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Le vicende dell'Arcivescovo tiranese Giacomo Merizzi

CULTURA E SPETTACOLO - 13 05 2021 - Ivan Bormolini

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/Arcivescovo Giacomo Merizzi

(Di I. Bormolini) La scorsa settimana nel parlare delle vicende storiche dell'oratorio Sacro Cuore di Tirano e dell'annessa chiesa, è emersa la grande figura dell'Arcivescovo Tiranese Giacomo Merizzi che era stato tra i massimi promotori e benefattori delle due opere.

Ma chi era questo alto prelato?

 

Come già riportato negli scritti recentemente pubblicati, una lapide in candido marmo bianco, era stata posta all'interno della chiesa del Sacro Cuore e ricorda ancor oggi l'Arcivescovo Merizzi con grandi parole di merito e gratitudine per il grande impegno profuso nell'edificazione dell'oratorio.

A pochi passi dall'ingresso del tempio in via Roma, sulla sinistra troviamo anche l'imbocco della via a lui dedicata, un ulteriore attribuzione di riconoscenza nei suoi confronti che passate amministrazioni comunali gli avevano conferito.

Nelle storiche e lunghissime vicende della nobile famiglia dei Merizzi a Tirano, la personalità ecclesiastica di maggior prestigio era proprio quella dell'Arcivescovo Giacomo. Nato in quell'allora borgo nel 1833, aveva compiuto brillantemente gli studi e nominato sacerdote, per qualche tempo aveva svolto proprio a Tirano il suo ministero occupandosi anche dell'insegnamento nelle scuole pubbliche.

Il suo periodo di permanenza nel nostro paese doveva però essere stato molto breve, da giovanissimo infatti era stato chiamato al Seminario di Como dov' era divenuto professore.

Era inoltre stato promosso al ruolo di canonico della Cattedrale comense e “officiale” della Curia in quanto era un uomo di ampia cultura giuridica.

L'allora vescovo di Como monsignor Pietro Carsana, alla guida della nostra Diocesi dal 1872 al 1887, proprio nel suo ultimo anno da vescovo, nominava il Merizzi al ruolo di Vicario Generale e sempre nello stesso periodo, alla morte del Carsana, il Capitolo della Cattedrale, designava Giacomo Merizzi al ruolo di Vicario Capitolare.

Il perché e l'importanza di queste nomine, è presto spiegato: per un lungo arco di tempo, ben quattro anni, la Diocesi di Como era rimasta priva di pastore. A tal proposito, il prevosto e storico don Lino Varischetti scriveva che quello era stato un periodo tristissimo per le nostre vicende religiose.

Il Governo italiano di allora, non aveva permesso a monsignor Luigi Nicora che doveva essere il successore del Carsana, di raggiungere Como e quindi governare la vita della Diocesi, pur essendo stato legittimamente eletto dalla Santa Sede. Dunque nell'impossibilità di prendere possesso del ruolo a cui era stato designato, Nicora era vissuto a Milano da esule sino alla sua morte nel marzo del 1891.

Analizzando la cronologia o la successione nell'arco del tempo dei vescovi di Como, si evince che effettivamente monsignor Nicora era stato nominato vescovo dopo la morte del predecessore Carsana nel 1887 ed avrebbe avuto svolgere il suo ministero sino al 1890.

Dunque per tornare al nostro Merizzi, si appura che questo era stato a capo della Curia di Como, assolvendo compiti estremamente difficili e delicati. Per testimoniare quanto detto e la situazione di tensione di quei tempi, si andava inserendo la lunga e complessa vicenda del “Non expedit”, epoca nella quale i rapporti tra Santa Sede e Stato, erano molto complessi.

Proprio per dare una breve delucidazione di queste avversità e contrasti, si pensi che il 29 gennaio del 1887, Papa Pio IX, parlava chiaramente del “Non expedit”, ovvero “non era il caso che i cattolici si recassero alle urne” asserendo:

“.......Coloro i quali, col pretesto di curare gli interessi della Chiesa spingono i cattolici alle elezioni politiche, hanno l'aria di Satana trasfigurato in Angelo di Luce.....”.

Per questo se si prova a mettersi nei panni del Merizzi, come già detto prima, si comprende facilmente quanto sia stata complicata la sua azione.

Infatti, il Varischetti scriveva che vi era qualche prete, specie in Valtellina, che aveva preso parte attiva ai movimenti patriottici del Risorgimento e mal si adattava a rimanere ai margini della politica della Nazione.

Si narra che gli interventi di monsignor Merizzi a tal riguardo erano tempestivi e categorici, ma proprio quel monsignore tiranese, per tali questioni, proprio nella parrocchiale di San Martino aveva avuto per così dire le sue belle “gatte da pelare”.

Nello scorso mese di marzo, in occasione del centenario dalla morte del prevosto della Collegiata di San Martino in Tirano don Luigi Albonico, avevo toccato la tematica, perché proprio quello storico prevosto aveva le sue idee sulla politica e sul Non expedit e certo non si nascondeva nel manifestarle pubblicamente partecipando attivamente proprio alla vita politica.

Ricca ed esaustiva ci appare ancora oggi la fitta corrispondenza tra Monsignor Merizzi e don Albonico dove, se la si legge, si evince un'intensa abilità diplomatica del Merizzi e le secche quanto brevi risposte dell'Albonico, che era giunto addirittura a voler rassegnare le dimissioni dalla carica di prevosto a Tirano.

Cito a tal proposito e come esempio, le lettere datate Como 24 novembre 1890, la risposta del prevosto del giorno successivo 25 novembre; il successivo e nuovo intervento del Merizzi in data 27 novembre e rimanendo in tema di scambi mezzo posta, un altro messaggio sempre del Merizzi sempre dalla Curia e datato Como 10 dicembre 1890.

Comunque sia, la sua grande azione pastorale aveva attirato l'attenzione della Santa Sede, da quei palazzi Vaticani nel giugno del 1892, Merizzi veniva nominato vescovo di Vigevano.

Analizzando le date delle fonti che sto consultato, risulta che la Diocesi di Como, dopo quella che possiamo definire la reggenza del Merizzi nel 1891, veniva affidata alla guida di monsignor Andrea Ferrari sino al 1894.

Monsignor Giacomo Merizzi, aveva retto la Diocesi di Vigevano per novi anni e nel 1899 veniva promosso ad Arcivescovo di Ancira, successivamente colpito da grave infermità, si era ritirato nel suo palazzo tiranese dove piamente moriva nel 1916 all'età di 83 anni.

Monsignor Merizzi, scriveva sempre Varischetti, era ammirato come uomo di vasta dottrina teologica: le sue lettere pastorali erano ritenute un chiaro documento di saggezza ed esperienza pastorale.

I suoi discorsi, conservati nell'archivio di Tirano, denotavano una preparazione biblica di eccezionale solidità. La sua oratoria, ricordava il Varischetti, pur seguendo e i canoni e le movenze della classica eloquenza sacra, non indulgeva mai nella vacua retorica ancora diffusa in quel tempo e si manteneva su un tono di sobria ed immediata efficacia.

Monsignor Merizzi è descritto come un saggio ed esperto uomo di governo in tempi in cui il clero ed i fedeli necessitavano di direttive chiare e concrete.

Si raccontava che monsignor Merizzi aveva un'imponente figura di prelato, era riservato ed autoritario al punto da mettere soggezione.

Si inserisce a lui, una battuta molto significativa e congeniale proprio con il suo carattere non molto avvezzo alle confidenze.

Un sacerdote comasco aveva predicato pare in modo non brillante alla presenza di monsignor Merizzi.

Durante la successiva conversazione tra i due al seguito della celebrazione liturgica, il sacerdote rivolgendosi a monsignor Merizzi gli chiedeva come andasse la Diocesi.....Il Merizzi pare avesse risposto con semplicità e schiettezza: “Va meglio della vostra predica”.

Desidero spendere qualche altra parola su questo Arcivescovo: nel settembre del 1903, visitava le opere dell'Asilo e del Ricovero di Tirano, benedicendo e pregando per la famiglia salesiana. Affidava alle suore il compito di preparare alla S. Comunione e alla S. Cresima una giovane di 25 anni e la sua cuginetta di 14. la Sacra cerimonia si era poi tenuta nel suo oratorio privato con la commozione dei presenti.

Per i due Istituti Asilo e Ricovero, era sempre stata tanta la sua attenzione e varie pagine delle “Cronache” compilate dalla reverende suore fanno riferimento a lui. Voglio qui inserire un fatto particolare: per il suo giubileo sacerdotale nell'aprile del 1907, i bambini, al fine di porgergli un tributo di riconoscenza e di affetto, si erano recati nel suo palazzo, luogo in cui si era ritirato per le sue condizioni di salute definite dalle Cronache stesse come gravi.

Non va infatti scordato che oltre ad essere stato promotore e benefattore dell'oratorio maschile e della chiesa del Sacro Cuore, monsignor Merizzi aveva donato fondi anche per i due citati Istituti.

E' interessante però riportare che oltre all'Arcivescovo Giacomo, nella famiglia dei Merizzi vi erano altri sacerdoti che si erano distinti in campo ecclesiastico nei periodi del tardo Ottocento e inizio Novecento.

Senza dubbio non scordiamo don Giuseppe Merizzi: nella chiesa del Sacro Cuore troviamo una lapide a lui dedicata; don Giuseppe era di animo mitissimo e sacerdote di grande zelo. Aveva esercitato le sue funzioni di parroco in quel di Ravoledo frazione di Grosio e poi a Vervio, quindi era passato al nostro santuario in qualità di penitenziere.

Nello svolgimento dell'ultimo ufficio citato, aveva svolto un'attività preziosissima, lasciando ricordi incancellabili di bene. Uomo di buone lettere, era stato anche Ispettore delle scuole pubbliche nelle scuole di Tirano.

Dalla lapide collocata nella chiesa del Sacro Cuore, posta all'ingresso del tempio si scopre che era stato insigne benefattore dell'erigendo oratorio, alla sua morte nel 1909 lasciava al progetto tutte le sue sostanze.

Altro prelato dei Merizzi era monsignor Enrico, protonotario Apostolico e per lunghi anni Vicario Generale della Diocesi di Sansepolcro. Viene descritto come umile e devoto servitore della causa di Dio.

 

 

FONTI: TIRANO. Autore: don Lino Varischetti. Stampa: finito di stampare il 29 settembre 1961 presso la Tipografia Bettini in Sondrio.

CENTO ANNI DI VITA A TIRANO dalle Cronache delle Suore Salesiane 1897-1997. Autrice:

Carla Soltoggio Moretta. Stampa: finito di stampare nel mese di maggio 1997 presso la Tipografia Petruzio s.r.l., di Tirano So. Anche l'immagine di copertina è tratta dalla stessa fonte.

LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori: Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa: finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini Sondrio.  

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