Le opere di Cipriano Valorsa
CULTURA E SPETTACOLO - 28 08 2019 - Mauro Cusini
Vorrei proporre ai lettori di "Intorno Tirano" uno scritto che ho avuto modo di leggere recentemente. Si tratta delle opere di Cipriano Valorsa. Le pagine dove sono elencate dette opere si trovano in una pubblicazione della società storica valtellinese, a cura di Egidio Pedrotti: "La storia di Grosio nelle sue pergamene", una ristampa illustrata del 1958. Lo scritto è notevole e dunque verrà suddiviso in 3 parti, per agevolarne la lettura" Mauro Cusini Biografia a cura di Bruno Ciapponi Landi (https://www.brunociapponilandi.it/index.php?p=personecose_dettaglio&personacosa_id=109) Egidio Pedrotti. (Tirano 1878-1964). Ordinato sacerdote nel 1904 assunse la reggenza della cappellania di Roncaiola che gli permise di stare a Tirano vicino alla famiglia. Nel 1913 divenne parroco prevosto di Tovo S. Agata, dove rimase per tutta la vita. Fin da giovane nutrì profondo interesse per gli studi storici e alla sua formazione nel campo influì molto l'amicizia che nutrì per Pio Rajna, Antonio Giussani, Ulrico Martinelli, Enrico Besta e Giampiero Bognetti. Autore di varie opere di interesse storico (fra le più importanti figurano: "Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua”, "La storia di Grosio e le sue pergamene", "La storia d'Aprica", "I Venosta castellani di Bellaguarda", "Le fortificazioni di Tirano”) si impegnò nel dopoguerra nel rilancio della Società Storica Valtellinese con un’ampia campagna di divulgazione che procurò un ampio numero di associati e coinvolse molti maestri elementari e i sacerdoti. Fu ispettore onorario ai monumenti e per i suoi meriti fu nominato cavaliere della Repubblica e gli fu conferita la medaglia d’argento dei benemerito della cultura. In sua memoria la Società Storica, che presiedette dal 1953 al 1963, ha pubblicato la raccolta di studi storici intitolata “Volturena”. Antonio Giussani, giustamente lasciò scritto che basterebbe il nome del pittore Cipriano Valorsa per rendere illustre la borgata di Grosio. Ben otto pergamene lo ricordano o come testimonio o come Decano di Grosio, segno della stima che godeva presso i propri compatrioti. Le pergamene n.470 e n.472 lo presentano Decano o Console di Grosio nel 1572. E ritorna in questa carica negli anni 1576 e 1578 colle pergamene n.524 e n. 527. Nelle seguenti sono pure ricordati i suoi due figli: Giovanni Angelo, pittore come il padre, al n. 572, ed Orazio, notaio, che convalida due documenti colla sua firma, il n. 506 e n. 582. Cipriano Valorsa fu l'artista principe del nostro cinquecento valtellinese. Accenno ai suoi dipinti principali ed escludo quelli ormai consunti dalla noncuranza o dalle intemperie. Seguirò le tracce dei suoi tre grandi ammiratori: D. Santo Monti, Antonio Giussani, D. Nicola Zaccaria. Don Santo Monti, che a Como per molti anni rivestì la carica di Presidente della Società Storica Comense, parlando del Valorsa, così si esprime: se non profondità di sentimento, mostra una singolare gaiezza e venustà di forme, nelle sue fresche e sorridenti figure, da farlo ritenere il primo dei pittori valtellinesi e da meritarsi dal profondo critico di arte, senatore Giovanni Morelli, il titolo di Raffaello valtellinese. Cominciamo dalla bassa Valtellina: A Pedesina, nella casa del Parroco, una soave Madonna con Bambino, colla data 1542. Nella chiesa dell'Assunta in Morbegno una grande tavola divisa in cinque spazi coll'Assunta, S. Maria Maddalena, S. Caterina, S. Margherita e S. Marta. Nella chiesa di S. Antonio una Pietà con due Santi domenicani ed una Natività con S. Giuseppe e S. Sebastiano, quest'ultima colla data 1576. Sui monti di Traona una grandiosa ancona nella chiesetta di S. Caterina di grandi dimensioni. Dei cinque scomparti non ne rimangono che due, una Trinità ed un S. Giovanni Battista, molto danneggiati, ma spiranti la classica grazia del cinquecento. Nel paesello di Buglio, sopra Ardenno, oltre a tre vetri dipinti dal Valorsa in un altare laterale, un bel trittico dello stesso, rappresentante S. Maria Maddalena fra S. Sebastiano e S. Rocco. È uno dei dipinti migliori e desta nel riguardante un senso di tranquillità intima e pura che eleva lo spirito oltre le miserie umane. Due dipinti murali e quattro tempere nella vecchia parrocchiale di Talamona. Il primo rappresenta la Madonna fra S. Rocco , S. Sebastiano, S. Antonio ed un Santo domenicano; il secondo un Madonna fra S. Pietro martire e S. Marta, mentre le quattro tempere rappresentano episodi di S. Giovanni Evangelista. Sono dei primi, ma non dei migliori lavori del Valorsa, essendo di gusto un poco quattrocentesco. Nella chiesetta figliale di S. Agostino in Agneda d'Ambria si può ammirare uno dei lavori più perfetti del pittore. Sull'altare una Madonna fra vaghi angioletti ed in alto un Eterno Padre. Porta la data 1597 ed è uno degli ultimi lavori dell'artista. Nella casa Orsatti di Sondrio, il defunto archeologo Cav. Antonio Maffei, scoperse un bel lavoro del Valorsa colla data 1536. Arrivato a questo punto è bene ricordare quanto scrisse il Giussani sull'opera del Valorsa nella città di Sondrio in base a proprie indagini (2). Parlando del quadro, accennato sopra da Don Santo Monti, il Giussani notò come quel quadro fu scoperto in un sottotetto della casa Orsatti. Rappresenta la Vergine in trono fra S. Maria Maddalena e S. Francesco d'Assisi e porta la data del 13 giugno 1536. La famiglia Orsatti gentilmente offri il bellissimo quadro al Comune di Sondrio, che accettando la donazione ne fece un degno ornamento alla nuova aula consigliare, che in quel tempo si stava ultimando. Colla stessa data 1536 il Giussani ricorda la famosa Via Crucis dipinta dal Valorsa nel convento delle Suore Benedettine di S. Lorenzo, che come tale durò fino al 1805, quando venne soppresso da Napoleone I. Dopo varie vicende nel 1888 fu acquistato dalle Suore di S. Croce in Menzingen, che ne ricavarono un ottimo convitto femminile. L'affresco grandioso del Valorsa 4,50 x 2,50 fu sgraziatamente guastato dal tempo e dalle sovrapposte volte. Raffigurava una scena della Via Crucis, in cui purtroppo la figura di Gesù Cristo è smunta e deturpata; quella di Maria SS., delle Pie Donne e di S. Giovanni si trovano invece in istato di perfetta conservazione. Per disegno, composizione e colorito è uno dei migliori del Valorsa. (1) DI SANTO MONTI, Storia ed arte nella Diocesi di Como, pag. 334 (2) ANTONIO GIUSSANI, Rivista archeologica comense, 1919, pag. 96 bibliografia: Pedrotti Egidio, "La storia di Grosio nelle sue pergamene", Sondrio, Guido Bettini, 1958Parte prima
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