MENU
/fede

Mangiare e credere

CULTURA E SPETTACOLO - 19 08 2018 - Don Battista Rinaldi

CONDIVIDI

/don battista rinaldi

Fin qui tutti gli ascoltatori di Gesù, durante il lungo discorso seguito alla ‘condivisione’ dei pani, hanno compreso che quando Gesù parlava del ‘pane del cielo’ si riferiva al messaggio da lui portato e fatta conoscere, a quella Parola già ascoltata, ma da lui interpretata e attuata e vissuta in modo da coglierne lo spirito più profondo.

 

Nel brano di oggi la sua parola si fa ancora più sconcertante: il pane da mangiare non è solo la sua parola, ma la sua stessa carne. Gli ascoltatori si rendono conto che egli non si riferisce solo ad una assimilazione spirituale della rivelazione divina, ma ad un mangiare concreto. Dunque loro – ma anche noi – si attendono una spiegazione.

 

Per gli ebrei nel sangue di una persona risiede la forza vitale; per questo molte volte nell’Antico Testamento per indicare la comunione profonda di Dio con Israele si usava il sangue dei sacrifici per aspergere l’altare (immagine di Dio) e il popolo. Così si creava tra i due una sorta di consanguineità.

In questa mentalità Gesù si inserisce quando afferma la necessità di mangiare la sua carne e bere il suo sangue: per entrare in comunione di vita con lui e con il Padre!

 

Prima aveva affermato: ‘chi crede ha la vita eterna’, oggi sentiamo: ‘chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna’. Due verbi che quasi coincidono: l’eucarestia non produce alcun effetto se non è ricevuta con fede, cioè se non è l’espressione di accogliere Cristo, nella sua umanità, e permettergli di animare tutta la nostra vita.

 

Questo ‘mangiare’ è in diretta continuità con l’invio del Figlio da parte del Padre, invio motivato dall’amore del Padre per il mondo. Il darsi come cibo per la vita degli uomini è allora il senso dell’eucarestia e l’espressione più pregnante e radicale dell’amore di Dio e di Cristo per l’umanità. Partecipando all’eucarestia noi confessiamo l’amore di Dio per noi e riconosciamo che questo è ciò che ci fa vivere.

 

L’espressione ‘carne e sangue’ di Cristo rinvia a tutta la vita umana del Figlio di Dio. Mangiare questo cibo e bere questa bevanda non significa solo partecipare ad un rito, ma mettersi alla scuola di umanità di Gesù. E quanto ne abbiamo bisogno!

Tutta la vita di Gesù è stata manifestazione della vita divina e vittoria dell’amore sulla morte e sul peccato; quindi assimilare la vita di Gesù significa credere in lui morto e risorto, Parola eterna di Dio fatta carne che nella sua umanità ha pienamente reso presente e visibile il volto di Dio; significa fare in modo che anche la nostra vita quotidiana sia ‘segno’ di questo senso dell’esistenza e risulti un messaggio per il mondo.

 

È lo Spirito che fa si che la vita di Cristo, attraverso l’eucarestia, diventi anche la nostra vita. Nell’eucarestia noi partecipiamo all’umanità di Gesù e lo Spirito di Dio ci fa vivere di quella potenza di Dio che è l’amore più forte della morte.

Ci resta solo una verifica da fare: noi permettiamo all’eucarestia e allo Spirito di Cristo di trasformare la nostra vita per renderla sempre più una vita ‘in Cristo’?

Il nostro ‘credere’ è talmente intenso da far sì che quel ‘mangiare’ il corpo di Cristo ci renda sempre più capaci di amare?

 

Don Battista Rinaldi

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

0 COMMENTI