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Vittorio Feltri, Eugenio Scalfari, Camilla cederna: “Il Giornale nuovo” dell’amato Montanelli

CULTURA E SPETTACOLO - 26 05 2017 - Giancarlo Bettini

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/Giancarlo Bettini di Tirano

Anni settanta del secolo scorso. Sono a Milano, passeggio nei pressi di Piazza Leonardo Da Vinci, davanti al Poli in attesa di entrare nella vicina Facoltà di Architettura. Ho sotto il braccio il quotidiano da poco uscito, opera del un mio idolo, Montanelli, e titolato “Il Giornale nuovo”. Un amico mi si avvicina e mi dice: “Non sai che sei in pericolo, il giornale che hai sotto il braccio è un’arma se vista da qualche sessantottino. Montanelli, che ne è fondatore e Direttore, giace in un letto di un ospedale gambizzato. In altre parole gli hanno sparato alle gambe”. Me ne sono ben guardato dall’eseguire quanto suggeritomi. Erano gli anni che i figli di papà giungevano alla facoltà con macchine e moto fuori serie sottratte ai genitori per giungere all’Universita’ con lo scopo di contestare coloro che gli avevano dato la vita. A quell’amico timoroso ho raccontato subito quanto avvenuto poco prima: la vigliacca uccisione del Commissario Calabresi, la mia visita a casa sua, davanti alla sua bara, i miei occhi lucidi, fissi sul volto immobile. Correva l’anno 1972.

 

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Una persona che stimo quanto stimavo Montanelli è Vittorio Feltri. So che il noto giornalista non ama paragoni, ha una sua personalità. Feltri ha diretto vari quotidiani a tiratura nazionale. Oggi è direttore di “Libero”, uno dei pochi quotidiani che riportano fatti purtroppo veri, fatti che avvengono nella nostra bella Italia abbruttita da uomini di sinistra. Immodestamente dico a tutti gli amici dai capelli bianchi che, come pensiero, sono una fotocopia “feltriniana”. Da alcuni giorni, in questo mese di maggio prosegue la diatriba tra “La Repubblica e “Il Giornale”. E’ una lotta tra i due nemici che ricorda quanto avvenne nel 1972, la delinquenziale uccisione del Commissario Luigi Calabresi. Scalfari e la sua massa di sinistri, anche famosi, con i loro scritti, avevano provocato l’assassinio dell’uomo di Stato. Oggi alcuni di loro si dichiarano pentiti, ma a me i loro pentimenti fanno schifo. Forse dei falsi pentiti ha fatto parte anche Camilla Cederna, oggi defunta. Donna che andrebbe ricordata come femmina salottiera e sinistroide che ha provocato disastri a catena. E’ l’autrice di un libro che ha contribuito alle dimissioni del Presidente della Repubblica Giovanni Leone. La reazione del primo cittadino italiano dal Quirinale non è mancata. La Cederna, che ha avuto lontani parenti valtellinesi, ha perso tutte le vertenze giuridiche e molti denari.

 

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Sono trascorsi 45 anni dall’assassinio di Luigi Calabresi. Del figlio che oggi è direttore di un giornale non desidero parlarne. Vorrei invece ritornare al fondatore del quotidiano “La Repubblica”, a Eugenio Scalfari. Per quanto tempo, da oggi, durerà la lotta giornalistica con Feltri non lo sappiamo. Sappiamo invece che all’ultra novantenne Eugenio, sinistroide a vita, non mancano contatti con colui che, da alcuni anni, ha lasciato l’Argentina per insediarsi a Roma, in Vaticano. Con l’uomo della Misericordia c’è un certo feeling. Sbaglierò, ma penso che Scalfari pensi di essere un secondo Dio. Ma tutto è una pia illusione. Assomiglierà forse, questo feeling, a ciò che ha contagiato molti cattolici che, sbagliando, credono ad un possibile matrimonio tra cattolici e mussulmani.

 

Giancarlo Bettini

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1 COMMENTI

26 05 2017 15:05

Méngu

Condivido il Tuo articolo , caro Giancarlo, e penso che molti Valtellinesi con i capelli ormai bianchi abbiano un caro ricordo del grande giornalista Indro Montanelli. Cito quello che scrisse in un suo memorabile articolo di fondo , il 24 luglio sul “ Giornale nuovo “ di Milano, riguardo noi Valtellinesi quando vi fu la disastrosa Alluvione del ’87. “Stanziamo i soldi, ma diamoli ai valtellinesi. Sono gli unici che sanno come spenderli per le loro valli e che forniscono garanzia di non rubarli. E’ gente che merita, come a suo tempo la meritarono i friulani, la nostra fiducia. Il coraggio, la compostezza, la misura, la dignità con cui hanno saputo reagire alla catastrofe, sono, o dovrebbero essere, un esempio per tutti. Ieri, davanti allo spettacolo che la televisione ancora una volta ci proponeva di quei costoni mangiati dalla frana, di quegli squarci aperti dai torrenti impazziti nella carne viva della terra, di quei desolati sudari di fango, mi è venuto fatto di pensare quanto ci piacerebbe sentirci italiani se l’Italia fosse, anche sommersa, tutta Valtellina “