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Le tradizioni: perché dobbiamo rispettarle

CULTURA E SPETTACOLO - 15 01 2019 - Ercole Ricci

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/tradizioni Sarde

Ogni paese del mondo con i suoi abitanti costituisce qualcosa di bello, unico e caratteristico che si differenzia da tutti gli altri della terra. Ogni cultura, ogni gruppo di persone ha le proprie usanze, tradizioni, i suoi valori e i suoi principi Le tradizioni sono di massima importanza per un popolo perché ne definisce l’anima e l’identità. Se un popolo non avesse delle tradizioni non esisterebbe e nessuno lo conoscerebbe; e il bello del mondo è proprio la varietà di usi e costumi.

 

Tramandate da una generazione all'altra, sono una testimonianza viva di una cultura legata alla natura e alle stagioni, ai cicli della vita, ai riti e alla devozione religiosa. Senza voler alimentare nostalgie di un passato ormai trascorso, mi pare che il ricordo della tradizione e di semplici e genuini valori, possa rimanere un elemento vitale per uno sviluppo della nostra società.

Quando un paese perde il contatto col suo passato, con le sue radici, quando perde l'orgoglio della sua storia, della sua cultura e della sua lingua, peggiora rapidamente, smette di pensare, di creare e sparisce.

 

Oggigiorno, ovunque sentiamo parlare di "tradizioni", ma quasi sempre non ci rendiamo conto di che cosa siano: le tradizioni sono sacre e devono essere accettate come regole di vita, sono un patrimonio morale ricevuto dai nostri avi di cui dobbiamo farne tesoro di vita, trasmettendone i contenuti alle giovani generazioni.

Penso che sia doveroso, provare a fare qualcosa per cercare di preservare e valorizzare la preziosa identità culturale di esse, dei valori che ci hanno accomunato, anche in questa epoca orientata solo alla crescita economica e al consumismo frenetico, alla ostentazione.

Riscoprire il passato e i suoi suoni, giochi e scene di vita quotidiana quasi dimenticate, tuffarsi nel passato fino ai tempi dei nonni e di conoscere le radici e il patrimonio culturale del nostro paese, favorisce sicuramente lo sviluppo del senso di appartenenza e di identità culturale e soprattutto custodisce in noi un mondo che non c'è più: la calma dei tempi andati con i suoi riti, la sua povertà, ma anche la sua allegria.

 

A volte si fa fatica a ricordare alcune particolarità di quando eravamo piccoli ma arrivano dei momenti in cui senti quasi l’esigenza di individuare alcune vecchie tradizioni anche per avere una diversa chiave di lettura del nuovo. In questo mio pensiero mi piace ricordare alcune delle tradizioni che hanno segnato la vita dei ragazzi della mia generazione. Ricordi d’infanzia e della cultura contadina ormai tramontata, fonte di aneddoti incentrati in quel modo di vivere ormai dimenticato, attività che un tempo scandivano il passare delle stagioni nella vita dei contadini.

 

Momenti di vita contadina: In questa entità locale le famiglie trovavano tutti i riferimenti culturali ed i servizi dei quali potevano avere bisogno, come l'autorità politica locale, il parroco, il fabbro e poi quelli ancora più umili come l’ombrellaio o l’arrotino che venivano a domicilio, come lo spazzacamino e la lavandaia.

L’aratura, la semina, la trebbiatura, un evento quest’ultimo che era un vero e proprio rituale, con i suoi tempi, le sue modalità, i suoi canti, che richiedeva la partecipazione di molte persone, perciò ci si aiutava a vicenda e questo era una socializzazione molto buona in cui regnava sempre il buon umore, non mancavano le battute spiritose e le risate tra loro.

Ogni tanto una donna con un vassoio girava in mezzo a questa bolgia offrendo un po' di ristoro: biscotti fatti in casa e vino o acqua, i bambini giocavano felici in mezzo alla paglia. La vita semplice e modesta dei contadini che rendeva possibile il dialogo e lo scambio di idee in famiglia e tutti si rispettavano a vicenda.

 

Le feste patronali: Se si parla di feste patronali vengono in mente processioni, bande, cassarmoniche, bancarelle, giostre e fuochi d’artificio. Queste feste rispondevano al desiderio e alla necessità vitale dell’uomo di dare spazio alla spiritualità e alla socialità, attraverso manifestazioni di gioia, per interrompere la monotonia del quotidiano. Un momento di forte identificazione in cui tutta la comunità si sentiva, a vario titolo, naturalmente coinvolta. Molte persone che vivevano lontane tornavano proprio in concomitanza della festa.

 

Oggi, sembra che abbiano preso il sopravvento altri elementi che rischiano di svuotare il contenuto specificamente cristiano e umano che ne era all’origine perdendo così anche il carattere di occasione favorevole di incontro e di dialogo tra i membri di una stessa comunità.

 

I giochi: Chi di noi non ricorda con nostalgia i pomeriggi passati a giocare, quando finalmente arrivava la bella stagione, fino a che le mamme non ci reclamavano per cena? Giochi per lo più praticati all’aria aperta per le strade e nelle piazze e nei cortili, erano semplici passatempi che richiedevano velocità, destrezza e tanta fantasia, erano sempre accompagnati dalla gioia dello stare insieme e poter condividere anche le piccole cose.

 

I giochi erano a costo zero e nessun bimbo veniva escluso. La maggioranza dei giochi tradizionali favorivano la socializzazione e lo stare insieme anche per fasce di età diverse. I giocattoli ricavati da semplici materiali reperiti fra gli scarti di falegnameria, dalle sarte in cucina o in cantina. Sughero, legno, stoffa, carta, cartone, tappi, bottoni, barattoli di latta assumevano sembianze di giocattoli con i quali ci si divertiva sia da soli sia in gruppo. Giocare per divertirsi, per stare insieme e per non dimenticare. Lasciamo per un attimo lo smartphone e ripeschiamo biglie, figurine e sassi per dedicarci ai giochi di una volta.

 

Le tradizioni sono, le nostre radici. Siamo noi, il nostro sangue, la nostra cultura, la nostra identità, il nostro mondo. Un popolo senza tradizioni è un popolo privo di anima.

Igor Stravinsky scriveva.“Una vera tradizione non è la testimonianza di un passato concluso, ma una forza viva che anima e informa di sé il presente.”

 

Ercole Ricci

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