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Da Tokyo una lezione per gli ostili allo "ius soli"

SPORT E TEMPO LIBERO - 12 08 2021 - Guido Monti

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/"Tokyo 2020 handover presentation" by Leandro's World Tour is licensed under CC BY 2.0
"Tokyo 2020 handover presentation" by Leandro's World Tour is licensed under CC BY 2.0

Jacobs, Desalu, Conyedo, i non medagliati Juantorena, Zaytsev, Mannion, Echenique e, tra le donne, Batki, Horn, Osakue: nomi resi noti dalle recenti olimpiadi di Tokyo assieme a quelli di numerosi altri atleti italiani acquisiti. Si tratta di persone nate in Italia o all'estero da genitori di chiara origine straniera, ma divenute di fatto nostri connazionali col tempo. Questi giovani si sono resi autori di gesta che hanno inorgoglito gli italiani, compreso chi si ostina a cercare il pelo nell'uovo salvo vantare i successi sportivi dei compatrioti d'ogni sorta perché, si sa, le medaglie non hanno odore come il denaro. All'indomani della gloriosa spedizione in Giappone, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha ribadito la necessità di assicurare la cittadinanza italiana agli atleti al compimento della maggiore età, per evitare loro burocratiche perdite di tempo. Il diritto allo ius soli per i praticanti dello sport ad alti livelli è stato ovviamente respinto dai nazionalisti ex padani con la ritrita scusa del fallimento della politica sull'immigrazione. Costoro si ostinano a non comprendere come al giorno d'oggi, in un mondo divenuto cosmopolita, la rivendicazione della purezza etnica è un anacronismo che rimanda ad una ormai lontana epoca, sconfitta dagli eventi storici. Quindi è inutile attribuire colpe alla ministra dell'interno, che fa semplicemente il suo dovere, perché chiudere le frontiere, quelle marittime, è semplicemente impossibile se non per chi è completamente ignorante in geografia (senza dimenticare che il merito del calo degli sbarchi va attribuito non all'ex ministro degli interni leghista ma al suo predecessore). Evocare una possibile invasione al solo pronunciare il termine ius soli è un ragionamento insensato che dimostra come i veri confini da abbattere siano quelli mentali, oltre alle barriere fra gli stati divenuti polvere senza sostanza, secondo una felice premonizione di Luigi Einaudi, uno dei padri della patria e dell'Europa unita. Proprio la strada dell'integrazione fra i Paesi dell'Ue è l'unica soluzione che si prospetta per una questione tornata d'attualità, mentre è in atto il dibattito sulla Conferenza sul futuro dell'Europa, avviato anche in provincia per merito dei giovani federalisti europei. Soltanto se si è uniti si possono superare i problemi più gravi (vedi la pandemia) e si vince. A proposito, per tornare in conclusione al tema iniziale, se si sommano i soli allori vinti dagli atleti di 4 Paesi europei - in ordine di piazzamento Olanda, Francia, Germania e Italia - l'Ue si sarebbe piazzata al primo posto del medagliere olimpico davanti a USA, Cina e, guarda un po', quel Regno Unito che la Brexit non ha evidentemente ridimensionato sul piano sportivo, ma di sicuro su quello politico ed economico nel contesto internazionale. Meditate, sovranisti ex padani, meditate.   

 

p.s. : nei giorni scorsi a Lecco qualche vigliacco ha imbrattato con simboli neofascisti la panchina dell'Europa inaugurata di recente dai giovani federalisti europei lariani, guidati da Aziz Sawadogo - padre del Burkina Faso e madre ivoriana -, nato e cresciuto in Italia e convintamente cittadino europeo,  esempio perfetto di riuscita interazione ed integrazione, al pari degli atleti che ci hanno reso onore alle Olimpiadi di Tokyo.

 

Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l'Europa di Sondrio   

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