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La difficoltà di essere frutticultori, Daniele Marchesi: Siamo abbandonati?

ECONOMIA E POLITICA - 10 12 2021 - Marco Travaglia

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/La difficoltà di essere frutticultori

Che il lavoro in agricoltura sia un lavoro di fatica, sempre più lontano dagli agi offerti dalla società contemporanea e adatto a poche persone, è questione risaputa. Se a questo si aggiunge la percezione di essere abbandonati dalle istituzioni pubbliche, però, la situazione diventa allarmante. È questo, in estrema sintesi, il pensiero di Daniele Marchesi, coltivatore diretto di Sernio.

 

La situazione della frutticoltura, negli ultimi 4 anni, ha subito dei gravi contraccolpi dovuti alle calamità naturali: il gelo nel 2017 e nel 2021, e la grandine nel 2018 e nel 2019.

Se il Ministero dell’Agricoltura ha riconosciuto un indennizzo per i danni subiti (il 20% circa suddiviso equamente tra le regioni), lo stesso non può dirsi per Regione Lombardia e Provincia.

 

“Chiediamo, se possibile, - afferma Marchesi facendosi portavoce di un malcontento diffuso - che anche Regione e Provincia ci aiutino, incrementando il fondo creato dal Ministero, al fine di superare queste quattro annate che, solo ed esclusivamente per eventi calamitosi e non certo per la mancanza di professionalità di chi realmente ci mette anima e corpo nel proprio lavoro, non ci hanno permesso quasi nemmeno di pagare le spese di produzione”.

 

Per fare un esempio concreto, nell’anno in corso, le gelate hanno colpito il 90% del raccolto che, quindi, non è stato possibile mettere in vendita. Le mele, come si vede nella galleria fotografica, non hanno raggiunto nemmeno la grandezza di un mandarino.

 

“Siamo a conoscenza – continua Marchesi - che nessuno ci ha mai promesso nulla, ma ad ascoltare la Provincia si sente parlare solo di aiuti per le strade, per il settore turistico e mai una parola sulla frutticoltura. Le aziende sono sull’orlo della chiusura e tante hanno già chiuso o ridotto notevolmente i terreni lavorati: sfido chiunque a mostrarmi pubblicamente il contrario. Frutteti abbandonati un po’ ovunque a macchie di leopardo nella zona del tiranese, zona d’eccellenza della frutticoltura valtellinese”.

 

Il paradosso, inoltre, riguarda poi lo stanziamento, da parte di Regione Lombardia, di milioni di euro, destinati però agli investimenti. “Una parte di questi soldi – spiega Marchesi – li mette la regione, ma il resto li deve mettere ancora il contadino; ma come fa se non ne ha?”.

 

“A questo punto – aggiunge Marchesi - a chi, come me, giovane coltivatore valtellinese, che fa della frutticoltura il suo unico reddito per la famiglia, resta una sola domanda: ma a provincia e regione interessa ancora la frutticoltura in Valtellina, interessa ancora a qualcuno che la nostra valle sia coltivata, ben gestita e possa essere visitata in tutto il suo splendore? O è forse il caso di abbandonarla e lasciar fare alla natura il proprio corso?”.

 

Marchesi, infine, ribadisce nuovamente l’impressione di non essere calcolati dalle istituzioni regionali e provinciali: “Il ministero ha prestato il proprio aiuto e lo ringraziamo, ma vediamo le nostre rappresentanze sia regionali sia provinciali parlare di elargizione di fondi, fuorché alla frutticoltura. Uno dei prodotti che rappresenta la nostra valle, la mela, dov’è? Forse non è chiaro a qualcuno, - conclude Marchesi - c’è bisogno di ribadire che così non possiamo continuare: andando avanti di questo passo i frutteti in valle saranno solo un bel ricordo”.

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