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Pieve di Santo Stefano

CULTURA E SPETTACOLO - 10 12 2018 - Mauro Cusini

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/Pieve di Santo Stefano, Mazzo di Valtellina

Le vicende della storia mi hanno sempre affascinato ed è per questo che, senza pretesa alcuna, mi sono permesso di utilizzare internet per delle modeste ricerche storiche. Approfittando dello spazio che gentilmente ci offre il Direttore, propongo ai lettori alcuni elaborati.

Mauro Cusini

 

Pieve di Santo Stefano

Mazzo di Valtellina fu capoluogo di un'antica pieve (addirittura una delle quattro più antiche della Valtellina) e conseguentemente anche sede del capitanato di pieve; il territorio di competenza dell'antica chiesa battesimale di Mazzo (risalente, secondo alcuni, all'anno 775 e costituita in pieve nel 1161) si estendeva da Sernio al ponte del Diavolo, alle porte del Bormiese.

 

La collocazione della pieve, posta al centro di una rete di percorsi commerciali e militari lungo la valle dell'Adda fra il Bormiese e l'asse Aprica-Bernina, e l'infeudamento dopo un periodo di dominio della famiglia de Misenti ad una delle più importanti famiglie della valle, i Venosta (alla quale vennero pure infeudate le contigue pievi di Bormio e Poschiavo) sono state fra i fattori determinanti la sua importanza nei secoli. In epoca post-tridentina, stabilmente a partire dal XVII secolo, la parrocchia di Santo Stefano di Mazzo risulta compresa in un vicariato esteso al territorio del terziere superiore della Valtellina, alla giurisdizione di Teglio e al contado di Poschiavo (Ecclesiae collegiatae 1651); nel XVIII secolo la parrocchia di Santo Stefano era sede di un vicariato comprendente le parrocchie di Grosotto, Vervio, Lovero, Sernio, Tovo. Le restanti parrocchie, sorte nel corso dei secoli nel territorio dell'antica pieve di Mazzo, cioè Grosio, Frontale, Le Prese, Mondadizza, Ravoledo e Tiolo costituivano il vicariato di Grosio, eretto nel 1664 (Ecclesiae collegiatae 1758; Ecclesiae collegiatae 1794).

 

Nel 1614, all'epoca della visita pastorale dell'arcivescovo Giuseppe Archinti nella pieve, la chiesa plebana collegiata di Santo Stefano di Mazzo era insignita della dignità arcipresbiterale. Nel corso del XX secolo, la parrocchia di Mazzo è sempre stata sede vicariale, fino al decreto 29 gennaio 1968, mediante il quale furono istituite le zone pastorali nella diocesi di Como.

Primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì lapidato (33 o 34 dc.).

 

Del grande e veneratissimo martire s. Stefano, si ignora la provenienza, si suppone che fosse greco, in quel tempo Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse; il nome Stefano in greco ha il significato di “coronato”.

Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda; il 3 dicembre 415 un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba, ebbe in sogno l’apparizione di un venerabile vecchio in abiti liturgici, con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d’oro con la quale lo toccò chiamandolo tre volte per nome.

Gli svelò che lui e i suoi compagni erano dispiaciuti perché sepolti senza onore, che volevano essere sistemati in un luogo più decoroso e dato un culto alle loro reliquie e certamente Dio avrebbe salvato il mondo destinato alla distruzione per i troppi peccati commessi dagli uomini.

 

Il prete Luciano domandò chi fosse e il vecchio rispose di essere il dotto Gamaliele che istruì s. Paolo, i compagni erano il protomartire s. Stefano che lui aveva seppellito nel suo giardino, san Nicodemo suo discepolo, seppellito accanto a s. Stefano e s. Abiba suo figlio seppellito vicino a Nicodemo; anche lui si trovava seppellito nel giardino vicino ai tre santi, come da suo desiderio testamentario.

Infine indicò il luogo della sepoltura collettiva; con l’accordo del vescovo di Gerusalemme, si iniziò lo scavo con il ritrovamento delle reliquie. La notizia destò stupore nel mondo cristiano, ormai in piena affermazione, dopo la libertà di culto sancita dall’imperatore Costantino un secolo prima.

 

Chiese, basiliche e cappelle in onore di Santo Stefano sorsero dappertutto, solo a Roma se ne contavano una trentina. Suo attributo sono le pietre della lapidazione, per questo è invocato contro il mal di pietra, cioè i calcoli ed è il patrono dei tagliapietre e muratori.

 

 

Fonti:

http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB000808/

http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/10100033/

http://www.santiebeati.it/dettaglio/22050

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