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Ridi che ti passa! - Punture di zanzara

CULTURA E SPETTACOLO - 28 08 2018 - Méngu

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/zanzara tigre

Quando ero ragazzo ricordo che nel tiranese le zanzare le conoscevamo solo per sentito dire o per averle studiate sui libri di scuola. I tafani si conoscevano bene, ma le zanzare erano come le mosche bianche. Allora essere punti da una zanzara era un caso raro. Ora non è più così.

 

Questa mattina ho incontrato Renata, una giovane e bella signora che usciva da una farmacia invece che dal solito bar. In confidenza le ho chiesto se era in salute. Lei, tolto dalla borsetta, mi ha mostrato un flaconcino contenente una pomata contro le punture di zanzara. Subito il mio occhio ha fatto una panoramica su tutta la sua graziosa e curata persona. Vergine santa! Le braccia e le gambe erano martellate da bolle e da gonfiori. Ho sussurrato: “Cosa ti è successo  Tuo marito di ha forse accarezzata con i gambi d’un mazzo di rose?“.

 

Dopo avermi guardato con fare compassionevole ha detto: “Ho prurito dappertutto. Per la calura di questi giorni ho dormito con le finestre aperte e questa mattina mi sono svegliata malconcia . Sono stata pizzicata dalle zanzare, mentre mio marito, che ha il sangue acido come il suo carattere, l’hanno ignorato. Ho il sangue dolce e la pelle profumata e diafana, ecco perché mi hanno punto su tutto il corpo. Renata mi mostra due punture su un braccio, un ‘altra sul collo, poi scende con il dito e mi mostra le gambe. Sui polpacci è martoriata da gonfiori. D’un botto alza di scatto la gonna e mi mostra, per una frazione di secondo, un gonfiore sulla coscia sinistra e subito lascia cadere la gonna. Non solo i cani da caccia annusano le prede.

 

Sono bastati quei pochi decimi di secondo di grazioso spettacolo per far intervenire l’amico Luciano che, seduto ad un tavolino del bar appresso, ha sentito il racconto di Renata.

Si è avvicinato e rivolgendosi a Renata , che evidentemente conosceva bene, ha chiesto on occhi luminosi e birichini: “Anche sull’anca sinistra ti hanno punto?“. Renata, come la madonna dei sette dolori, non era certo di buon umore, e non gradiva mostrare anche l’altra anca pizzicata, e aveva letto nello sguardo di Luciano l’antifona. Ha sibilato: “Luciano, vedo che indossi i pantaloni corti e maglietta. Non ti sei accorto che hai la patta aperta? Ti conviene chiuderla sennò le zanzare, prima o poi ti pizzicheranno il pisello. Forse ti conviene salvare quel poco che ti è rimasto“.

 

Renata ci ha salutato di tutta fretta per andare a casa e spalmarsi la pomata antizanzare su tutto il corpo. Noi due ci siamo attardati nel ricordo dei tempi passati. Ricordavamo che i nostri padri, madidi di sudore, scendevano con le “priale” (carri di legna o fieno) da Trivigno e si fermavano a bere la gazzosa dalla Virginia a Runch. I santi uomini, seduti sulle panche erano avvolti da un corona di tafani. Quando si accorgevano , ma non sempre, d’avere dei tafani sul petto o sulla schiena , con un colpo di palmo di mano simile ad una forte palettata colpivano i tafani facendo rimbombare petto e schiena mentre il tafano rimaneva spiccicato tra i peli, ma allora di zanzare nemmeno l’ombra. Poi Luciano dice con fare sapiente: “E’ cambiato il clima, ora è più umido. Le zanzare si riproducono al ritmo di 7 giorni nell’acqua stagnante. Si riproducono nei tombini, nelle nostre abitazioni specie nei sottovasi dei fiori , nei terrazzi con poco scolo, negli scarichi dei bagni specie quelli aperti, nei secchi d’acqua per le pulizie della casa, nelle gronde delle case e sui tetti senza scolo . Poi da noi si usano poche zanzariere e sono pochi quelli che fanno disinfestazione nelle loro proprietà per cui le zanzare trovano modo di nidificare e di riprodursi specie nel periodo estivo e con belle giornate di sole”.

 

D’un tratto l’amico si gratta il cavallo dei pantaloni in modo furioso e indecoroso innanzi al via vai di turisti transitanti sul viale. Mi sussurra all’orecchio: “La malora, si è avverata la maledizione di Renata! Ahi, ohi, che male, che dolore! Una zanzara tigre deve avermi punto il pisello!”. D’un botto l’amico è entrato in farmacia ed è uscito, poco dopo, con lo stesso tubetto di crema dato dal farmacista a Renata. Io ho aggiunto sghignazzando: “Meno male che la nostra amica se ne è andata di corsa a casa sennò ti avrebbe chiesto di mostrarle dove la zanzara ti ha punto e non avresti fatto una bella figura”. Dopo due o tre furiose grattate ha detto con rabbia la famosa frase di Elisabeth Gilbert: “Accidenti, qui intorno ci sono zanzare grosse abbastanza da stuprare una gallina!”. Ed è subito andato a casa saltellando come un grillo e con il tubetto della pomata in mano.

 

Méngu

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