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Minestra di riso e latte - Giovannino

CULTURA E SPETTACOLO - 08 04 2021 - Ivan Bormolini

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/san agostino, tirano

(Terza parte di I. Bormolini) Era stato grande lo stupore di Adele nel vedere varcare quell'uscio proprio Giovannino e subito gli aveva detto che da lui non si sarebbe aspettata quella visita pensando che anche lui volesse usarla per pochi spiccioli.

Giovannino, era un ragazzo appartenente ad una famiglia di agricoltori locali molto facoltosi, in quel borgo e nelle vicine zone, possedevano molti terreni tutti coltivati, vigne, ed avevano una stalla con parecchi capi di bovini. Era un'azienda agricola molto grande, l'unica in zona di quelle dimensioni e per quell'epoca il tutto era un vanto. Il padre di Giovannino da quel poco che aveva ereditato dai genitori, era stato in grado di realizzare quello che in quei lontani anni era definito un impero capace di dar lavoro ad alcuni tiranesi che si occupavano di diverse mansioni all'interno dell'azienda. Uomo molto rispettato e colto, assieme alla moglie era ormai in procinto di lasciare le redini di ciò che aveva creato al figlio Giovannino e alla figlia Margherita. Il primo avrebbe dovuto occuparsi della gestione del tutto, mentre Margherita si sarebbe dovuta prendere in carico come la madre, della contabilità, entrate, uscite, stipendi e portafoglio clienti, per questo era stata inviata a Milano in una scuola nata appositamente per insegnare importanti nozioni di economia e commercio.

Anche Giovannino, come i suoi era molto stimato, umile di carattere e buono con tutti, sin da piccolo aveva seguito il padre nella gestione del lavoro e in pochi anni aveva appreso tutte le fondamentali nozioni. Era sempre al fianco dei dipendenti e anche da questi imparava, nutrendo nei loro confronti la stessa ammirazione e rispetto che aveva per i genitori.

Sapeva mungere i capi nella stalla, far fieno, era un promettente casaro, un buon vignaiolo e vinificatore e conosceva tutti i segreti della coltivazione degli ortaggi.

Padre e madre erano orgogliosi dei loro figli, ormai anche Margherita aveva concluso gli studi con ottimi profitti ed aveva affiancato la madre per un periodo al fine di conoscere come funzionava l'amministrazione di quell'azienda che vendeva vari prodotti fuori provincia e nella vicina Svizzera.

Ma torniamo a quella sera: Adele senza dire nulla si era incamminata verso la camera, ma in quel brevissimo tragitto le parole di Giovannino l'avevano fermata:

“Dove vai, cosa pensi che sia qui pure io per abusare del tuo corpo? Mi credi davvero capace di tutto questo? E poi cos'è quella valigia? Adesso siediti ed ascolta senza interrompermi.

Ti sono sempre stato amico, avrei dovuto fare di più per aiutarti ma non ci sono riuscito, quando mi sono arrivate le voci di ciò che facevi e dello scandalo che hai creato, non ti ho giudicata, lo sapevo che lo facevi per bisogno e non certo per trarne piacere.

Ma adesso che nel borgo non si parla d'altro, occorre placare gli animi, ho saputo che nessun uomo da qualche tempo  varca più la tua porta e già questo è un bene.

Ma ci sono in giro voci che alcune donne vogliono fartela pagare, non so quando e non immagino come, ma la loro ira potrebbe esplodere da un momento all'altro ed il tutto potrebbe essere molto pericoloso per la tua incolumità.

Adesso la soluzione è presto trovata al fine di salvaguardarti, immagino vedendo quella valigia che volessi lasciare Tirano, per andare dove visto che non hai mai lasciato il borgo?

Prendi quei vestiti e tutto ciò che ti serve, tra un'ora quando tutti dormiranno verrai con me, un mio amico molto caro ti ha messo a disposizione tre piccoli locali nel suo palazzo. Dovrai stare lì al sicuro sin che le acque si saranno calmate, sarà un mio fidato garzone a portarti tutto ciò che ti sarà necessario, cibo, vestiti e tutto ciò che gli chiederai. Successivamente valuteremo cosa fare”.

Adele, scoppiando in un incontrollabile pianto, ringraziava Giovannino e si sfogava:

“Tu non immagini quanto io sono stata ingenua a fidarmi di quel giovane nobile, pensavo fosse innamorato di me e invece mi ha usata ed ha fatto si che divenissi vittima di ricatto. Non sai lo schifo fisico e morale che ho provato, ma ormai la mia vita era destinata alla non felicità e così per avere quel poco che mi serviva per pranzo e cena mi sono convinta che vendermi fosse stata l'unica soluzione.

Cosa pensi, mi lasciavano su quel tavolo due spiccioli giusto per comprarmi un poco di riso, latte e un pezzo di carne da lessare la domenica.

Giovannino io farò tutto quello che mi hai detto, ho paura e per questo stavo scappando senza avere una meta e con una vita da ricostruire. Ma ora dimmi perché fai tutto questo per una povera figlia di ladri e una ragazza dai facili costumi”?

Giovannino, rosso in volto, nel rispondere l'aveva presa piuttosto alla larga:

“ Non ti preoccupare di quel curato ci penso io a fargliela smettere, in quei locali ti troverai bene a tuo agio e la discrezione di chi ti ho appena nominato sarà massima, sono persone di estrema fiducia e moralità, in quella casa inizierai a costruirti e prendere in mano la tua vita dopo le tante sofferenze di cui sei stata vittima sin dal giorno in cui sei nata.

E poi!.....Be vedi!....Ascolta, cerca di capirmi!.....Ti ricordi.....! Era poi buono quel coniglio avanzato che ti ho portato quella volta?......

Adele guardava Giovannino con fare un poco divertito al punto da dirgli:

“La smetti di abbassare lo sguardo, hai volto rosso fuoco, ti giri nervosamente le dita tra le mani, ti gratti i capelli, cosa vuoi dirmi, io ti capisco, mi ricordo di quel coniglio arrosto e ben altro cibo e mai scorderò la tua vicinanza, ma vuota il sacco”.

E Giovannino, imbarazzato all'ennesima potenza iniziava a confidarsi:

“Adele, comprendimi, ma io sono sempre stato innamorato di te, sin dal primo giorno delle elementari, dove i tuoi capelli biondi e tuoi occhi azzurri mi avevano colpito. Ho tenuto in me questo sentimento sino ad oggi, non ho mai avuto “morose” o simpatie per altre ragazze. Hai invaso il mio cuore sin da fanciullo e non ho mai pensato di evere altre donne se non tu.....Amore mio”!

E nel pronunciare quel termine così carico di vero sentimento, Giovannino estraeva dalla tasca un piccolo braccialetto.

“Adele questo piccolo dono creato con le mie mani e con pochi piccoli arnesi, l'avevo fatto in occasione della nostra Prima Comunione, ma non ho avuto il coraggio di donartelo in quella cerimonia, tu te ne andasti sola con tua madre tra il disprezzo della gente che vi giudicava.

Sono stato allora un codardo, lo ammetto, ma avrei voluto avvicinarmi a te e fartene dono. Eccolo qua, è sempre lo stesso, l'ho conservato, modificato e reso un poco più grande”.

Adele non credeva a quell'esplosione di sentimenti per una volta veri, sinceri, umani e mai confessati dall'amico.

Ma la cospetto dei tristi fatti della sua vita, la donnina si poneva molte domande, non tanto per sminuire quel tenero amore che lei stessa presa da mille peripezie non aveva riconosciuto, ma per quell' amore appena confessato che certo sarebbe stato denso di ostacoli.

In cuor suo pensava che i suoi non l'avrebbero mai accettata, infondo era la figlia dei ladri, che si era venduta a qualche misero offerente, appellandosi ben altro triste titolo.

Questo, una volta manifestatosi e messi in soffitta gli imbarazzi, le diceva di non preoccuparsi per il futuro....Ogni cosa a suo tempo  e così i due lasciavano quella dimora... Forse per sempre.

 

(Fine terza parte, la prossima domani)

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