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Una questione di lapidi, tricolore e visite illustri a Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 20 04 2017 - Ivan Bormolini

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/Piazza Cavour la statua della storia la Maria Luisa
Piazza Cavour la statua della storia la Maria Luisa

Sotto la dominazione austriaca, iniziata nel 1815, quando la Valtellina era stata annessa al Regno Lombardo Veneto, possiamo dire che Tirano e la valle erano state al centro di decisivi interventi in tema di opere pubbliche.

 

La realizzazione della strada dello Stelvio (1820-1825 ), progettata e diretta nei lavori dall'ingegner Carlo Donegani, all'epoca direttore delle opere pubbliche in Valtellina, è tutt'oggi da definirsi un'arteria viabilistica prodigiosa per gli aspetti tecnici.

 

Oltre ad altre opere, non si può non citare che a Tirano in quel periodo, sempre su progetto e direzione del Donegani, venivano realizzate le arginature del fiume Adda, dando così allo stesso l'attuale percorso, scongiurando le esondazioni che minacciavano l'abitato e le colture.

 

Nel 1825, la strada dello Stelvio era conclusa e per la sua inaugurazione era atteso in valle, e quindi anche a Tirano, l'imperatore Francesco I. Per questo, nella nostra Tirano, ci si era prodigati per ingrandire ed abbellire l'allora piazza d'Armi o del Pretorio, che era stata anche ribattezzata con il nome di piazza del Mercato. Solo più tardi, come ricordano gli eventi storici, la grande piazza era stata dedicata al tessitore dell'Unità d'Italia ovvero Cavour.

 

Nonostante l'opera di abbellimento della storica piazza, è facile pensare che i tiranesi erano rimasti delusi e forse presi da un certo sconforto. Infatti, l'imperatore Francesco I, non sentendosi in grado di affrontare il viaggio, aveva inviato in valle il cancelliere Metternich.

Si sa che questo cancelliere non nutriva grandi simpatie per l'Italia e definiva gli abitanti ed il nostro paese come “un'espressione geografica”.

 

Non è dato sapere se Metternich avesse apprezzato la piazza nella sua nuova veste, ma sappiamo che il 6 luglio 1825, giorno del suo passaggio da Tirano, si era recato al santuario a fare le sue devozioni.

 

Passiamo ora al 1838. Tirano era in giubilo ed in festa per il passaggio dell'imperatore Ferdinando d'Austria e della moglie Carolina. Questi erano in viaggio verso Milano, dove l'imperatore doveva essere incoronato re del Lombardo Veneto. La coppia imperiale aveva pernottato Bormio per poi passare da Grosio e giungere a Tirano il 25 agosto di quell'anno.

 

Anche in questa occasione la piazza era stata nuovamente arricchita con la bella fontana tutt'oggi al centro della stessa piazza. Della fontana che oggi ammiriamo, con la bella statua in marmo di Carrara opera dello scultore milanese Giuseppe Crof, parleremo più diffusamente nella rubrica dell'arte nei prossimi mesi.

 

Cosa rimane oggi a testimonianza di queste due visite? Il titolo di questo pezzo non è assolutamente casuale; infatti ci porta a parlare della prima lapide che era stata collocata nei portici di via XX Settembre, nell'ambito del monumentale palazzo Marinoni.

 

Questa celebra, in lingua latina, l'arrivo a Tirano dei due imperatori della casa d'Asburgo definiti “deliciae popolorum” ovvero delizia dei popoli. Certo sarebbe stato positivo veder giungere in paese anche il primo imperatore nel 1825, ma come ricordato era stato inviato il Metternich, e non sappiamo se quest'ultimo era stato accolto con festoso giubilo.

 

Al di là dei pubblici ringraziamenti dei nostri concittadini dell'epoca per la realizzazione delle arginature ai governanti austriaci, e la posa della lapide, mi sono posto alcune riflessioni in merito.

 

Viene oggi da chiedersi, sapendo di alcuni fatti risalenti a quell'epoca, e considerando il regime poliziesco in atto nel periodo del Lombardo Veneto, se proprio tutti i tiranesi avessero unanime pensiero nel mettere in atto queste opere di abbellimento della piazza in onore degli imperatori austriaci e soprattutto se durante il passaggio della coppia imperiale proprio tutta l'intera popolazione avesse manifestato tanto giubilo.

 

Passiamo ora alla seconda lapide che ricorda l'arrivo a Tirano di un altro illustrissimo personaggio ovvero Giuseppe Garibaldi che aveva soggiornato a palazzo Salis, dove appunto era stata collocata la lapide.

 

Nel 1859 si combatteva la seconda guerra d'indipendenza nazionale contro i dominatori austriaci. Garibaldi era in valle con l'intenzione di attaccare gli austriaci nella zona dello Stelvio. Tralascio qui la questione inerente a quelle intense giornate e le vicende dei Cacciatori delle Alpi, per concentrarmi su Tirano e sulla situazione di quei giorni di fine giugno.

 

Se ventun' anni prima, nel 1838, si accoglieva con manifestazioni da grande festa la coppia imperiale austriaca, nel giugno del 1859, con altrettanta grande festa, ci si preparava all'arrivo trionfale del condottiero Giuseppe Garibaldi, dunque lo spirito patriottico dei valtellinesi e dei tiranesi contro i dominatori austriaci aveva fatto ben presto scordare i fasti legati a quel passaggio imperiale e forse pure quella lapide "deliciae popolorum"; adesso la delizia del popolo era un'altra e gli obbiettivi da raggiungere, come sappiamo, ben più ambiziosi.

 

Ma veniamo ai fatti: il comune di Tirano si era rivolto ai cittadini con un proclama di grande ammirazione per il passaggio del famoso condottiero. Tirano era tutta un tricolore: all'ingresso del ponte nuovo, in onore di Garibaldi, era stato realizzato l'arco trionfale con una spesa di Lire 24,27. I documenti e la ricerca testimoniano che molti tiranesi avevano lavorato per gli addobbi nelle giornate tra il 28 ed 29 giugno, erano andati nei boschi per “far muscolo e dasa” e per compenso si erano accontentati di una patriottica merenda.

 

Certo è che con tanto tricolore a Tirano, spicca la questione dell'enorme bandiera posta sul campanile del santuario di Madonna. Il suo sventolio avrà certamente contribuito a festeggiare l'arrivo del condottiero Garibaldi, su questo non abbiamo dubbi, ma a quel grande tricolore si era legata una diatriba che certo qualche imbarazzo lo aveva creato per forza. A chi spettava l'onere del pagamento?

 

Della questione, si sa che se ne era parlato a lungo nei consigli comunali: si evince che addirittura, qualche anno dopo, non era stata pagata al fornitore essendo sorte delle contestazioni tra il Comune e la fabbriceria del santuario per decidere a chi toccasse l'onere del pagamento; sarebbe bello poter sapere come questa questione sia andata a finire...

 

Ivan Bormolini

 

Fonti

“Tirano” di don Lino Varischetti, finito di stampare il 29 settembre 1961, Tipografia Bettini Sondrio

“Tirano il centro storico storia arte architettura” di Gianluigi Garbellini, stampa Lito Polaris Sondrio

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