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Le definitive risposte su una chiesa tiranese

CULTURA E SPETTACOLO - 12 10 2022 - Ivan Bormolini

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/la copertina del libro di Gianluigi Garbellini
La copertina del libro di Gianluigi Garbellini

(Di I. Bormolini) Percorrendo via XX Settembre, a pochi passi dal raggiungere la piazza San Martino e la chiesa parrocchiale, incontriamo la facciata di un altro tempio che siamo abituati a chiamare di S. Agostino.

Mi tornano alla mente tante immagini della Tirano della mia giovinezza legate a questa chiesa: penso a quella “messa prima” che prevosti o vicari celebravano dopo il suono della campana di quell'allora ancora candido campanile. Che dire poi del sacrista Carlo Tenni detto “Bernardela” che con dedizione verso il suo mestiere già di buon mattino faceva trovare al celebrante i paramenti liturgici ben disposti e che spesso in assenza di chierichetti, vista la buon’ora, “serviva messa”.

Ed ancora mi riaffiorano nel pellegrinare tra i ricordi, le donne che dopo quel sacro rito quotidiano si recavano alla “Casera” per ritirare il latte appena munto con il loro secchiellino di latta. Sono oggi retaggi di un'epoca trascorsa, che mi fanno pensare a quella compianta Marisa che giungendo con il suo ormai già allora vecchio motorino Garelli teneva aperta la Latteria Sant’Agostino nel momento del conferimento, mattiniero e serale, da parte di coloro che allevavano bovine da latte e vendeva il latte fresco mettendolo con un “cazzet” nei recipienti alle clienti.

Ormai già in quel tempo erano remote le gesta del casaro che con grande abilità, produceva burro e formaggi, seguendo la stagionatura di questi ultimi nelle profonde cantine della “Casera”.

Oggi non rimane nulla di quella Latteria o “Casera” che dir si voglia, c'è un palazzo adibito ad altri scopi che nella sua progettualità moderna ha cancellato ciò che era uno spaccato di vita e tradizioni legate a quella Tirano che aveva ritmi e abitudini quotidiane diverse da oggi.

Un'ultima immagine che mi lega alla “Casera” di Sant'Agostino e alla chiesa a pochi passi, la dedico alle sorelle Marchesi, storiche cartolaie che indossavano sempre il grembiule nero, queste giungevano con il secchiellino del latte alla “Casera”, appena dopo quel “Ite Missa est” mattutino, anche se in quel tempo la messa non era più celebrata in latino.  Una via dedicata a Sant'Agostino ha il suo imbocco da XX Settembre e giunge all'incrocio con via Luigi Torelli, una Latteria o “Casera” che aveva preso il nome dal Santo, ancor prima un antico convento dei padri Agostiniani nelle immediate vicinanze e poi non ultimo la chiesa che noi siamo soliti chiamare di Sant'Agostino. 

Tutto porta a credere a tante questioni, credenze e anche dicerie popolari che in alcuni casi non trovano alcun riscontro storico soprattutto in merito al tempio citato. 

In effetti si potrebbe o si è ancora essere portati a credere che la chiesa sia stata parte integrante del convento, se analizziamo la storia e l'architettura di altri luoghi di questo genere in Italia il discorso non farebbe alcuna piega.

Ma è proprio nei meandri della storia che nel caso del tempio tiranese si erano andati a verificare fatti che ancora oggi sono doverosi di chiarimenti ed anche di smentite.

Nell' anno 2009, il professor Gianluigi Garbellini, pubblicava il libro “Tirano. Il centro storico storia arte architettura”. Un lavoro davvero ben curato che non mi sono mai sentito di definire come una semplice guida alla conoscenza della città ma al contrario come un' ulteriore e ricca fonte di studio, un volume di grande pregio e ricco di dettagli.

Ecco che tra le pagine compare proprio la chiesa detta di Sant'Agostino ma con un'altra denominazione quella a San Nicola da Tolentino.

In quel periodo, quando iniziavo ad approcciarmi con molto interesse alla storia di Tirano il fatto mi aveva incuriosito tanto da chiedermi il perchè una chiesa abbia avuto diverse dedicazioni, tra cui una anche a Santa Teresa di Lisieux.

Gli studi e la pubblicazione del Garbellini già nell'opera citata davano spiegazioni sia sul convento che sulla chiesa, ma è oggi con un'altra opera sempre dello stesso storico tiranese, che si entra nel vivo e si svelano tutti gli enigmi legati a questo luogo di culto.

Ormai alcuni mesi fa presso l'Auditorium delle scuole dedicate a Luigi Trombini, con molto piacere avevo preso parte alla conferenza dell'UNITRE dove si presentava il libro “La chiesa di San Nicola da Tolentino in Tirano”.

Subito mi ero reso conto che Gianluigi Garbellini, stimato cultore di storia e arte valtellinese e Ispettore onorario del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, aveva condotto un altro eccellente lavoro di minuziosa ricerca storica e artistica e lo percepiva già dalle sue spiegazioni.

La lettura di questo nuovo volume è risultata davvero interessante non solamente per conoscere le vicende storiche legate al tempio e alle sue dedicazioni ma anche per apprendere molti particolari legati alle forme d'arte che fanno parte di questa chiesa tiranese.

Ecco perché ho deciso proprio grazie soprattutto a quest'ultima ricerca pubblicata dall'Associazione UNITRE, di proporre un piccolo viaggio mirato a svelare gli enigmi che ruotano attorno a questo tempio: era la chiesa dei frati Agostiniani annessa al convento? Perché la si chiama di Sant'Agostino e non chiesa di San Nicola da Tolentino? Ed altro ancora. Ci ritroveremo domani con la prima parte di questo piccolo viaggio che grazie agli approfonditi studi del professor Gianluigi Garbellini fornisce le definite risposte su questa chiesa di Tirano. Buona lettura.

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