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Lettera aperta ai democratici – dichiarazione universale dei diritti umani

ECONOMIA E POLITICA - 13 12 2018 - Giovanni Curti

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/giovanni curti

Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta La dichiarazione universale dei diritti umani, atto di fondamentale importanza che riconosce il diritto di ciascun individuo al riconoscimento delle libertà personali, dei diritti civili, della eguaglianza. In particolare si stabilisce che nessuno può abusare della forza per esercitare tirannia ed oppressione e che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le nazioni.

 

Documento storico che è parte fondante dei documenti delle nazioni unite, una risposta ai danni della seconda guerra mondiale, un manuale di convivenza civile tra i popoli.

Tutti gli articoli, sono 30, meritano di essere letti e riletti perchè sono importanti; ne ricordo 3 che mi sembrano particolarmente significativi:

Articolo 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 4 Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

 

Proprio in occasione del 70esimo anniversario della Dichiarazione Amnesty International pubblica un rapporto con accuse pesanti sul nostro paese: L’Italia gestisce in maniera “repressiva” il fenomeno delle migrazioni, mette a rischio i diritti umani dei richiedenti asilo, adotta spesso nella politica una retorica xenofoba e pratica sgomberi forzati, senza offrire alternative.

Sono valutazioni condivisibili, viste da un occhio attento. Il problema è che l’attuale maggioranza ha vinto le elezioni su questo tema, ha individuato nei migranti che fuggono da situazioni spesso complicate il nemico su cui scagliare l’attenzione pubblica. La crisi economica e la pressione dei flussi dalla Libia dal 2014 al 2017 hanno consentito a questo sottobosco di frustrazione, rabbia, contrapposizione di crescere ed alimentarsi. Lega e 5stelle hanno trovato il nemico e cavalcano l’ onda per coprire i danni che stanno facendo al governo.

 

Alla fine dopo mesi di annunci il decreto sicurezza ha avuto il via libera di camera e senato con il voto di fiducia. Il provvedimento fortemente voluto dal Ministro dell’interno Salvini e votato senza troppi problemi dai pentastellati va incontro all’esigenza di tenere alta la tensione sul tema: paura, sicurezza, immigrazione, diritto di armarsi. Parole d’ordine di impatto che ormai sono entrate nella discussione giornaliera dei cittadini italiani. Il meccanismo è semplice, convincere la popolazione che siamo in stato di emergenza ed insicurezza continua e presentarsi come lo sceriffo con la pistola in mano.

Andando ai contenuti ci si occupa piu’ di immigrazione che di sicurezza con elementi che preoccupano. Intendiamoci la politica di Salvini sul tema è nota, il problema è che non si lavora per favorire i rimpatri o avere maggior controllo delle attività degli immigrati e del territorio, si fa l’esatto contrario.

Abolizione della protezione umanitaria, smobilitazione del sistema SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) gestito dalla rete degli enti locali che con aiuto del terzo settore garantiscono un sistema di accoglienza e integrazione, raddoppio dei tempi di detenzione nei centri per il rimpatrio. Questi i provvedimenti contestati da chi si occupa da anni di immigrazione, da parte della Caritas, di Avvenire, delle organizzazioni di volontari, di molti amministratori delle grandi città preoccupati per una situazione potenzialmente esplosiva.

 

Le conseguenze pratiche del decreto saranno un aumento delle clandestinità tra gli stranieri (non potranno avere permesso di protezione umanitaria) e un minore controllo dei richiedenti asilo.

Non nuovi arrivi ma tanti stranieri già presenti nei centri e gestiti verranno sbattuti sulla strada in clandestinità. Si avete capito bene, non rimpatriati ma sbattuti sulla strada, questa la trovata geniale del Governo Lega-5 stelle.

Toccherà al volontariato quindi sopperire ancora una volta alle carenze dello Stato e mettere una pezza per prestare assistenza ai bisognosi ed evitare che migliaia di persone senza posto dove dormire e mangiare, senza permesso che consenta di lavorare o cercare lavoro vengano arruolati dalla piccola e grande criminalità. Un decreto sicurezza che potrà generare malvivenza e insicurezza. Vedremo nascere nuovi ghetti fuori e dentro le nostre città, aumenteranno i problemi e l’insicurezza dei cittadini e dei migranti.

 

Un danno per tanti stranieri che hanno trovato lavoro e sostegno dalla cittadinanza attiva e che rischiano di perdere anche questo. Scaduti i permessi non potranno piu’ lavorare, affittare una casa ed andare dal medico. Si compromette un sistema, quello degli sprar, che funziona e comincia a dare frutti.

Allo stesso tempo i dati ci dicono che i rimpatri, anche quelli volontari, sono pura propaganda. L’Italia è tra gli ultimi come rimpatri volontari, facciamo peggio della Germania, della Grecia, del Belgio, dell’Austria e della Turchia.

Paghiamo l’incompetenza e il bisogno di visibilità del Ministro Salvini,  il ruolo di ministro dell’interno è delicato e richiede attenzione e misura. Salvini invece è in continua campagna elettorale, sopravanza il Presidente del Consiglio Conte e vive in diretta facebook. In settimana una sua uscita sull’operazione della procura di Torino contro la mafia nigeriana ha rischiato di comprometterne l’esito delle indagini. Sembra che sei indagati siano ancora di fatto irreperibili. La situazione è paradossale.

 

Sono momenti delicati, ma il nostro compito è quello di tenere la schiena dritta e non arrenderci alle difficoltà. Noi stiamo con gli operatori della legge, con le forze dell’ordine che presidiano il territorio. Stiamo con chi cerca la soluzione ai problemi, con la cittadinanza attiva che dà una mano all’integrazione, siamo convinti che chi rispetta le regole e cerca una possibilità può essere una risorsa per il nostro paese e non un problema. Non buonismo, chi infrange la legge va punito severamente, perché i cittadini italiani hanno diritto alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.  Allo stesso tempo dobbiamo fare il possibile per aiutare chi è in difficoltà.

 

Non mi piace la deriva che stà prendendo il Paese, la contrazione su posizioni nazionaliste. Sono invece confortato dalla reazione di un pezzo della società, dei movimenti degli studenti in particolare. Erano anni che non si vedeva un tale fermento del mondo giovanile. C’è voglia di manifestare e di partecipare, di rivendicare il diritto al futuro e di contrastare le politiche inumane del governo, di costruire una società dove la parola razzismo non ha cittadinanza. E’ un percorso lungo che possiamo fare assieme. 

 

Giovanni Curti segretario provinciale PD Sondrio

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