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Romanzetto tiranese - Il tempo delle presentazioni in famiglia

CULTURA E SPETTACOLO - 05 08 2020 - Ivan Bormolini

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/GRAND'HOTEL TIRANO

(Settima parte di I. Bormolini) Dopo aver scoperto il tutto, Giuseppe, che non ci vedeva ben chiaro in quella storia d'amore tra la figlia e l'imprenditore di Milano, aveva deciso di fare due parole con il datore di lavoro di Anna.

Questo dal canto suo, aveva quasi rassicurato le ansie di quel padre, asserendo che Anna sul lavoro era ottima come sempre e dicendo che il Brembilla per ciò che ne sapeva, era un buon imprenditore che si stava espandendo nel campo dei primi supermercati che stavano nascendo nel milanese. Aggiungeva che con lui aveva rapporti di lavoro quasi costanti, e che ogni consulenza o collaborazione veniva pagata regolarmente.

Ninin, continuava ad avere perplessità, ma sapendo che l'argomento Brembilla era intoccabile per la sorella aveva deciso di soprassedere, nel frattempo una settimana si e una no quell'uomo tornava a Tirano per il fine settimana.

Adele e Giuseppe, pur non comprendendo l'atteggiamento della figlia, comunque una volta scoperta, la vedevano più serena e quasi anche più accomodante nei loro confronti.

Così, sentendo anche l'opinione del figlio, avevano deciso di chiedere ad Anna di presentare loro il fidanzato. Ovviamente Ninin non era molto persuaso del fatto, ma pur di accontentare i genitori in questo loro legittimo desiderio approvava.

Una sera all'ora di cena domandavano alla figlia se era possibile esaudire questo desiderio e questa di tutta risposta diceva loro che doveva chiedere a Giovanni Gioacchino se era disponibile. Durante il fine settimana Anna chiedeva al suo amato se voleva conoscere i suoi genitori e suo fratello e questo si era detto disponibile e contento, anche lui era d'accordo e visto il proseguire della storia d'amore, i tempi erano maturi per quell'incontro.

Anna, il lunedì successivo comunicava ai genitori e al fratello la risposta affermativa del Brembilla e ignari del piano che Anna aveva in mente, subito cercavano di organizzare una degna accoglienza per quell'importante uomo.

Poverini, nell'immediato si erano premurati di chiedere alla figlia cosa gradisse per pranzo Giovanni Gioacchino ma questa con fare lapidario gelava i loro buoni propositi:

Ma allora non avete capito nulla, non sarà Giovanni ad essere nostro ospite, ma sarete voi ad essere accolti al Grand'Hotel Tirano.

Non vorrete mica che un uomo importante come lui si sieda in questa tavola e veda quest'umile casa, non lo sapete che lui vive in un lussuoso appartamento sui navigli milanesi e non è abituato a mangiare la nostra cucina casereccia?

Vi ricordo e lo dico anche a te Antonio che l'appuntamento sarà tra due domeniche nelle sale da pranzo dell'Hotel, vi prego di presentarvi vestiti decentemente”.

Sentite quelle parole Ninin, era quasi convinto a non partecipare a quella che per lui era una scenata, tuttavia per non deludere i genitori aveva optato per essere presente.

Adele, per non cercare di soddisfare le aspettative della figlia si era messa a confezionare abiti nuovi per lei, per il marito e per il figlio. Con il passare dei giorni prima di quella famosa domenica la tensione tra i tre era palpabile, non erano certo dei ricchi e mai avevano messo piede in quell'hotel tanto rinomato.

Alfonso e Lisa, certamente più avvezzi a certe frequentazioni d'alto rango, avevano tranquillizzato i tre dicendo loro che era la cosa giusta da fare e conoscere quell'uomo sarebbe servito anche per toccare con mano le sue reali intenzioni.

E così la fatidica data era giunta ed il trio con abiti nuovi si avviava verso il luogo del pranzo, Ninin aveva messo per la prima volta la cravatta e si sentiva imbarazzato nel vestire abiti certamente a lui non consoni.

Giunti al capezzale del Grand' Hotel, l'addetto alla ricezione li accompagnava al tavolo dove già erano seduti Giovanni Gioacchino e Anna.

La figlia vedendo i genitori e il fratello, si era alzata per fare le presentazioni di rito ed il Brembilla rimanendo seduto aveva stretto loro la mano asserendo che era contento di conoscerli.

Al momento della prima portata, ovviamente a base di pesce, i tre vedendo il contenuto facevano contemporaneamente una faccia un po' strana, non conoscevano nemmeno lontanamente quei pesci tra i quali una freschissima aragosta.

Subito il Brembilla si accorgeva di quegli sguardi e asseriva:

Cari signori, non è questo piatto di vostro gradimento, oppure il vino versato nei vostri calici non è di temperatura adatta”?

A rispondere pacatamente era Giuseppe:

Vede signor Brembilla, va tutto bene, non si preoccupi è che noi non siamo abituati a mangiare pesce che sicuramente è di ottima qualità, così come il vino, stia tranquillo e non abbia timori di alcuna sorta, gusteremo volentieri il tutto con ampio gradimento”.

In effetti è il caso di dirlo, i tre non sapevano che pesci pigliare soprattutto al cospetto di un abbondanza di gamberoni e di quell'aragosta, come mangiarli senza apparire completamente inesperti?

Agli sguardi raggelanti della figlia, subito avevano fatto seguito nuove parole del milanese il quale con fare provocatorio interrompeva quel maldestro tentativo di provare a mangiare quelle pietanze:

Che stupido che sono stato, dovevo pensarci prima, vogliate davvero scusarmi, voi siete abituati ad una cucina più casalinga, diciamo pure un po' più volgare, rispetto a quanto da me ordinato. Provvedo immediatamente a farvi portare qualcosa d'altro”.

Adele, un po' scocciata da quelle parole, diceva con parole ferme e decise che non era proprio il caso di ordinare dell'altro, ma il Brembilla proseguiva nel suo intento chiamando il cameriere:

Ragazzo i miei ospiti non gradiscono il pesce, porta via loro i piatti e vai in cucina, fai preparare loro un primo ed un secondo a base di cacciagione e mi raccomando premurati di aprire una bottiglia di vino rosso Valtellinese per i signori, uno Sforzato di ottima annata e prestigiosa etichetta”.

Ninin, stringeva il tovagliolo tra le mani in modo estremamente nervoso, era sul punto di sbottare, ma un'occhiata intimidatoria del padre lo convinceva a placare il suo animo. Nello stesso tempo, nuovamente ringraziando l'uomo d'affari, diceva che non si doveva disturbare sino a quel punto, ma ancora una volta il Brembilla con voce piuttosto alta affermava:

Ma si figuri Giuseppe, non sia mai detto che i commensali che siedono al mio tavolo si alzino scontenti o con la fame, ora mangiate queste prelibatezze e gustatevi il vino, spero quantomeno che il dolce che arriverà sia di vostro gradimento, di nuovo buon appetito”!

Anna stava completamente zitta, pareva plagiata da quell'uomo, era imbarazzata pur essendo per lei quell'ambiente ormai famigliare.

Sembrava persino che Giovanni Gioacchino provasse un certo gusto ad imbarazzare i tre e così ancora una volta padrone dei discorsi iniziava a parlare:

Vostra figlia, la mia amata Anna, mi dice che lei e suo figlio vi occupate di edilizia e che avete una piccolissima impresa a conduzione famigliare, mentre lei signora taglia e cuce.

Veramente non so davvero a chi possa assomigliare caratterialmente Anna, una donna così attiva e preparata con delle giuste ambizioni che quest'umile paesello non potrà certo darle.

La vedo come una giovane rampante e pronta a spiccare il volo verso orizzonti a lei più adatti, credo che più avanti la porterò con me a Milano.

Sono rammaricato di poterla raggiungere solo due fine settimana al mese, ma un uomo d'affari come me difficilmente riesce a staccare la spina e allontanarsi da Milano, vogliate capirmi non ho certo a che fare con badili e cazzuole e neppure con aghi fili e stoffe non certo degni di una casa di alta moda”.

Tra una forchettata e l'altra, Giuseppe e Adele, parevano aver perso l'appetito ma si sforzavano, mentre Ninin comunque attento alle parole del Brembilla, pensava tra sé e sé che tanto pagava il riccone e quindi perché non mangiare con gusto?

Anna lasciava sempre la parola al fidanzato, la sensazione era che prima di proferire verbo, dovesse chiedere a lui il permesso. Gli occhi dei genitori sembravano volerla invitare a dire qualcosa ma nulla.

Giunti al momento del dolce, ecco l'ennesima battuta del Brembilla:

Questo è il dolce che Anna preferisce. Mi raccontava che poco tempo fa avete fatto un maldestro tentativo di festeggiare il compleanno dei vostri figli in un'umile bettola dove certo in cucina mancava un abile pasticcere, ecco vedete così si presenta un degno fine pranzo e lo si accompagna con dell'ottimo champagne d'annata. Tutto ciò Anna lo merita.

Ninin stava perdendo nuovamente perdendo le staffe, ma Giuseppe interveniva con toni pacati ma duri:

Ascolti signor Brembilla, noi siamo gente umile, abituata a poche cose. Siamo attaccati al nostro lavoro ed ai valori della famiglia. Sa, per noi quella che lei ha definito un'umile bettola, è un buon ristorante, certo sicuramente non noto come questo lussuoso luogo, ma sicuramente più adatto ai nostri modi e al nostro portafoglio.

Si ricordi inoltre, che abbiamo sempre fatto il bene di nostra figlia assecondandola anche in ogni suo desiderio. Non riesco veramente a comprendere dove voglia arrivare con questi suoi allusivi discorsi. Sappia che siamo magari povera gente al suo cospetto, ma non per questo persone da umiliare o deridere.

Per rispetto suo e della nostra Anna, non ci alziamo e ce ne andiamo, ma questa conversazione che doveva essere piacevole e conviviale, sta prendendo una piega che davvero non desideravamo”.

In qual momento Anna, resasi conto della pesantezza della situazione, per la prima volta interveniva ammonendo timidamente il fidanzato.

Quest'ultimo, visibilmente irritato decideva che prima del caffè finale sarebbe uscito per fumarsi un sigaro.

Anche Ninin con la scusa di recarsi alla toilette, usciva nei bei giardini dell'hotel, il suo intento era chiaro fare due parole con quell'arrogante, quest'ultimo vedendolo non aveva perso l'occasione per attaccare bottone:

Ciao piccoletto, ti chiami Antonio vero? Ha proprio ragione tua sorella quando dice che non le assomigli per nulla anche se siete gemelli. Avete due modi di fare e di vivere completamente opposti. Lei bella e altamente intelligente e tu......Scusami la franchezza, ma non mi sembri ne bello ne intelligente. Ti ho osservato mentre mangiavi, che modi, mi sembravi un facocero. Non sei proprio abituato a certi ambienti.

Antonio, replicava seccamente:

Ascoltami, stai ben attento a come ti comporti con i miei genitori e a come tratti mia sorella, se solo vengo a sapere che le manchi di rispetto ricordati bene chi te la faccio pagare”.

Annebbiando la vista di Antonio con un'invasione di fumo si sigaro, Brembilla offeso diceva:

Prima di tutto, non ti ho mai detto di darmi del tu. Ti ricordo che minacciarmi potrebbe essere per te molto pericoloso, basta solo che faccia due parole con i miei avvocati e a pagare sarai tu e questo ricordatelo bene. Per questa volta passi, ma non sarò più disponibile a tollerare simili mancanze di rispetto da un manovale da due soldi come te”.

Finalmente quel supplizio si avviava a conclusione, dopo il caffè il Brembilla pagava il conto e al posto che passare il resto del pomeriggio con Anna, asseriva che avrebbe dovuto far ritorno prima del tempo a Milano perché nottetempo avrebbe dovuto preparare una relazione per un affare molto importante.

Giuseppe a nome di tutti ringraziava per il pranzo e per la conoscenza; Giovanni salutava Anna con un timido bacio e saliva in macchina senza fare altri saluti.

Anche la ragazza dunque rincasava e quella domenica sera era stata fitta di discorsi. Quei due genitori e Ninin, avevano capito che la ragazza era solo un amante per il Brembilla che oltre a tutto la plagiava a suo uso e piacimento.

Questa però non voleva sentir ragioni ed ancora una volta troncava ogni possibile tentativo dei famigliari di farla ragionare su fatti palesemente evidenti.

 

(Fine settima parte l'ottava domani giovedì)

 

FONTE FOTO DI COPERTINA: Grand'Hotel Tirano: l'immagine originale è stata tratta dal libro Tirano in cartolina. Autori Enzo Brè e Michelino Falciani. Stampa tipografia Petruzio Tirano. Cartolina spedita da Tirano il 7.8.1923, giunta a Verona il 8.8.1923 ore 11.00. Museo Etnografico Tiranese. La stessa è stata rielaborata da Ivan Bormolini.

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