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Congiuntura economica: indicatori in miglioramento

ECONOMIA E POLITICA - 03 08 2017 - Redazione

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I dati dell’Osservatorio Congiunturale relativo al primo semestre 2017, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Unindustria Como, mostrano un quadro in miglioramento, sia sul fronte tendenziale, sia a livello congiunturale.


Gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e fatturato evidenziano un incremento su entrambi gli orizzonti temporali di riferimento. Il confronto con i primi sei mesi del 2016 mostra infatti una variazione tendenziale di circa il 2,1%, con andamenti omogenei per i tre indicatori.

 

Il dato congiunturale, misurato rispetto ai livelli della seconda metà dello scorso anno, si attesta invece a quota 3,4%, al di sopra delle previsioni formulate in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (+1,3%).
L’analisi del tasso medio di utilizzo degli impianti produttivi evidenzia un incremento rispetto ai livelli del semestre precedente di circa 4 punti percentuali, passando dal 65,4% dello scorso anno al 69,6%.
Permangono differenze a livello dimensionale, con le imprese oltre i 50 occupati che comunicano un maggior utilizzo della capacità produttiva (79,7%) rispetto alle aziende di dimensioni minori (62,0%).

 

A livello settoriale, invece, l’impiego della capacità non mostra particolari distinzioni. La produzione non realizzata internamente ma affidata ad attività di subfornitura determina un ulteriore 7,3% e dipende prevalentemente da soggetti nazionali (6,5%). Negli ultimi mesi del semestre, e in particolare tra aprile e giugno, le vendite delle imprese del campione hanno registrato una fase positiva. I giudizi espressi riguardo l’andamento del fatturato sono improntati alla crescita per oltre quattro imprese su dieci, sia sul mercato domestico (46,3%), sia per quanto riguarda l’export (41,6%). 

 

Le esportazioni determinano in particolare circa un terzo del fatturato totale (31,4%), confermando la propensione all’internazionalizzazione delle imprese del campione. Il principale mercato di riferimento oltre confine è rappresentato dall’Europa Occidentale dove viene realizzato il 16,7% delle vendite. Seguono per importanza l’Est Europa (3,2%), gli Stati Uniti (2,9%), i BRICS (2,7%), l’Asia Occidentale (2,4%) e l’America Centro-Meridionale (1,4%).

 

Conformemente a quanto esaminato per l’utilizzo della capacità produttiva, il fatturato realizzato all’estero varia secondo la dimensione aziendale: le imprese con oltre 50 occupati realizzano quasi la metà (46,7%) delle vendite oltre confine, mentre per le
imprese più piccole la percentuale è inferiore (20,1%).


Non si riscontrano particolari andamenti anomali riguardo i costi legati all’approvvigionamento delle materie prime: le imprese del campione hanno comunicato variazioni al di sotto di tre punti percentuali. In media, l’incidenza delle commodities sul totale dei costi aziendali risulta pari a 32,2. I rapporti tra le imprese e gli Istituti di credito risultano caratterizzati da condizioni diffusamente stabili.

 

Nel caso delle spese e delle commissioni, nonché della richiesta di garanzie e tassi, l’86,5% del campione non comunica variazioni. Considerando invece la disponibilità degli Istituti a concedere nuove linee di credito o ad allargare quelle esistenti la stabilità è
segnalata nel 69,5% dei casi.


Anche i giudizi riguardanti lo scenario occupazionale tracciano un quadro di diffusa stabilità, come confermato da oltre due imprese su tre, a cui si accompagna una prevalenza di indicazioni di crescita rispetto alla diminuzione.

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