportunità per tutti i tiranesi, perché non dedicagli “un bronzo” in piazza delle Stazioni in Tirano? Credo che verrà il tempo; nell’attesa dedichiamogli almeno un “ evviva “con semplici parole in “ n dialét tiranés”. augurandogli vita lunga e straordinario successo.

 

Evìva ‘l trenìn Rùs del Bernina.

Evìva, i töö bèi car cent e sét àgn

u glurius trenìn rùs del Bernina,

tàa sée fort e sénsa ‘n magàgn

e ta zifulèt a Tiràn sira e matìna.

 

Tàa sée cùma ‘na rùsa farfàla

che da Tiràn la gùla ‘n Engadìna ,

pü bèla ‘spudéva miga creàla

per fa unur ai munt del Bernina.

 

Vinti stàziùn, vinti pòsi graziùsi,

ogni pòsa per tücc l’è in bèl regàl.

Li töi sèt caròzi rùsi e bèli luminùsi

Ii gira e rigira ‘n dèli nòsi bèli vàl.

 

Ilò a Brüs sul ‘l punt de sàs a anèl

li rödi gigùla che l’è ‘n piasè sentìli,

al par che ‘l disis: “mi sòo ‘l pü bèl

mi sò ‘l trenu dèli emuziun sutili.”

 

Rüàa a Miralàgo ‘l rimbunba la vàl,

l lach de Pus’ciàv ‘l varda e ‘l dìss:

chel trenin rus l’è ‘n giuièl e ‘l val,

l cur sü la mia spùnda cùma ‘n bìss.”

 

L rüà a Pus’chiàv, pòo al rampa sü,

a ghirigòro sa ‘l vét per la strècia vàl

fìna süta i cràp e i giàsc del Palü

ndùa i zifùla li marmòti miga màl .

 

Sü e sü, ed ècu i lach del Bernina,

ün l’è bianch e l’òtru l’è ‘n pit scür,

lì spö vedè ‘l trenìn fa ‘na fermadina

per lasà pasà vàchi che i fa de mür.

 

Ilò al Murteràsc vardandu sü ‘n òlt

I slüsìs la nèv ‘n del ciel de cristàll.

Sa vèt sü i stambèch che i tra sòlt,

sa sént i sàs che rimbumba ‘n val.

 

E giù e giù, ‘l trenin ‘l va e ‘l gira,

fìna a rüà a S. Moritz cun aria fina

La gént la gran belezza ilò i rimira

e i diss: evìva il Trenin del Bernina!

 

Méngu

 

 

( traduzione in italiano )

Lode al trenino Rosso del Bernina

 

Evviva i tuoi bei cari centosette anni

o glorioso trenino rosso del Bernina,

tu sei forte e senza un difetto

e fischi in Tirano sera e mattina.

 

Sei come una rossa farfalla

che da Tirano vola in Engadina

più bella non si poteva creare

per onorare i monti del Bernina

 

Venti stazioni, venti soste graziose,

ogni sosta per tutti è un bel regalo.

Le tue sette carrozze rosse e lucenti

girano e rigirano nelle nostre belle Valli.

 

A Brusio sul ponte di sasso ad anello

le ruote cigolano, ed è un piacere udirle

sembra che dicano: “io sono il più bello

io sono il treno delle emozioni sottili”

 

Arrivato a Miralago rimbomba la Valle

il lago di Poschiavo guarda e dice:

“quel treno è un grande gioiello e vale,

corre serpeggiando sulla mia sponda”.

 

Arriva a Poschiavo, poi sale su e su

e serpeggiando lo si vede per la stretta Valle

fin sotto le rocce e i ghiacciai del Palù

dove fischiano con vigore le marmotte.

 

Su e poi su ed ecco i laghi del Bernina,

uno è bianco l’altro è un poco scuro,

lì si può vedere il trenino fare una sosta

per lasciar passare le mucche al pascolo.

 

Lassù al Morteratsch guardando in alto

luccica la neve in un cielo di cristallo,

si vedono gli stambecchi che saltano,

si sentono i sassi che cadono in Valle

 

Giù e giù il trenino va e gira,

arriva a S. Moritz dall’aria pura.

La gente ammira la gran bellezza

e dice: “evviva il trenino del Bernina “

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