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Romanzetto tiranese - Un anno dopo: il testamento e la lite in famiglia

CULTURA E SPETTACOLO - 06 08 2020 - Ivan Bormolini

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/Il testamento

(Ottava parte di I. Bormolini) Era passato un anno da quella presentazione al Grand' Hotel Tirano. Anna continuava a fare la sua vita e la storia con Giovanni Gioacchino Brembilla procedeva a cadenza quindicinale, ben rari erano stati gli incontri con i famigliari.

In quei fine settimana alterni, però il Brembilla era ormai riuscito nel suo intento, ovvero convincere Anna a trasferirsi a Milano e collaborare con lui nell'apertura di un nuovo supermercato.

Anna, che ben immaginava che quella sua decisione avrebbe arrecato dispiacere ai suoi, comunque era decisa, aspettava solo il momento più propizio per licenziarsi e lasciare Tirano, assecondando i desideri e le promesse del suo fidanzato.

Giovanni Gioacchino, le aveva assicurato mari, una vita fatta di lavoro ma anche di lusso e ricchezza. Sapeva bene che facendo leva soprattutto sulla ricchezza, Anna sarebbe ceduta.

Giuseppe appariva sempre più vecchio e stanco, i due cantieri di proprietà del nobile Alfonso si avviavano alla conclusione, ma per i due c'erano in vista nuove opere.

Anche la madre Adele, pareva aver perso la brillantezza professionale di un tempo, anche perché anche per lei gli anni avanzavano e gli acciacchi si facevano sentire.

Ninin a differenza della sorella, si era reso conto che i genitori nel giro di poco tempo avevano perso il piglio ed il lustro di un tempo ed era piuttosto preoccupato.

Faceva un gran caldo in quelle primissime giornate di agosto, ed una mattina Giuseppe diceva al figlio che non si sarebbe recato al cantiere per l'eccessiva calura, che già in quell'alba pareva soffocante.

Ninin, perfettamente capace di gestire ogni situazione, assicurandosi che il padre e la madre stessero bene, li salutava dicendo loro di godersi anche più giorni di meritato riposo.

I piani di Adele e Giuseppe per quel giorno erano ben altri, ovvero recarsi dal notaio per redigere il testamento.

Giunti al cospetto del professionista con tutti gli incartamenti, mettevano nero su bianco le loro volontà dividendo in parti uguali tutti i beni e i guadagni che avevano accumulato in anni di lavoro.

All'ora di pranzo, i figli non notarono nulla di strano, ma alla fine di quel momento i due genitori dicevano ai figli che la sera avrebbero dovuto parlare loro di cose importanti, dicendo ad Anna se poteva non uscire.

Questa con un cenno del capo approvava la richiesta senza chiedere minime spiegazioni, mentre Ninin, cercava invano di interrogare i genitori chiedendo se ci fossero problemi di salute. I due vecchi, lo rassicuravano dicendogli di non preoccuparsi.

Ed eccoli di nuovo a tavola in quella sera, tutti e quattro; quella buona madre aveva preparato primo e secondo ed alla fine, pressati dalla curiosità soprattutto di Ninin, iniziavano il loro discorso, a prendere la parola era stato Giuseppe che chiedeva ai figli di non essere interrotto:

Carissimi Anna e Antonio, oggi io e vostra madre non ci siamo presi un giorno di riposo solo per la stanchezza, come vedete stiamo diventando sempre più vecchi e le forze non sono più quelle dei giorni migliori.

Per tale motivo, vi diciamo che al momento non abbiamo particolari problemi di salute, ma abbiamo deciso di redigere il testamento che vi verrà letto dal notaio quando noi non ci saremmo più. Tutto è già stato fatto oggi nello studio del professionista che a suo tempo vi chiamerà.

Vi diciamo già a sommi capi il contenuto delle nostre volontà che in quel testo sono dettagliatamente specificate”.

A fare l'elenco era Adele:

A te Ninin lasciamo tutto ciò che è inerente l'attività principale della famiglia, ovvero l'impresa edile; la nostra casa sarà divisa in due, una parte per te ed una per te Anna ed il resto lo verrete a sapere quando noi non ci saremo più.

Oltre a ciò, sin da oggi abbiamo deciso di smettere di lavorare, ma per voi ci saremo sempre per qualsiasi bisogno e necessità”. Vi chiediamo inoltre, qualora insorgessero problemi di salute di assisterci e starci vicini”.

Udite queste parole a Ninin venivano le lacrime agli occhi, mentre Anna con piglio deciso interveniva improvvisando una sorta di provocatorio applauso:

Ma che bella e commovente scenetta, l'impresa a mio fratello, parte della casa a lui, mi pare che qui di parti uguali non ci sia nulla, che fine hanno fatto tutti i guadagni che avete accumulato in anni di lavoro?

Non mi dire mamma che sei stata china nel tuo laboratorio di sartoria gratuitamente, mi pare che anche che l'ultimo lavoro che hai realizzato per i vostri amici amici nobili non l'hai fatto per beneficenza?

E nemmeno tu papà, hai sempre fatto lavori di una certa portata, compreso gli ultimi due cantieri, dove sono i soldi, che fine hanno fatto?

A già che stupida, avrete pensato che io non mi sono mai interessata a voi e che per questo non meritavo nulla di più di una piccola fetta di ciò che avete. Non c'è che dire ci potevo pure pensare, sicuramente in banca ci sarà un conto intestato a mio fratello con tutti i vostri risparmi. Vi faccio un'ultima domanda che fine hanno fatto i terreni di famiglia, uno dei quali edificabile e quindi di ben più ampio valore? Tutto a Ninin,il figlio prediletto. Che delusione!

E tu fratellino taci, non proferisci verbo, devo dire che sei meno stupido di quanto pensassi, sei stato un abile stratega a convincere i nostri genitori, tutto a te e le briciole a me”.

Nell'ascoltare le parole della figlia Adele si metteva a piangere, Ninin assicurava alla sorella che non sapeva nulla, mentre Giuseppe irritato all'ennesima potenza si alzava e ammoniva duramente la figlia:

Evidentemente figlia mia, non hai ascoltato le mie parole e quelle di tua madre, abbiamo parlato di parti uguali, perfettamente uguali. Quando sarai presente all'apertura del testamento capirai cosa significa tutto questo.

Le tue parole ci hanno profondamente offeso e non è la prima volta. Ti dirò di più, se avessimo dovuto guardare e prendere atto dei tuoi atteggiamenti nei nostri confronti e verso tuo fratello, non avremmo dovuto nemmeno menzionati nel testamento, ma vedi nonostante tutto ti vogliamo un grande bene, un sentimento che mai verrà meno.

Anche questa sera, non hai mostrato alcun sentimento, come sempre hai pensato ai soldi, ma ricordati che questi non sono sempre la felicità”.

Sei sempre stata fredda e distaccata, mai una volta ti ho sentito pronunciare la parola grazie, mai ti sei premurata di chiederci come stavamo, oppure di farci un regalo a Natale o ai compleanni.

Ma vedi non sono i mancati regali che ci hanno turbato, ma il tuo carattere ribelle, lontano dalla famiglia e dai semplici ma veri affetti. Il tutto è peggiorato dopo hai incontrato quell'uomo. Ma non ti sei chiesta cosa vuole da te?

Giuseppe con quell'ultima frase ben sapeva di toccare un nervo scoperto per Anna, la quale replicava con una raggelante risposta:

Visto che hai nominato Giovanni Gioacchino, adesso vi dico come stanno le cose: io a breve mi licenzierò e mi trasferirò con lui a Milano, dove gestirò un nuovo supermercato in qualità di direttrice e responsabile.

La nostra dimora sui Navigli è in queste ore sta per essere ultimata. L'uomo che voi mal digerite, ha fatto sistemare quella casa da un illustrissimo architetto di Milano in modo da accogliermi degnamente e passare insieme la vita.

Finalmente me andrò da questa casa, da questo paese che nulla ha saputo darmi. Voi continuate la vostra umile vita, il mio amato mi sta aprendo nuovi orizzonti e certo non intendo perdere l'occasione. Vi preoccupate per quando vi ammalerete, volete che vi assistiamo da buoni figli? Bene visto che io di parti uguali non ne vedo e non ho mai viste, fatevi curare dal vostro Ninin, se non ci riesce il Ricovero è aperto e mi pare funzioni benissimo”.

Per la prima volta al termine di quelle aspre parole, Ninin vedeva mettersi a piangere suo padre, non era mai successo e tanta era la sua rabbia al punto da prendere con una certa forza il braccio della sorella che come al solito si stava recando in camera.

Adesso ascoltami Anna, mi pare veramente tu stia esagerando, stai andando oltre ogni limite che io possa tollerare, ti domando di chiedere scusa ai nostri genitori, non lo vedi che stanno piangendo?

Per me puoi fare ciò che vuoi, desideri andare a Milano per sentirti realizzata? Bene la porta di casa la conosci, non sarò certo io a farti cambiare idea. Ti dico però una cosa e questa tienila bene a mente, quando uscirai ci volterai la schiena, ci sarà però un tempo in cui tornerai ed allora dovrai guardarci in faccia. Ma se un giorno questo dovesse accadere sappi che noi saremo qui e guardandoti in viso ti diremo che sarai la benvenuta”.

Anna pur essendo irremovibile sulla sua decisione chiedeva scusa ai genitori, forse con un po' di bontà d'animo li abbracciava e li rassicurava di stare tranquilli e che comunque non avrebbe fatto mai mancare loro sue notizie.

Gli animi parevano essersi placati, anche i Adele e Giuseppe, erano consci che nulla e nessuno potesse far cambiare idea alla figlia e di conseguenza accettavano a malincuore quella decisione che già immaginavano ma non credevano così imminente.

Prima che Anna si coricasse, Giuseppe che mai aveva mancato con la famiglia di partecipare alla storica processione verso Trivigno del sette agosto festa di San Gaetano, chiedeva alla figlia di prenderne parte come tutti glia anni.

Anna cara, forse quest'anno è l'ultima volta che le forze mi consentiranno di prendere parte a questo sentito cammino alla quale anche tu sin da piccolissima hai partecipato con tutti noi. Ti invito a seguirci”.

In effetti nonostante tutto, Anna non si il perché, era sempre stata presente a quel rito, non era certo una buona fedele e mai varcava la porta di San Martino.

Papà, quest'anno non posso, in ufficio abbiamo molto lavoro e sino all'ultimo voglio non deludere il mio capo”.

 

(Fine ottava parte, la nona domani venerdì)

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