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Meglio in una stanza di casa nostra

CULTURA E SPETTACOLO - 12 01 2018 - Méngu

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Ore 10,35 del 10/01/2018. Si dice il peccato ma non il peccatore, per questo non dirò di quale chiesa si tratta, ma chi ha occhi per leggere, intenda. Sono uscito stizzito dalla chiesa dopo aver fatto un veloce segno di croce e ho detto tra me: ”Meglio una stanza di casa mia per pregare che in questo posto”.

 

Cos’è che ha scatenato la voglia di spingermi nello scrivere le righe che state leggendo ? E’ stato il “gracchiare” in chiesa di un gruppo di turisti, accompagnati da un signore che probabilmente pensava d’essere al bar con degli amici. Quello che mi ha innervosito è stata una persona, a mio parere ignorante e maleducata, che non si è tolto il cappello di testa nemmeno innanzi all’altare maggiore.

 

Uno può ragionevolmente pensare:  “pazienza, si è dimenticato in testa il cappello“ . Ma non è così, poiché l’addetto alla sorveglianza della chiesa gli ha fatto gentilmente presente che in quel luogo il cappello lo si deve togliere. Niente da fare. L’ignorante borbottando qualcosa ha continuato a filmare con il suo smartphone le opere d’arte colloquiando con un ricevente, fino a girovagare su e giù per la chiesa filmandomi silente e meditabondo. Penso d’essere stato immortalato nel suo filmato insieme alle opere d’arte. Che Dio mi perdoni, ma gli avrei mangiato il cappello che aveva i testa!

 

Con uno scatto militare mi sono alzato, sono uscito di chiesa dopo aver ben bene accompagnato la porta contro il battente con il grosso maniglione di ottone per non far rumore, mentre il gruppo, con il suo bailamme, continuava il suo “gracchiare” pensando probabilmente d’essere in una sala di un museo.

 

Da qui partono alcune mie considerazioni. Quella chiesa non è un museo, tant’è che non si paga il biglietto d’ingresso. Coloro che vi entrano sono tenuti al silenzio, all’ordine e al decoro che spetta ad un luogo sacro. Questa regola vale per il credente e il non credente. E’ una questione di educazione, di cultura e di rispetto verso il prossimo. Soprattutto verso il credente che ha il diritto di avere un luogo in cui pregare e non essere filmato insieme alle opere d’arte. Così come si pretende, con ragione, di non scattare fotografie e di far silenzio quando il sacerdote celebra la S. Messa e così dovrebbe essere per coloro che sono raccolti in preghiera.

 

Capisco il desiderio, anzi, la voglia di sapere e di cultura di chi visita la chiesa, ne hanno tutti i sacrosanti diritti, ma occorre farlo con il rispetto necessario, nei tempi e nei modi consentiti. Un libero e frenato ingresso lo si può avere nelle stazioni ferroviarie e nei metrò; nelle chiese o in qualsiasi luogo sacro occorre riservatezza e ordine.

 

Allora aveva ragione Cristo quando disse: “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo... ”.Cristo probabilmente aveva previsto, in tante Chiese, anche il turismo religioso con il suo bailamme e aveva indicato una soluzione nel modo di pregare. Aveva ragione, meglio pregare in una stanza di casa nostra che nella confusione.  

 

Méngu

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