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“Eia eia alalà” e i fascisti "de core"

ECONOMIA E POLITICA - 10 08 2017 - Alessandro Cantoni

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/fascismo

La nuova legge voluta da Emanuele Fiano (Pd) e che regolamenta l’inasprimento delle pene per il reato di apologia del fascismo non è solamente inutile. È semplicemente sbagliata.

 

Per due ragioni. La prima è di carattere politico.

L’Italia è un Paese democratico, non dittatoriale. Proprio in virtù di tale fatto, non possiamo impedire che i cittadini esercitino la loro libertà di coscienza.

 

Secondo punto, ed è quello principale, in Europa la stagione dei fascismi e dei comunismi sovversivi è definitivamente conclusa, come ricordava a buon titolo anche Enrico Mentana, giornalista e direttore del Tg La7.

 

La questione è un’altra. Abbiamo realmente paura dei nostalgici? Siamo perciò disposti a rinunciare alla libertà tanto sudata e faticata?

Del resto si sa, l’Italia è un Paese smemorato.

E allora occorrerà ricordare non solamente la guerra di liberazione ad opera delle forze armate anglo-americane e dei partigiani (che nei primi anni del Dopoguerra si macchieranno le mani di sangue e dei crimini più efferati contro centinaia di famiglie ritenute cospirazioniste), bensì la battaglia ideologica contro ogni limitazione della libertà di espressione e di coscienza. Da Benedetto Croce e i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, in risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti di Giovanni Gentile, ai rappresentanti politici di quel tempo. Da Rosselli, di Giustizia e Libertà, al cattolico Luigi Sturzo, che dimissionò dal Partito Popolare Italiano, sino ad Antonio Gramsci, incarcerato e messo a tacere per colpa delle sue ideologie, ritenute sovversive.

 

Durante gli anni del regime, non correvano tempi buoni per la stampa clandestina né per i dissidenti (a quel tempo socialisti, comunisti e in parte cattolici).

 

Introducendo il reato di opinione e di apologia del fascismo, pertanto, siamo precipitati nello stesso clima dei tempi bui; anzi, della Peste nera. Siamo ricaduti nella trappola della Censura.

 

I nostalgici dei “bei tempi antichi” devono avere la stessa libertà dei non meno fanatici comunisti filo-sovietici. Per entrambi provo un profondo senso di aberrazione, ma non sono gli interessi soggettivi a dover prevaricare quelli oggettivi, della comunità.

 

La storia ci insegna che nella nostra Democrazia c’è spazio per tutte le idee, qualora non siano affiancate da comportamenti violenti, atti alla ricostituzione di organizzazioni para-militari. L’età in cui temere i “neri” e i “rossi” appartiene ad un’altra stagione politica, ormai superata. Quella della guerra civile e degli anni di piombo.

 

Alessandro Cantoni

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1 COMMENTI

10 08 2017 18:08

Méngu

Caro signor Cantoni, lei afferma “Del resto si sa, l’Italia è un Paese smemorato”. Io non sono smemorato, nemmeno lo era mio padre classe 1911, combattente e ferito due volte nell’ultima guerra mondiale. Semmai , come dice lei, per coloro che non hanno memoria consiglio di ripetere ogni sera prima di coricarsi la frase che si trova incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau:” Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo” . Io credo che il pericolo sia sempre incombente.