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Quasi serie (162): L’inno alla gioia, sino a quando?

ECONOMIA E POLITICA - 10 07 2018 - Giancarlo Bettini

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Ho trascorso l’adolescenza durante la fine della seconda guerra mondiale e i primi anni successivi. Erano gli anni dell’Unione Europea e tra i fondatori è d’obbligo ricordare Adenauer e il nostro Alcide De Gasperi. Due illustri statisti che da tempo si staranno rigirando nella tomba per colpa dei quaraquàquà che  hanno governato e governano l’Italia. Di positivo di quella nascita rimane solamene l’inno europeo alla gioia, inno che  di seguito riporto.  

 

Da Wikipedia:
“La melodia è tratta dalla nona sinfonia di Beethoven che ha messo in musica anche detto scritto, scritto frutto della penna di Sciller datato 1785. Questo inno esprime gli ideali di libertà, pace e solidarietà perseguiti dall’Europa”.
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L’INNO ALLA GIOIA
La vita, la mia, è fatta di ricordi perché l’attuale società è ben lontana da quella del secolo scorso. Come è cambiata detta società? In meglio od in peggio? Decisamente in peggio. La famiglia era formata da padre, madre e figli. In questo 2018 la famiglia esiste ancora, ma frequentemente è definita “allargata” il che sta a significare che, almeno per un certo periodo, due giovani innamorati convivono senza giungere all’altare. Per chi non crede nel cattolicesimo esiste, giustamente, l’unione civile. Ma ciò che chi scrive non condivide affatto  è l’unione di persone dello stesso sesso. Lo sappiamo che gli omosessuali sono sempre esistiti, ma non si esibivano in cortei sventolando bandiere. La nostra Patria sta invecchiando. Se qualcosa non cambierà in questo andazzo tra una ventina d’anni avremo solo vecchi e  culle vuote.
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SINO A QUANDO?
La gioia a pochi mesi dalle elezioni nazionali è già terminata. Il nuovo Governo mostra già le prime crepe. Citiamo, ad esempio, quanto è avvenuto nella Sanità della Provincia di Sondrio e precisamente nel campo dello psico-sociale. In Italia una malattia poco conosciuta, o meglio meno frequente, era l’Ansia. Oggi sono milioni coloro che nel Bel Paese, a causa del pessimo Governo, vivono male. In milioni non tirano, per fame, la fine del mese. I migranti irregolari rubano e stuprano. Per ritornare alla Sanità tiranese denuncio la scarsità della classe medica ed infermieristica psico-sociale. Caro Sindaco Spada, tu sei giovane, ma l’amico che scrive è molto più su negli anni. Ti rammento quanto avvenuto anni fa. L’Ospedale di Tirano ha chiuso i battenti e più non doveva esistere quello di Morbegno. Quale il motivo dei due trattamenti diversi? La diversa forza politica delle due città. Ricordo, per l’ennesima volta, che l’ultimo nostro cittadino con i cosiddetti al loro posto è stato Lorenzo Maganetti. Poi il nulla. Caro collega Sindaco abduano, a Milano abbiamo il Governatore della Regione Lombardia e l’Assessore, sempre regionale, alla montagna. Due personaggi che appartengono alla Lega. Ti garantisco, da leghista, che, come faranno i tiranesi, nelle prossime elezioni non voterò Salvini.

 

Giancarlo Bettini 

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