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La sinistra dei valori che deve tornare

ECONOMIA E POLITICA - 27 06 2017 - Alessandro Cantoni

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Foto di Francesco Pierantoni (cc 2.0)

Nell'era della post-ideologia e del tripolarismo, la sinistra deve rilanciare un nuovo progetto economico e sociale. Con maggiore responsabilità da parte di tutte le forze politiche in campo.

 

L'era del bipolarismo è finita, mentre quella della politica post-ideologica appare agli esordi. Tutto questo è avvenuto mentre il M5S è sceso in campo e da quando, non diversamente alla vecchia Democrazia Cristiana, sembra in grado di raccogliere consensi sia a destra che a sinistra, senza richiamarsi ad alcun credo o categoria politica.

 

Avrà forse ragione Giorgio Gaber quando dice che le parole «invecchiano, perdono di senso»? E se fosse realmente così, quale sarebbe - o dovrebbe essere - oggi il ruolo della sinistra, in Italia? A questo proposito si sono già interrogati i migliori esperti dell'informazione e del panorama culturale: da Tommaso Cerno e Marco Damilano al filosofo Massimo Cacciari e Wlodek Goldkorn, i quali hanno lavorato ad un'inchiesta condotta da l'Espresso (n. 24 - 11 Giugno 2017).

 

Nel nostro Paese la crisi non è più soltato economica, ma anche politica. Diciamolo pure, i cittadini non si sentono più rappresentati, bensì sono stati traditi dal sistema partitocratico. Anche il grande partito storico di sinistra, il Partito Democratico, è da annoverare nella lista delle forze politiche deludenti, come sembrano dimostrare i trend elettorali che vedono costantemente in calo la fiducia degli italiani verso il Pd a guida renziana.

 

Di sinistra, nel Partito Democratico, sembra rimasto molto poco, tanto che esponenti storici dell'ex Pci (poi Ds e, infine, PD), hanno abbandonato l'esuberante e baldanzoso Matteo Renzi. Negli ultimi anni, il partito ha infatti subito una drastica deriva centrista.

 

Oltre alla politica post-ideologica di cui è vittima il nostro tempo, appare un nuovo nemico nelle immediate vicinanze. Si tratta di un avversario temibile per le forze tradizionali di sinistra. E' la demagogia, il populismo.

 

Ad essere contagiati dal virus del populismo sono i ceti più deboli ed in difficoltà, mediamente poco scolarizzati e che stanno vivendo un forte disagio sociale. Sono i lavoratori precari, gli esclusi, i cittadini privi di un adeguato sistema di welfare e di sostegno economico-sociale.

 

Traditi dalla sinistra, che non ha saputo interpretare il crescente malessere sociale e la crescita delle diseguaglianze, si sono rivolti alle forze politiche di estrema destra, come confermano i sondaggi condotti da Emg per il tg La7 del 19 giugno, in cui appare evidente una crescita esponenziale della Lega Nord (ultimamente agli stessi livelli percentuali di Forza Italia) e di Fratelli d'Italia.

 

La sinistra ha perduto credibilità sui temi in cui risulta più debole, come immigrazione, globalizzazione, liberismo.

Una fetta consistente della politica italiana ed estera sposa sempre più la causa protezionista e conservatrice, come dimostrano i recenti casi di Trump negli Stati Uniti e di Viktor Orbàn in Ungheria. In Regno Unito, Korbyn attrae l'elettorato più giovane, principalmente per evitare una hard Brexit, voluta da Theresa May.

 

Di fronte ad una simile nebulosa populista, come dovrebbe orientarsi la sinistra? In primo luogo ponendo fine allo snobismo culturale di cui è preda da diversi anni; da quando, cioè, ha smesso di parlare alle masse in favore delle élite economiche e dei centri borghesi. Ma, soprattutto, dovrebbe ricompattarsi ed unirsi con le altre forze di sinistra che, allo stato attuale, rischierebbero di racimolare briciole o di essere addirittura escluse dai giochi, anche con una soglia di sbarramento pari al 3%.

 

La sinistra dovrebbe tornare a battersi ostinatamente contro un neo-liberismo che ha rivelato il suo sostanziale fallimento, essendo responsbile di un incremento delle diseguaglianze. Un programma di sinistra, storicamente vicina ai ceti più poveri, dovrebbe proporre, in nome di un'ideale socialdemocratico, di distribuire più equamente la ricchezza dei lavoratori, stabilendo un tetto massimo per amministratori delegati e manager di grandi aziende; promuovere politiche per la crescita della nazione da parte delle imprese e favorire un adeguato sistema cooperativistico.

 

La politica ha un'enorme responsabilità nei confronti del suo elettorato. E' un faro, una guida. Il suo ruolo non dovrebbe essere solamente rappresentativo, bensì educativo.

 

Riguardo alle tematiche di una determinata complessità e di carattere etico (penso ora al caso del fenomeno migratorio) anche le forze di destra dovrebbero dimostrare maggiore responsabilità ed abbandonare gli istinti bassi a favore invece di argomentazioni più costruttive per il Paese.

 

Perseguire linee e tendenze xenofobe fa male all'Italia e, per usare parole vecchie e forse un po' usurate, rischia di generare uno scontro tra proletari (lavoratori dipendenti sottopagati, precari, ceti poveri) e sottoproletari, ovvero i migranti e chi è più debole e fragile di noi. Occorre perseguire nuovamente politiche di welfare e di sostegno. Non è di minore importanza, pertanto, il ruolo formativo che deve essere svolto dalla politica.

 

Questo messaggio dovrebbe giungere in forma ancor più significativa dalla sinistra, ultimamente molto triste - mentre l'ottimismo è uno dei suoi pilastri - e a tratti nostalgica, ancora in difficoltà rispetto alle sfide del secolo: immigrazione, globalizzazione, welfare e tecnologia.

 

Per questo vogliamo una sinistra nuova, più pop e più unita. Solo così si può ripartire ed impedire l'avanzata della destra.

 

Alessandro Cantoni

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