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Aspettando i barbari sciogliamo Roma e mandiamoli tutti a casa

ECONOMIA E POLITICA - 03 12 2018 - Alessandro Cantoni

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Rimediare ai pasticci della potestà romana non sarà una quisquilia da festicciola natalizia, e lo sappiamo.

Tanto più se l’esperienza ci insegna che a riprendersi dalla sbornia ci vuole almeno il tempo di una ronfata. Eppure Roma se la dorme da un pezzo dopo essersi sbronzata allegramente al banchetto di Buzzi e Carminati.

 

Ma non buttiamoci giù, ché un colpo di grazia potrebbe arrivare dalla Costituzione. Chiedo scusa dunque se una volta tanto mi vedo costretto a tirare per la giacchetta i costituenti, quei pezzi da novanta della Prima Repubblica.

 

All’articolo I20 della Carta si dice che «il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni […] quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica».

 

Nella Capitale della monnezza, su ogni abitante gravano 4200 euro di debito. Ora, per uscire dal pantano l’unica proposta che mi suggerisce non il buon Dio ma il buon senso, è quella di sciogliere il governo capitolino e di mandare tutti a casa. Mi rivolgo quindi al socio di casa, Salvini, e più in generale alla Lega. Costoro hanno sempre governato in modo decoroso la cosa pubblica e lo hanno dimostrato in questi anni amministrando due regioni prospere e virtuose come la Lombardia e il Veneto, senza mai colpo ferire. Una volta che i sovranisti si saranno impossessati del Consiglio comunale, suggerisco al Capitano di dare alle fiamme i municipi di Roma, inutili e dispendiosi.

 

Non c’è tempo da perdere vista l’inerzia dello spaventapasseri Raggi, che non riesce manco a tenere lontani quattro falchi e uccellacci del malaugurio. A noi servirebbe qualcuno dalla pellaccia dura. Di uomini così, in salsa padana, non ne abbiamo a bizzeffe. Aspettiamo i barbari invocati da Kavafis, sperando non si rivelino una «soluzione come un’altra», dopotutto.

 

Alessandro Cantoni

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