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Dal crocifisso "Ecce Homo" ai dipinti della Passione

CULTURA E SPETTACOLO - 13 04 2017 - Ivan Bormolini

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/crocefisso, san martino tirano

Gentili lettori, in questo mese di aprile ho deciso di anticipare di una settimana il consueto appuntamento con la rubrica dell'arte per parlare di alcuni aspetti che nella chiesa parrocchiale di San Martino ci parlano del giovedì Santo e del venerdì Santo. Giovedì prossimo verrà pubblicato l'articolo storico.

 

Negli anni novanta, l'allora prevosto don Tullio Viviani, nella sua intensa volontà di ridare splendore ad oggetti ed arredi sacri, che fanno parte del grande patrimonio artistico della parrocchia, aveva recuperato un magnifico e grande crocifisso.

Questo, giaceva da molti anni in un magazzino parrocchiale ed era stato nuovamente mostrato ai fedeli collocandolo nella cappella del fonte battesimale.

 

Da quegli anni, in occasione della solenne processione del venerdì Santo, l'imponente croce viene condotta per le vie cittadine. Questo crocifisso, ed alcuni fedeli lo ricorderanno, aveva sostituito un simulacro del Cristo morto che prima veniva portato lungo il percorso processionale.

 

La croce Ecce Homo, come definita espressamente da un'annotazione dell'archivio parrocchiale, risalente al 24 giugno 1659 era costata lire 10.

Non risulta possibile sapere dov'era collocata anticamente, si può pensare fosse in qualche cappella laterale della chiesa di San Martino oppure solennemente esposta nel periodo della settimana Santa.

 

Osservando da vicino l'opera, risulta difficile non esserne emotivamente coinvolti: Gesù in croce ha le proporzioni naturali di un uomo e l'ignoto artista del crocifisso ha dato particolari di toccante umanità. Il volto di Gesù morto in croce è reclinato sul petto, il corpo presenta tutte le ferite inflitte sia durante il cammino verso il Calvario sia durante e dopo la crocefissione. Un'immagine che non si può non definire estremamente reale e che mostra l'umana ed indicibile sofferenza del Figlio dell'Uomo morto in croce.

 

Questo crocifisso, di grande valenza sacra, risulta essere una preziosa opera di arte barocca in Valtellina. Esso, infatti, incarna perfettamente questo stile che nel suo esprimersi suscita emozione, stupore e meraviglia, ma in questo caso porta a sentimenti di pietà e coinvolgimento.

 

Vista la datazione dell'Ecce Homo, è sicuramente ipotizzabile che questo sia entrato a far parte della dotazione artistica della chiesa parrocchiale in un momento in cui era in corso un lungimirante progetto di ristrutturazione della stessa. Si sa infatti che, in quella lontana epoca, la parrocchiale e collegiata di San Martino era stata al centro di numerosi interventi di ampliamento e adeguamento sia nella parte strutturale sia nella dotazione di nuovi arredi ed oggetti sacri.

 

Quindi la bella croce barocca potrebbe essere stata commissionata dall'allora prevosto Gregorio Rinaldi, che aveva retto la parrocchia dall' 8 aprile 1638 sino alla sua morte avvenuta il 31 luglio 1662. Gregorio Rinaldi infatti, oltre ad occuparsi delle anime dei tiranesi, si era impegnato in prima persona nel delicato compito di adeguare la nostra antica chiesa alle esigenze di una collegiata arricchendola con nuovi apparati liturgici.

 

Rimaniamo dunque ancora in tema di settimana Santa, analizzando da vicino altri due dipinti che proprio in queste due giornate di giovedì e venerdì Santo non possono non essere osservati.

Siamo nell'abside e nel presbiterio: qui troviamo due scene che ci ricordano l'ultima cena e la crocefissione.

Entrambe le opere, assieme al resto dei dipinti presenti, completano questa parte della chiesa e sono state realizzate dal pittore Luigi Morgari, un notissimo artista torinese che vantava un curriculum di eccezionali doti pittoriche.

I lavori erano stati commissionati al Morgari dal prevosto Giuseppe Ambrosini. Si sa che il pittore aveva concluso la sua grande opera nella parrocchiale nel 1929.

 

Un capolavoro di intensa espressività è il dipinto dell'ultima cena che si trova sulla parte destra del presbiterio. Non sfuggono all'attenta osservazione i volti, oserei dire "quasi smarriti" dei discepoli, i quali paiono sconfortati nell'udire le parole pronunciate da Gesù nel Cenacolo. “Qualcuno di voi mi tradirà”, ed ecco che si nota Giuda, già con il sacchetto di denari in mano, che si sente chiamato fortemente in causa e distoglie lo sguardo dalla tavola imbandita con pane e vino. Non vi è dubbio alcuno che in questo dipinto il Morgari abbia rappresentato, con eccezionali doti pittoriche, il coinvolgimento e la drammaticità di quell'ultima cena del Maestro con i suoi discepoli.

 

Un'altra scena fortemente d'impatto, anche per le sue dimensioni e collocazione, è quella posta sul fondo dell'abside, ossia la crocefissione.

In una parte dell'intera opera pittorica, quella di Gesù sulla croce, è sapientemente rappresentata l'angoscia di Maria che guarda impotente il figlio morto con un'espressione toccante. A suo conforto vi erano altri uomini e donne. Singolare è anche lo sguardo di Giovanni che pare pregare con le mani giunte dinnanzi alla terribile scena di Gesù morente. A dare ulteriore drammaticità al fatto è anche l'azione della Maddalena che, accasciata, abbraccia la croce.

 

Osservando l'intera opera è impossibile non cogliere la fedele descrizione di quei momenti. Così come per l'ultima cena, anche in questo caso il Morgari non ha voluto solamente dipingere un grande patrimonio pittorico, ma ha saputo, con grande intensità, narrare, come se fossero i Vangeli a farlo.

 

Tutto questo lo si evince anche nella parte sinistra: si nota lo spiccare di angeli in volo, uomini che manifestano la loro paura; desta anche qualche perplessità lo sguardo dei soldati: questi sembrano essere quasi spettatori di un gravissimo atto. Nello stesso tempo però appaiono timorosi per tutto ciò che stava succedendo in quei momenti che le Sacre Scritture ci narrano nelle celebrazioni del venerdì Santo.

 

Ivan Bormolini

 

 

Fonti:

  • Bollettino parrocchiale - Le campane di San Martino n. 2 secondo trimestre giugno 1996 articolo pagine 53 e 53. “Il secentesco crocifisso Ecce Homo autore Gianluigi Garbellini. Stampa Tipografia Petruzio srl Tirano
  • La chiesa di San Martino in Tirano, autori Wiilliam Marconi e Gianluigi Garbellini. Finito di stampare nel dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini di Sondrio.

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