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Enoturismo, opportunità per il territorio: "E c’è un corso regionale"

ECONOMIA E POLITICA - 13 04 2021 - Redazione

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L’enoturismo come soluzione per promuovere non soltanto il vino, ma anche per raccontare la storia dell’azienda, mostrare agli ospiti le varie fasi della vinificazione e sostenere il turismo sul territorio. Ci sono anche aziende della provincia di Sondrio fra quelle che stanno partecipando da alcuni giorni al primo corso online per operatori enoturistici organizzato da Coldiretti Lombardia e che sta coinvolgendo agricoltori da tutta la regione, scrigno per vini di qualità rappresentati da 5 Docg (tra cui due valtellinesi: lo Sforzato di Valtellina e il Valtellina Superiore con le sottozone Valgella, Sassella, Maroggia, Inferno e Grumello) 21 Doc e 15 Igt.

 

Sono dieci gli appuntamenti del percorso formativo dedicato alle imprese agricole vitivinicole. Al termine delle lezioni, i partecipanti che frequenteranno almeno l’80% delle ore riceveranno l’attestato necessario per iscriversi all’elenco regionale degli operatori enoturistici.

 

Un’opportunità anche per il territorio della provincia di Sondrio, caratterizzata dai terrazzamenti che, per il solo versante retico, raggiungono un’estensione di oltre 850 ettari coltivati a vigneti, rispetto ai quasi mille totali. Oltre il 90% dei vigneti valtellinesi e chiavennaschi è su territori terrazzati o in ripa scoscesa: di questi, ben 400 ettari superano una pendenza del 30%. L’altimetria varia dai 300 agli 800 metri sul versante retico che da Dubino si spinge a Tirano, con punte che arrivano a 900 metri.

 

Diverse le tematiche trattate durante la formazione: dalla normativa di riferimento alla fiscalità, dalle regole dell’accoglienza all’attività didattica enoturistica fino al marketing territoriale. “L’enoturismo – spiega Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio – è quella forma di turismo tematico che pone al centro dell’esperienza il vino, la sua produzione e il legame con il territorio. A livello nazionale si stima che valga già oltre 2,5 miliardi di euro e, una volta usciti dall’emergenza sanitaria, potrà rappresentare la chiave di ripartenza per le aziende vitivinicole che oggi devono fare i conti con l’impatto economico negativo provocato dal coronavirus”.

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