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San Carlo Borromeo nell'arte tiranese

CULTURA E SPETTACOLO - 02 07 2021 - Ivan Bormolini

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/SAN CARLO BORROMEO IN VISITA LA TEMPIO DELLA BEATA VERGINE DI TIRANO NEL 1580
SAN CARLO BORROMEO IN VISITA LA TEMPIO DELLA BEATA VERGINE DI TIRANO NEL 1580

(Ultima parte di I. Bormolini) Ci siamo lasciati ieri con alcuni fatti più o meno famosi che avevano legato San Carlo Borromeo a Tirano, tra i quali la storica visita al Santuario del 23 agosto 1580.

Anche in campo artistico, nella nostra città vi sono particolari riconducibili al Santo ed il primo riguarda proprio la citata visita.

Percorrendo via Luigi Torelli, sulla facciata del palazzo della nobile famiglia, notiamo un affresco ormai stinto e poco leggibile che raffigura proprio quel fatto.

L'opera è del pittore sondriese Antonio Caimi e risale al 1884; la produzione di questo artista per ciò che concerne la Valtellina non è definita vastissima, si contano infatti una trentina di opere. Sempre riferendosi alla visita del Borromeo a Tirano per mano del Caimi, c'è in una collezione privata, un olio su tela che misura cm 40,4 x 27 (immagine di copertina).

Nella stupenda raffigurazione, si evince chiaramente la grande fede e la devozione al Borromeo da parte della folla accorsa quella mattina al Santuario per ascoltare le sue parole.

Osservandola bene, fuori dal portale principale del tempio, si può pensare che tra quegli uomini vestiti di nero e grigio vi fosse il famoso Delegato del governo dei Grigioni di cui si è parlato ieri.

Lasciata la via dedicata al Conte Luigi Torelli, desidero fermarmi per un istante nella Collegiata di San Martino. In questo nostro luogo Sacro, nel vasto campionario di reliquiari, ve ne sono quattro a busto di identica fattura e riproducenti nel volto e nelle fattezze i Santi vescovi san Martino, sant'Ambrogio, sant'Abbondio e appunto san Carlo Borromeo, quest'ultimo con volto glabro e naso pronunciato.

Non si conosce la provenienza di queste raffinate opere che è sicuramente lombarda, le stesse risultano in dotazione alla parrocchiale fin dal 1806 e vengono esposte sull'altare maggiore in occasione della celebrazione delle principali solennità.

Adesso dirigiamoci nella via tiranese che ci ricorda il Santo di Arona, via San Carlo, una strada che come via Luigi Torelli è tra le principali del cuore del centro storico della città.

E' sufficiente raggiungere l'arco nella stretta via, per vedere il portale d'ingresso della chiesa di San Carlo che non presenta particolari architettonici di rilievo.

Per osservare bene l'esterno della chiesa, basta percorrere le due vie che costeggiano il fiume, certamente dall'argine di via Lungo Adda Ortigara ne possiamo meglio cogliere gli aspetti.

La facciata del piccolo tempio, è tra le case, spicca la grande finestra di tipo “termale” che dà luce al presbiterio, si vede bene il piccolo campanile a vela dove, nella sua apertura, è alloggiata la campana.

A differenza di altre chiese del Seicento, dove gli ambienti erano tetri e poco luminosi, troviamo un’aula armoniosa e ben illuminata dalla già citata finestra di tipo “termale”.

Notevoli e di grande pregio le parti artistiche riferite a San Carlo: un cartiglio con il motto “ San Carlo Humilitas”, e tra i tra medaglioni affrescati con cornice in stucco, uno raffigura San Carlo.

Pregevole è la pala dell'altare risalente ai primi del Seicento ad opera del pittore bresciano Francesco Zugno, allievo di Palma il Giovane.

In perfetta sintonia con le istanze della pittura della Controriforma, sobria ed ordinata con figure prive di ogni orpello, la pala dello Zugno, ci mostra i Santi Francesco e Carlo in preghiera al cospetto della Vergine Maria con il Bambino Gesù.

Per concludere mi pare doveroso fare qualche cenno sulla storia della chiesa dedicata a San Carlo.

Originariamente l'oratorio apparteneva alla famiglia Venosta, all'interno c'è lo stemma di Simone Venosta il fondatore.

Le prime notizie sulla chiesa si trovano negli atti della visita pastorale del vescovo di Como Filippo Archinti del 1614. Agli inizi era dedicata ai Santi titolari Francesco e Carlo, negli atti il vescovo affermava che il tempio era stato iniziato da due anni e che la struttura era già stata terminata.

Era già officiata nel giorno festivo e due volte alla settimana dal cappellano Camillo Cattaneo dietro compenso di quaranta aurei, versati dalla famiglia Venosta.

A consacrare la chiesa a nome del Cardinale Desiderio Scaglia, vescovo di Como da 1622 al 1625, era stato il visitatore apostolico Sisto Carcano nel 1624.

Nel documento ufficiale inerente alla consacrazione non appare più il nome di San Francesco, ma solamente quelle di San Carlo, “ Ecclesia S. Caroli est oratorium familiae D.D. Venosta” ( La chiesa di San Carlo è l'oratorio della famiglia dei Signori Venosta ).

La stessa famiglia, nel 1637, aveva ceduto parte dei fabbricati, tra i quali il tempio a Giovanni Salis, il quale da subito aveva dato inizio alla costruzione del grandioso palazzo.

All'interno della chiesa si trovano lo stemma di Giovanni Salis e quello della consorte Costanza Perari di Castione. I due coniugi erano stati molto prodighi per questo tempio promuovendo ornamenti, decoro e dotazione di beni.

Altre notizie ancor più dettagliate sulla chiesa gentilizia sono risalenti a molti anni dopo e si riferiscono in particolare alla visita pastorale del 1752 da parte del vescovo Ag.no Maria Neuroni, alla guida della nostra Diocesi dal 1746 al 1760.

L' assetto architettonico, l'arredo e gli ornamenti in stucco in parte già ricordati, attestavano in modo eloquente la cura riservata dai Salis alla loro cappella, dotata inoltre di un apposito “beneficio” per il mantenimento di un officiante.

La vitalità del tempio in quelle epoche è confermata anche dall'inventario del 1788, in quel documento si elencavano minuziosamente “mobili, paramenti e bancaria”, citando diverse suppellettili e arredi sacri quali per esempio candelieri, crocifissi e reliquiari.

Vi era poi stato un dono del tutto particolare: vi ho parlato ieri di Giovanni Pietro Stoppani quale primo rettore del Collegio Elvetico e grande amico fidato di San Carlo Borromeo. Lo Stoppani cedeva a Francesco Venosta nel 1624, il messale romano che aveva avuto in dono proprio da San Carlo Borromeo.

Vi lascio alla carrellata fotografica finale dove troverete alcune immagini delle opere citate e della chiesa di San Carlo.

 

 

FONTI: TIRANO. Il centro storico storia arte architettura. Autore: Gianluigi Garbellini. La Chiesa di San Carlo pag. 160, 161, 164 e 165. Stampa: Lito Polaris Sondrio.

Anche la fotografia “La pala dell'altare nella chiesa di San Carlo” è tratta dalla stessa fonte pag.161 ed è di Livio Benetti.

LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori Gianluigi Garbellini William Marconi. Finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini Sondrio. Dal capitolo ottavo, I sacri arredi pag. 515 a cura di Gianluigi Garbellini.

La fotografia “Il busto di San Carlo Borromeo” è tratta dalla stessa fonte a pag 514 ed è di Ivan Previsdomini.

L'immagine  di copertina “San Carlo Borromeo in visita al tempio della Beata Vergine di Tirano nel 1580” è tratta dal volume “Il Santuario della Madonna di Tirano 1504-2004. Alessandro Dominioni Editore. Vari autori e storici hanno dato vita all'opera. Stampa: Tipografia Bettini Sondrio. Pag. 228.

Dove non sin qui indicato le altre fotografie sono di Ivan Bormolini.

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