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Quasi serie (132), in onda con Vittorio Feltri

ECONOMIA E POLITICA - 21 07 2017 - Giancarlo Bettini

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/Giancarlo Bettini di Tirano

12 LUGLIO 2017 – Sono in attesa, sul canale televisivo “LA SETTE”, dell’inizio del programma in prima serata. E’ una trasmissione di un certo spessore politico. Sei o sette persone attorno ad un tavolo con un ripiano di appoggio leggero, in vetro, ripiano sorretto da esili strutture metalliche ubicate in modo strano. La trasmissione ha inizio. Sono seduti politici conosciuti. Fuori campo, alle spalle loro, un personaggio ingrandito dalla tecnica televisiva. E’ un giornalista che attira la mia attenzione, è Vittorio Feltri, direttore del quotidiano “Libero”. Inutile che ripeta qui la mia forte stima per il bergamasco dalla penna facile e pungente.

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21 luglio 2017 – Il 12 luglio dello stesso mese avevo registrato la trasmissione sopra riportata e detta registrazione l’ho ancora nel computer. Mi ha colpito il comportamento del Direttore del quotidiano “Libero”, di Vittorio Feltri. Uomo tutto di un pezzo. Alle domande del conduttore ha risposto senza tentennamenti. Il giornalista non ha peli sulla lingua, se ha qualcosa da dire non gira attorno agli argomenti, ma esterna senza la paura di andare controcorrente, o meglio, senza la paura di essere indagato dalla Magistratura. Chi scrive, scusatemi se me lo permetto, lo ritengo un mio fratello. La pensiamo allo stesso modo. Siamo due nordici, due polentoni e, come residenza, ci separano le sole Orobie.

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Penso di fare cosa gradita il riportare l’intervento di Feltri che ho registrato. In realtà è sbagliato definirla una registrazione, è più corretto definirlo un concentrato degli interventi:

 

“Purtroppo quando cresce l’esasperazione sono esasperate anche le reazioni quindi se si vogliono capire i problemi bisogna cercare di stare un po’ da una parte o dall’altra e tentare di mediare. Io personalmente me ne frego degli immigrati. Io abito in collina a Bergamo in mezzo al verde, a me che me ne frega dei migrati? Ma quelli che invece stanno a Quarto Oggiaro qui a Milano e che hanno a che fare con tutti questi signori di colore africano possono infastidire.

 

Io proprio me ne sbatto degli immigrati, ne arrivino quanti ne vogliono. Ho settantaquattro anni, fra qualche anno sarò morto, ma che cazzo me ne fotte degli immigrati. Bisogna pensare anche agli altri e gli altri si incazzano, non sono tranquilli come te e come me perché anche tu non abiterai in un tugurio per cui stai bene e te ne fotti degli immigrati. Te ne fotti degli immigrati come me ne fotto io. Ma dai, diciamoci sinceramente: tu te ne fotti degli immigrati, io me ne fotto degli immigrati, tutti quelli che sono in questo studio se ne fottono degli immigrati perché non hanno a che fare con loro mentre coloro, quali i milanesi o i romani che hanno a che fare con tutti gli immigrati si incappellano, si incacchiano.

 

Questo lo vogliamo capire o no, si incacchiano e protestano. Noi no. Io fra l’altro se arriva anche qualche nero che viene a lavorare in casa mia per poche lire sono anche contento, cioè non è un problema mio personale, il problema riguarda il popolo. Il popolo ne ha piene le balle, lo volete capire o no? Tanto è vero che il PD perderà un sacco di voti proprio per questo IUS SOLI… non sento più niente…non capisco più niente.”

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Sempre parole di Feltri:

“Io penso che il partito 5 stelle riesca a ottenere dei consensi perché è un partito completamente diverso rispetto agli altri e dato che gli italiani ne hanno pieno le scatole della politica, come si evince anche dalla affluenza alle urne, trovano un partito che rompe questa tradizione monotona della chiacchiera, alla quale siamo accodati anche noi questa sera; è chiaro che è attratto. Allora quando va in cabina elettorale l’elettore così comune che cosa fa? E’ da solo in cabina, si guarda in giro, non c’è nessuno che lo vede, traccia la croce sul movimento 5 stelle e fa così il gesto dell’ombrello. Io li ammiro molto perché sono lì in cabina elettorale da soli e possono fare quello che vogliono. Si sfogano, vi mandano tutti a fare in culo e si sentono meglio almeno per trenta secondi, poi se ne vanno per i fatti loro. Volevo dirvi che vi ammiro molto, che vi appassionate ancora a questi discorsi. IO INVECE VI PREGO DI NON INVITARMI PIU' PERCHE’ QUESTI DISCORSI POLITICI (SEMPRE I SOLITI) MI HANNO ROTTO I COGLIONI.

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“Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Mi permetto di fare una modifica al vecchio detto: “Se ci fosse Feltri al comando della Nazione Italia il mare di mezzo (detto sopra) si ridurrebbe notevolmente".

 

Giancarlo Bettini

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