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Le sanzioni alla Russia funzionano

ECONOMIA E POLITICA - 31 08 2022 - Cs

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Il leader della Lega, capitan Fracassa Salvini, non perde occasione per mettere nel mirino le istituzioni europee da cui peraltro trae vantaggi, se si considera che gode del vitalizio di europarlamentare pur avendo disertato spesso e volentieri l'aula di Strasburgo nel corso di 11 anni di disonorato servizio. Adesso si è fissato con l'inutilità, anzi la dannosità, delle sanzioni adottate dai consessi internazionali, e dell'Ue in particolare, nei confronti dei suoi (ex?) amici russi. A smentirlo clamorosamente sono una ricerca effettuata dalla celebre università di Yale e un'analisi condotta dalla Commissione europea. A giudizio del prestigioso ateneo statunitense i provvedimenti internazionali stanno avendo sensibili ripercussioni sull'economia della Russia come ammette lo stesso responsabile della banca centrale russa secondo il quale l'attività produttiva è in declino e la cessazione delle relazioni diplomatiche con l'occidente avrà gravi conseguenze a lungo termine. I russi sono incapaci di realizzare i prodotti acquistati all'estero prima dell'invasione dell'Ucraina. Per ovviare a questo inconveniente rasPutin ha cercato persino di rendere lecito il furto di proprietà intellettuali dei cosiddetti 'Paesi ostili'. Questo è avvenuto ad esempio col sequestro di aerei occidentali che ha consentito all'aviazione russa di disporre di pezzi di ricambio per i suoi mezzi. Inoltre in Russia sta avvenendo una vera e propria fuga dei cervelli: si stima che centinaia di migliaia di accademici, artisti, giornalisti, intellettuali, imprenditori e tecnici stanno fuggendo all'estero in cerca di migliori condizioni di lavoro e di vita per se stessi e le loro famiglie. Anche la ricerca di nuovi partner commerciali è difficoltosa e dall'inizio dell'aggressione all'Ucraina le importazioni sono dimezzate. E puntare sulla Cina non basta, perché i russi hanno molto più bisogno dei cinesi di quanto questi ne abbiano di loro: se l'import dalla Cina è al primo posto.per la Russia, viceversa le merci prodotte da Mosca sono soltanto all'11° posto tra quelle importate dai cinesi, ma dall'avvio del conflitto le esportazioni di Pechino verso i vicini sono calate del 50%. Quanto agli enormi profitti registrati con la vendita di petrolio e gas, come sostenuto dal leader della Lega, in realtà secondo Yale va sottolineato come sia proprio l'Ue ad assicurare questo business grazie ai suoi acquisti. Però se al blocco del petrolio dovesse aggiungersi quello del gas allora per Mosca sarebbero dolori perché trovare importatori extra europei non sarebbe semplice e inoltre si dovrebbero inaugurare altri gasdotti diretti verso gli acquirenti asiatici. Persino l'esclusivo uso dei rubli per le transazioni finanziarie rischia di divenire un'arma a doppio taglio. Non va poi dimenticato che il tenore di vita dei russi, malgrado le smentite del Cremlino, è tutt'altro che in ascesa, tenuto anche conto che oltre un migliaio di multinazionali ha abbandonato la Russia lasciando la popolazione locale priva dei propri prodotti e per giunta l'inflazione, dovuta ai settori che più dipendono dalle importazioni, è crescita dal 40 al 60%. Ma di tutto questo i propagandisti di casa nostra non parlano, e tantomeno si azzardano a citare i dati europei, in base ai quali i pacchetti delle sanzioni attuate dai 27 Paesi dell'Ue hanno causato un danno alla Russia che ammonta a circa 100 miliardi di euro, determinando già quest'anno un calo del pil del 10,4%. Gli esperti della Commissione europea hanno previsto che quest'anno le esportazioni russe verso l'Europa subiranno un brusco rallentamento, con un valore complessivo di 73 miliardi, ovvero meno della metà in confronto al 2021, e una perdita secca di 85 miliardi ben difficilmente compensabile da altri partner commerciali. Si devono aggiungere i beni congelati, valutati in circa 13,8 miliardi di euro, senza considerare che le ingenti riserve della banca centrale russa non sono più accessibili. I problemi economico-finanziari sono stati finora affrontati con disciplina e spirito nazionalistico dalla popolazione, ma non è detto che il patriottismo possa durare a lungo e senza determinare disagi sociali per salvare la Santa Madre Russia, con buona pace dell'anima di Mikhail Gorbaciov, padre della glasnost e della perestroika. Chissà cosa ne pensano i sovranisti nostrani, che dopo aver fatto cadere il governo Draghi ora si appellano all'esecutivo ancora in carica per cercare di porre rimedio al preoccupante aumento del prezzo del gas. Ma, si sa, l'incoerenza fa parte integrante della natura umana e una certa classe politica italiana non è di sicuro esente da tale difetto. Gli elettori chiamati al voto il 25 settembre non possono e non devono scordarlo.

 

Guido Monti -  Comitato provinciale per l'Europa di Sondrio

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