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La Guzzi, Omobono Tenni, le quattro ruote e gli apici della carriera

SPORT E TEMPO LIBERO - 18 04 2019 - Ivan Bormolini

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/omobono tenni

(Di Ivan Bormolini) Il concepimento della fabbrica Moto Guzzi di Mandello del Lario, ha dell'incredibile. Questo era stato pensato in una trincea durante la prima guerra mondiale: aspettando l'ordine di infleggere l'ennesima spallata agli austriaci, Carlo Guzzi abbozzava le idee di fabbrica e di moto, con l'aiuto di Emanuele Vittorio Parodi, ricordo che l'azienda apriva nel 1921.

I dirigenti di Mandello, avevano deciso di dare fiducia a Tenni e così nel 1934 lo stesso era corridore ufficiale della storica casa.

Nella spettacolare carriera di Tenni, come già citato vi è stato spazio anche per le quattro ruote.

Il nostro eroe era stato contaminato da un'esperienza: 15 giugno 1935, tratto stradale Firenze-Mare, un altro mito Tazio Nuvolari, pilota di motociclismo e automobilismo ( 1892-1953 ), aveva stabilito il record sul chilometro lanciato a 321 e 323 Km/h guidando un'Alfa Romeo che si diceva dotata di due motori ma nessuna manovrabilità.

 

Da quell'esperienza, definita decisamente folle, il nostro eroe della sfida e delle velocità, ne era stato attratto.

In un'occasione Omobono Tenni, chiedeva a Ernesto Maserati di poter fare qualche giro con quella macchina.

Fatto sta che Erenesto, ingegenere, pilota e imprenditore ( 1898-1975 ) gli diceva:

“Toh provala! Ma mi raccomando vacci piano. Ricordati che è senza freni!”

Certo, rivedendo oggi la storia delle prodezze di Tenni, mi chiedo se nella sua vita agonistica il meccanismo dei freni sia mai entrato nel suo vocabolario di guida, scritto e pratico.

Dopo dieci minuti Tenni sfrecciava a 220 Km/h, compiva un pericoloso sorpasso ad un camion, a cui nel dopo gara facevano seguito altre prove e la firma del contratto.

 

Ai giorni nostri nostri, qualche anno fa la storia si è ripetuta. Se ben ricordat, presente Valentino Rossi ha fatto la stessa cosa.

Rossi, ha abbozzato la voglia di Formula Uno poi subito naufragata. Lo ha fatto con la Ferrari di Maranello, con prove su alcuni circuiti. Magari era solo un tormentone, ma quei giri avevano fatto pensare ad un Valentino in Formula Uno, sono convinto che ne avremmo viste delle belle.

Ma torniamo a questa parentesi a quattro ruote del nostro conterraneo: il contratto avrebbe dovuto legare la Maserati a Tenni per tre anni, dall'inizio del 1936 sino alla fine del 1938.

Tuttavia dopo le prime corse Tenni esauriva l'accordo in quanto le condizioni non erano definite certo idilliache.

 

Il nostro, tornava poi nel 1947, esattamente il nove marzo, ad una competizione a quattro ruote con una vettura Cisitalia, in una competizione monomarca, per soli 16 piloti, svoltasi al Cairo.

E' comunque da sottolieneare in questo contesto delle quattro ruote che l'impronta di Omobono Tenni era stata positivamente lasciata.

A Modena il 5 aprile 1936, data di esordio automobilistico del pilota, nel X Mille Miglia era stato clamoroso.

Alla guida di una Maserati 4 CS 1500 sovralimentata, in coppia con Guarino Bertocchi, vinceva la classe 2000 Sport e era quinto assoluto a 111,591 Km di media oraria, precedendo così molte vetture aventi cilindrata e potenza nettamente superiori.

 

Citare tutte le grandi vittorie di Omobono Tenni in questa breve ricereca è impossibile.

Sta di fatto che da quell'idea di cambiare mestriere, divenire campione di fama nazionale ed internazionale, il percorso è stato piuttosto lungo e irto di insidie.

Spesso, le delusioni sono state al centro della sua carriera, ma la tenacia di questo nostro tiranse lo ha più premiato.

Nell'immedisato dopo guerra, si erano organizzate quattordici manifestazioni di velocità. A prendervi parte c'erano trentasei marche, di cui ben ventuno nazionali. La prima corsa si era disputata a Piacenza, il 9 settembre 1945, si racconta che su strade sistemate alla meglio, si erano imposte due Guzzi, la 500 di Pagani e la 250 di Alberti.

Anche Tenni tornava alle gare, esattamente due settimane più tardi, vincendo sul circuito dell'Adriatico presso Riccione dopo ben cinque anni di inattività, tuttavia questo lungo periodo non gli aveva fatto perdere il suo smalto vincente.

Il 5 maggio 1946, a Barcellona, si correva il Gran Premio Intenazionale, la Guzzi era presente con la 250 di Tenni ed ilcompagno di squadra Gianni Leoni.

Nella 500 gareggiava ancora il nostro tiranese, con Ferdinando Balzarotti. Alla fine della competizione, a vincere era Balzarotti, ma osservando i tempi e le medie, Tenni con la 250 risultava il vincitore assoluto ed il suo giro più veloce, non era stato battuto da nessuno.

Erano poi seguite altre vittorie che avevano portato Tenni a conquistare tutto ciò ch c'era da vincere.

 

Qui, si inserisce un fatto del tutto insolito, risalente al 29 luglio del 1946.

La testata, “Lo Sport Ticinese”, pubblicava un'allucinante corrispondenza di cui riporto il contenuto:

“ Durante un allenamento valevole per il Campionato Italiano il campione della Guzzi Omobono Tenni è rimasto vittima di un incidente gravissimo, in seguito al quale è deceduto.

Ci ichiniamo riverenti davanti alla salma del grande campione italiano caduto sulla breccia mentre al comando della sua potente Guzzi che tante volte lo portò alla vittoria, si apprestava nuovamente a cogliere una sicura affermazione”.

Anche Achille Varzi, circa vent'anni prima, era stato oggetto di una simile notizia, ma che all'epoca aveva suscitato meno clamore.

Nel caso della fasulla morte di Tenni il commento del giornale “ Motociclismo” dettava:

“ Per fortuna, prima ancora che giungesse sotto i nostri occhi, la fatale notizia era già smentita dal fatto che il presunto morto, lo stesso giorno vinceva sul Circuito di Macerata la”Coppa Antonelli”, compiendo una delle più belle gare della sua carriera, ricevendo l'affetto sconfinato tributatogli dalle masse vibranti. E adesso attendiamo con una certa curiosità di vedere come se la caverà il corrispondente comasco del giornale luganese, ammesso che intenda o voglia spiegare il suo infortunio”.

 

Leggendo le notizie sulla vita di Tenni, ho imparato forse un poco a conoscerne il suo carattere, forse schivo e mai troppo vicino ai riflettori, per questo consentitemi di dire che quell'errore clamoroso di stampa, a cui per fortuna non è mai seguito un necrologio ufficiale, abbia forse fatto sorridere lo stesso centauro.

Alcuni gli dicevano che aveva vinto tutto, ma lui rispondeva che lo avrebbe fatto quando sulla scena di quell'allora motociclismo si fosse presentato qualcuno più forte di lui. Non era un vanto, ma una semplice realtà.

A chi gli chiedeva quante volte fosse caduto, rispondeva di non saperlo e che non aveva mai tenuto la contabilità dei suoi incidenti.

Concepiva le gare in questo modo, altrimenti si sentiva di deludere il pubblico. Converrete con me, cari lettori che il termine ritairarsi, non gli calzava in alcun modo.

 

(Fine quinta parte)

Ivan Bormolini

 

FONTE: Tenni l'antenato di Valentino. Autore Cesare De Agostini. Giunti Giorgio Nana Editore. Via Claudio Treves 15/17 Valmodrone Milano. Anche le foto sono tratte dalla stessa fonte.

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