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Come prodotto tipico non c’è scritta migliore

ECONOMIA E POLITICA - 08 05 2024 - Ezio (Méngu)

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/Come prodotto tipico non c’è scritta migliore

Quello che ora vi racconterò non è una storiella, ma pura verità. Alla fine degli anni ’60 lavoravo all’Olivetti negli stabilimenti di Scarmagno. Nei grandiosi capannoni lavoravano migliaia di donne, ragazze e ragazzi alla catena di montaggio delle famose macchine calcolatrici, un gioiello di meccanica, e anche alla costruzione delle precise macchine utensili a controllo numerico.  Un ambiente di altri tempi, di duro lavoro ma “ gioioso e sicuro “ e il personale occupato godeva di servizi che al giorno d’oggi sono un miraggio e un bel ricordo e di imprenditori dove il loro guadagno veniva dopo il benessere dei loro collaboratori. 

 

Ebbene, data la tecnologia meccanica ed elettronica all’avanguardia che Olivetti possedeva, noi periti industriali seguivamo dei corsi di specializzazione con cadenza semestrale. Nell’ andare in aula, noi del gruppo transitavamo innanzi a una saletta dove vi erano quattro o cinque ragazzotti come noi e li si vedeva seduti, a volte con i piedi appoggiati sulla scrivania, innanzi a bottiglie e bicchieri pieni di coca cola che ridevano e scherzavano e ogni tanto facevano sul serio progettando le loro idee con alcuni disegni e schizzi nel silenzio. Uno l’ho visto addirittura intento a leggere il giornalino “ Topolino “ ma i nostri Dirigenti che passavano di lì, li lasciavano tranquilli come “ pasque” , anzi li salutavo sorridenti.

 

Una , due , poi tre volte e poi un giorno dissi all’ingegnere che ci teneva il corso:  “con noi ci fai  il “ mazzo “ 3 ore al mattino e 3 ore al pomeriggio e nell’aula appresso ci sono quattro nostri colleghi che “ giocherellano e sbeverazzano coca-cola “ e si  impegnano nella giornate di studio solo un paio di ore al giorno e tu li lasci fare” . Lui mi rispose secco “ sono dei creativi,  in quelle due ore si impegnano progettando le loro idee e nelle altre quattro divagano per rilassarsi e riposare il cervello, lasciamoli fare! “.

 

Al che ho capito che aveva ragione e la ragione la dò ancora dopo 60 anni. Meglio della gente che ha delle idee e poi le realizza che della gente “ gnüca “ ( di dura cervice ) anche se lavoratrice ma “ gnüca “ che non porta frutto, ingegno, novità ,  progresso, allegria, gioia di progettare , creare . Meglio avere poca gente che fa rendere i proprio talenti e non li sotterra. La gente che non rischia “ intelligentemente “ non porta frutto e nel caso della nostra Cittadina essa rimarrà sempre uguale.

 

Un buon Sindaco/ essa, a mio parere, con la sua squadra deve saper guardare avanti. Oltre al “giardino a zerbo o coltivato“ che ha trovato, deve sempre sapere rinnovarsi. Il saper fare di conteggio 2+2 = 4 non basta più , poiché in quel 2+2 deve esserci il germe del fare 5 o anche  6 . Orbene, mi piace quella vetrina dove c’è scritto: “ Officina di idee “ poiché rammenta anche il mio “ piccolo mondo “ , ma attenzione, non basta la scritta occorre che quella espressione “ morda continuamente “ nei cuori dei giovani e anche un poco anche nel cuori invecchiati, ma pieni di buona volontà. La storia “vera e verenta”  che ho raccontato va nel segno della  espressione “ Officina Tirano- laboratorio di idee “  quale prodotto tipico della gioventù tiranese creativa ,  aldilà di ogni lista per il Rinnovo del Nostro Sindaco/ essa e della sua squadra poiché “ i laboratori di idee “ sono il lievito di questo Mondo. Grazie.

 

Ezio (Méngu)             

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