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(Ri) scoprire il Crap del Còren, ovvero la Rupe Cornuta

CULTURA E SPETTACOLO - 09 07 2019 - Mengù

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/crap coren

A lato della vecchia caserma di Piscina, nel tiranese, parte un sentiero che si inoltra in un bosco di faggi per circa 500 metri. Giungerete al Cràp del Còren. A chi ha l’ardire di salire sulla imponente roccia con la strana forma di due corna di capra, vi sembrerà di stare su una fusoliera di un aereo in alta quota. Al centro dello stupendo panorama vi sorride la Valposchiavo con i monti innevati del Bernina, sulla destra troneggia l’imponente Masuccio, sulla sinistra la vista spazia oltre Teglio. 

 

Le due rupi, poco distanziate tra loro, sono quasi a picco sulla Valle della Ganda con uno strapiombo di più di 600 metri . Da lassù si può vedere tutta la città di Tirano, parte di Villa di Tirano con la congiunzione del fiume Adda con il torrente Poschiavino, l’intera Valposchiavo e persino i monti di Sondalo.

 

Il Cràp del Còren conserva un fascino particolare per le sue antiche leggende che i nostri avi ci hanno tramandato quali “ ‘l prèvet dèla Val dèla Gànda “, “ La càbra de l’àva Celestina “.

 

Un avviso: chi scala il secondo “ Cràp del Còren “ vada guardingo . Su quel picco nidifica una coppia di “astùr” (astore) . Il visitatore sarà accolto dal rapace con fischi e volteggi e, se per fatalità, il visitatore ha la testa pelata se la copra subito poiché il rapace la scambierà per il culetto di un coniglio e vi si avventerà sopra a colpi di artiglio, come è avvenuto al mio amico Luciano nella nostra ultima scalata.

 

La rupe cornuta

 

Mi è sempre caro quel masso cornuto

che ìmpera sui boschi di faggi della valle di Ganda.

Provo infinita pena quando nella Valle appare il luccichio argenteo

di una sciagurata ragnatela di fili tesi tra due torri d’acciaio

che incatenano le erte sponde.

Amati boschi di Ganda perdonate

chi vi ha sfregiato il volto.

Il fischio dell’astore e il canto del cuculo si

accomunano, senza soluzione di continuità all’orribile

e monotono friggere di quel laccio di fili.

Rupe Cornuta rammenti quando da ragazzo

mi ergevo a bandiera sui tuoi pinnacoli scrutando in Valle?

La brezza calda che risaliva dal piano

mi scompigliava i capelli a mi accarezzava

il torso nudo come le mani di una mamma.

Con mani a megafono lanciavo il mio grido d’amore

che rimbombava in valle e si spegneva

nel rombo d’acque di due fiumi,

l’un con acque grigie e l’altro scure.

Rupe Cornuta, molto tempo è passato da allora,

ma le poiane si annidano ancora tra le rocce,

e veleggiano silenziose nell’aria calda

che risale dalla valle.

Ora sei solitaria e abbandonata,

nessuno ormai più ti cerca.

 

Méngu

 

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