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La scena della natività di Luigi Morgari: insolita ma realistica

CULTURA E SPETTACOLO - 21 12 2017 - Ivan Bormolini

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/natività, Morgari

Due settimane fa, parlandovi delle lunghe vicende dell'altare della parrocchiale di San Martino, avevo citato il pittore Luigi Morgari. Dopo la morte di don Albonico, il suo successore don Giuseppe Ambrosini, ( prevosto di San Martino dal 1921 al 1929 ), in un'ottica di continuità con il suo predecessore, aveva dato il via ad una raccolta fondi al fine di poter affrescare l'abside ed il presbiterio.

 

Anche in questo caso, come abbiamo appurato in altre vicende relative alla chiesa parrocchiale, la generosità dei tiranesi, non era mancata. Risulta infatti che tra offerte, lasciti ed il ricavo dalla vendita di cartelle azionarie donate alla parrocchia, si era raccolta la somma di ben 67.370 Lire.

Nel frattempo, era stato contattato per eseguire le opere l'artista torinese Luigi Morgari, che in quel tempo era molto noto per la sua bravura nel dar vita a dipinti a soggetto sacro nell'ampia zona tra il Piemonte e la Lombardia.

 

Il Morgari aveva accettato l'incarico il 10 maggio del 1928. Tralascio in questo caso le vicende contrattuali tra le parti e i termini di pagamento, per entrare nel vivo di un'opera che fa parte della storia dell'arte tiranese ed è ancor oggi sempre viva nel cuore dei parrocchiani, così come l'Ultima Cena, posta sul lato destro del complesso dell'altare e sempre ad opera del Morgari.

Sto parlando della scena tipicamente natalizia che rappresenta la Sacra Famiglia nell'umile stalla di Betlemme.

 

Ovviamente, nella maggior parte delle nostre chiese, sparse per il mondo compaiono dipinti che ricordano la nascita del Salvatore, tuttavia la nostra ha qualche particolarità in più che è bene porre all'attenzione.

Il cartiglio in alto al dipinto riporta la dicitura "VIDIMUS STELLAM EIUS IN ORIENTE". Già da questo si comprende che si sta parlando dei tre Magi giunti dall'Oriente.

L'intera opera del Morgari è infatti intitolata “L'adorazione dei Magi”. Tuttavia però l'artista, piemontese di origini, pare abbia voluto dare più enfasi alla purezza essenziale della scena della venuta al mondo del Gesù salvatore.

 

E' tipica e in questo caso di una semplice naturalezza capace di conquistare, la capanna dove Maria, sotto lo sguardo attento e premuroso del marito Giuseppe, mostra agli umili pastori il Bambino Gesù, da lei concepito senza peccato originale.

Non mancano il bue e l'asinello, ma cattura lo sguardo quella che posso definire una scena di giubilo e di lieto evento che gli angeli in volo paiono voler narrare.

 

Non è in primissimo piano invece l'arrivo presso l'umile dimora di questi misteriosi personaggi orientali. Gli stessi sono stati raffigurati dal Morgari poco distanti dal quel luogo. Pare del tutto inusuale, rispetto alle raffigurazioni della natività, anche la presenza di un elefante che, dalla collina, guidato da insoliti personaggi, entra in questa natività di San Martino in Tirano.

 

L'autore della fonte consultata, il Professor Garbellini, giudica l'opera come un qualcosa di scrupolosamente descrittivo, e di voluta intonazione popolare. Si tratta di un dipinto di livello decisamente elevato che ben descrive quell'atmosfera di mistero e sacralità tra le natività più poetiche dell'arte in materia.

 

Ivan Bormolini

 

FONTE: LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa: Tipografia Bettini Sondrio. Anche le fotografie fanno parte della stessa fonte e sono di Ivan Previsdomini.

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