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Il no a Draghi è un no all'Europa

ECONOMIA E POLITICA - 04 08 2022 - Cs

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/Europa

La crisi di governo aperta il 20 luglio ha gravemente danneggiato gli interessi del nostro Paese e la sua credibilità internazionale, e per giunta ha chiuso la storica possibilità di riforma dell'Ue offerta dalla Conferenza sul futuro dell'Europa, dibattuta anche in Valtellina nelle assemblee cittadine tenute a Sondrio e Tirano alla presenza di amministratori locali e di esponenti della società civile. Dunque il delitto politico imperfetto è stato realizzato e Mario Draghi ha tolto il disturbo per volontà di un'accolita di suoi detrattori, molti dei quali dell'ultima o penultima ora. Chi è già proiettato alle prospettive del dopo voto di fine estate ha fatto prevalere i suoi sofismi bizantini e i propri sussulti di presunta dignità, meritevoli di miglior causa, sulle necessità essenziali per gli italiani, che hanno assistito attoniti e impotenti a tanto scempio. Populisti e sovranisti si sono cacciati con le loro mani in un angolo buio dal quale però confidano di riemergere col consenso di un elettorato peraltro stanco dei giochi di palazzo. Ma i tanti Bruto che hanno pugnalato Draghi dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza e rendersi conto del male arrecato al nostro Paese, e non solo. La stessa Ue, bisognosa di unità d'intenti in questo difficile frangente storico contraddistinto dall'aggressione russa all'Ucraina con le relative e gravi conseguenze diplomatiche ed economiche, ha manifestato palesemente il suo sconcerto ed il profondo sconforto per la fine di un esecutivo sul quale contava molto. Da un canto la Commissione europea attendeva dall'Italia provvedimenti e riforme per dare il via libera ai fondi previsti per l'attuazione del Pnrr, dall'altro le istituzioni europee facevano affidamento sull'esecutivo guidato da Draghi, una figura di specchiata onestà e di indiscusso prestigio internazionale, per dare un impulso al processo d'integrazione europea. Adesso tutto viene rimesso in discussione da una crisi di governo intempestiva quanto scellerata e a questo punto c'è solo da augurarsi che dalle prossime elezioni possa emergere una classe dirigente più avveduta e lungimirante, e attenta ai reali bisogni popolari piuttosto che ai propri banali e meschini interessi di bottega. Ora più che mai occorre seminare bene e indirizzare lo sguardo dei giovani, che rappresentano il nostro futuro, oltre i confini di situazioni contingenti se si vuole uscire dalle acque stagnanti della politica italiana e procedere al meglio verso l'unione federale dell'Europa, unica valida risposta alle tante drammatiche e insolubili questioni attualmente sul tappeto.   

 

Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l'Europa di Sondrio 

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