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Riflessione sull'uso del cellulare

CULTURA E SPETTACOLO - 29 10 2019 - Ercole Ricci

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Capita ogni giorno di vedersi circondati da persone che si ignorano a favore dello smartphone. Così come a tutti è capitato di ritrovarsi in situazioni in cui il nostro interlocutore totalmente assorto dal proprio cellulare, che di fatto ci “snobba” e va a rendere inutili i tentativi di interazione e comunicazione. Un fenomeno sociale che mina fortemente le relazioni sociali, comprese quelle di coppia. Sono soprattutto  i giovani ad assumere questo comportamento più facilmente rispetto ai meno giovani. Sono numerosi i ragazzi che, pur stando uno vicino all’altro, non si parlano ma continuano a tenere lo sguardo fisso sul telefonino. Secondo un’indagine Eurispes, nel 18% dei casi il telefonino arriva a 7 anni e quello che può sembrare un regalo «innocente» (e tranquillizzante per i genitori) presenta numerosi rischi per la salute fisica e quella psichica dei bambini. 
La conversazione, il piacere dello stare e del trovarsi insieme, è stato sostituito  da strumenti sempre più integrati, che con la loro invadenza di fatto ci impediscono di parlare e di coltivare la naturalezza del dialogo. Luoghi di ritrovo e anche tra le mura domestiche: tutti, ma soprattutto bambini e ragazzi, mangiano e contemporaneamente usano smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici. Eppure i genitori che lo permettono minano seriamente il dialogo familiare. Il cellulare  a tavola è inaccettabile,   dal momento che la circostanza dovrebbe indurci alla convivialità e alla condivisione di cibo e valori, vedere persone.


La televisione accesa, mentre si cena; il cellulare sempre attivo, anche poggiato sulla tavola per non perdere il messaggio di whatsapp o di un sms, ci spingono verso il dialogo virtuale e ci tengono a una preoccupante distanza dai nostri interlocutori. Sarà capitato a molti di parlare con qualcuno e di essere interrotti dall’inizio di un programma televisivo, o dallo squillo di un cellulare. Questi strumenti si inseriscono spesso in maniera invasiva e prepotente nel dialogo appena iniziato, impedendo il suo approfondimento o rompendo, quell’atmosfera, quell’emozione e quelle sensazioni che si stavano vivendo.
Non sono un nemico della tecnologia e sono consapevole  che non  si può tornare indietro, ormai lo smartphone è parte integrante della nostra mente, quindi di noi stessi, si tratta di trovare un rapporto più equilibrato tra i momenti dedicati al cellulare e quelli dedicati alla comunicazione, quella verbale, semplice, per recuperare forme di dialogo. Penso che sia necessario restituire alla conversazione la sua forza, per costruire relazioni forti, per aiutarci a riconquistare leggerezza e ironia, cose vere che ci appartengono da secoli e, per quanto abbiamo potuto rimuoverle, adesso ci mancano tanto.


A nulla sono servite le raccomandazioni di studiosi che hanno affermato e che l’utilizzo smodato e improprio del cellulare può provocare non solo enormi divari fra le persone, ma anche portarle a chiudersi in se stesse, sviluppare insicurezze relazionali. Eppure proprio lo smartphone, se usato in modo appropriato, può assolvere  a importanti funzioni.  facilitare ad esempio  enormemente la gestione di molti aspetti della nostra vita.  Molte volte ci toglie dall’imbarazzo di tante situazioni tipiche delle relazioni, come il non saper cosa dire. Ci offre tante “vie di fuga” ogni volta che si devono affrontare emozioni che preferiremmo evitare. 


Ma al di là di un mancato interesse personale per il cellulare  e uno scarso entusiasmo per questo genere di innovazioni, lontana è da me l’idea di sminuire il potenziale dello stesso e le possibilità di sviluppo che questo offre. Dovremmo pertanto prestare più attenzione e far sì che non diventino una droga ma un beneficio.

 

Ercole Ricci

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1 COMMENTI

29 10 2019 18:10

Méngu

Caro e stimato Ercole, non ti è mai capitato di vedere un ragazzo o una ragazza talmente “interconnesso/a” con il proprio telefonino da sembrare un “ presente/ assente “ e se hai bisogno di parlargli/le direttamente devi dirgli/le ad alta voce o gridargli / le in viso la parola “ pronto, pronto “ ? Solo con questa parolina magica , certuni ragazzi/e si staccano dal loro telefonino per interloquire , magari con fare assente, con la persona presente fisicamente. La “potenza” della comunicazione via onde elettromagnetiche sembra, in tanti casi, aver superato quella orale dei presenti